Scuola, i sindaci incalzano Azzolina: test rapidi e più bus

da La Stampa

Niccolò Carratelli

roma

La parola chiave è «gradualmente». Un avverbio che Lucia Azzolina ha usato nelle poche righe di commento alla riunione con i sindaci delle città metropolitane. «Ho molto apprezzato lo spirito di collaborazione – ha detto la ministra dell’Istruzione -. Siamo tutti d’accordo che la scuola sia una priorità, lavoriamo insieme per riportare gradualmente gli studenti in classe». Quindi gradualmente, non tutti insieme e non tutti i giorni. Ma da quando? Nella riunione virtuale non si è parlato di date, «quella del 9 dicembre è solo un’ipotesi ovvia guardando il calendario – spiegano dal ministero – ma ancora non c’è una proposta definita, aspettiamo notizie dal prossimo monitoraggio epidemiologico. Dipenderà anche dal nuovo Dpcm».

Di certo Azzolina si aspetta che «se si decide un allentamento delle misure, dentro ci sia anche la scuola». Tradotto, non si può dare il via libera allo shopping e tenere a casa gli studenti. La sua linea sembra maggioritaria, sostenuta da autorevoli esponenti del Comitato tecnico-scientifico, come Miozzo a Locatelli, nella maggioranza ovviamente dal M5S e anche da Italia Viva. Oltre che dello stesso premier Giuseppe Conte, che ha ribadito: «Non appena riporteremo sotto controllo la curva dei contagi torneremo il più possibile con la didattica in presenza».

Obiettivo comune almeno a parole, ma durante la riunione virtuale con i sindaci non sono mancate le precisazioni e le frenate. C’è il comprensibile timore di ritrovarsi in breve tempo ad affrontare gli stessi problemi, irrisolti da mesi. «La nostra massima e unitaria disponibilità a collaborare – spiega il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro – non può prescindere da alcuni nodi sui quali siamo tornati a sollecitare la ministra e l’intero governo». I sindaci hanno chiesto di fissare gli orari di ingresso e uscita davvero scaglionati, vogliono garanzie sull’incremento dei mezzi di trasporto, soprattutto extraurbani, per evitare affollamenti sui bus e alle fermate, sostengono la necessità di protocolli sanitari «univoci» per fissare le modalità di tracciamento, di quarantena e uso dei test rapidi.

Quest’ultimo è il vero tasto dolente, perché ci sono Regioni (come Lazio e Veneto) dove il sistema è avviato e altre in cui, invece, si è in forte ritardo, dove intere classi attendono giorni e giorni prima di poter fare un tampone. «Ci aspettiamo che, avendo potuto rifiatare per un mese, le Asl abbiano recuperato l’arretrato e siano riuscite a organizzarsi», dicono dallo staff della ministra. Perché la preoccupazione è riaprire e poi tornare subito in affanno. «È importante riaprire le scuole superiori, ma con risorse per il trasporto pubblico e garanzie precise a tutela della salute», avverte il sindaco di Firenze Dario Nardella. L’obiettivo di Azzolina, che nelle ultime settimane ha avuto più di uno scontro con alcuni governatori, è far fronte comune con i sindaci. «Aiutiamoci, lavoriamo insieme», ha ripetuto durante la videoconferenza. Perché, spiegano ancora dal ministero, «vogliamo essere sicuri che, una volta ottenuto il ritorno in classe nel confronto a Palazzo Chigi, poi non siano loro a richiudere le scuole». —