Con la Dad il 74% degli insegnanti non ha raggiunto tutti gli alunni

da Il Sole 24 Ore

di Eu.B.

Il Covid-19 ha indubbiamente rappresentato uno spartiacque per il mondo della scuola. Con quali effetti lo scopriremo una volta superata la pandemia, quando ci sarà da programmare l’istruzione del futuro, ma è bene cominciare a ragionarci su. Ne è convinta anche l’associazione nazionale presidi (Anp) che terrà mercoledì 2 dicembre, tutto online , il suo convegno annuale. Una riflessione a più voci che parte dall’osservazione del recente passato. Innanzitutto della didattica a distanza, che è tornata a essere la regola per tutti gli studenti delle superiori e probabilmente lo sarà fino a gennaio. Ebbene – stando a un’indagine nazionale che l’Anp ha svolto in collaborazione con il Centro di ricerca DiTeS, la Link Campus University e l’Università Roma Tre e che sarà presentata dopodomani – il 74% dei docenti, durante il prmo lockdown, non è riuscito a connettersi con tutti i suoi alunni. Un “social divide” che si aggiunge a quello “digital” (con l’86% dei dirigenti interpellati che ha dovuto fare i conti con uno scarso numero di device) e che riassume perché più passano i giorni più aumentano gli appelli per un ritorno alle lezioni in presenza.

I risultati del sondaggio

L’indagine “La didattica a distanza durante l’emergenza Covid-19: voci dal campo” – a cui hanno partecipato in 6.821 tra dirigenti, insegnanti, studenti e genitori – è piena di altri numeri interessanti. Come quel 49% di presidi che ritiene il corpo docente in possesso della formazione adeguata alla Dad (o Ddi come si chiama oggi) a fronte di un 6% che non è convinto. Dallo studio emergono anche tutte le difficoltà tecnologiche con cui professori e alunni hanno dovuto fare i conti quotidianamente: il 41% degli insegnanti ha avuto problemi di connettività, il 24% con la stampante, il 16% con il Pc o il tablet e il 12% con la webcam.

Le prospettive di riapertura

L’indagine si ferma al 31 luglio ma in alcune realtà lo scenario è rimasto lo stesso. Per Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, «anche se non ci sono dati ufficiali da allora la situazione è sicuramente migliorata, ma purtroppo non sono cambiate le condizioni di contorno e di contesto. Come il sistema di tracciamento dei contagi o i trasporti che non sono stati potenziati». A suo giudizio, dunque, «il rientro è possibile ma in modo differenziato perché la situazione dei trasporti e delle Asl non è uniforme sull’intero territorio nazionale». E anche adottare decisioni valide per le scuole di un’intera regione non è la soluzione migliore.

A proposito della «gradualità» invocata nei giorni scorsi dalla ministra Lucia Azzolina, Giannelli sottolinea che «dovrebbe definirla la singola scuola, che però non ha tutti i dati di cui avrebbe bisogno». Per il presidente dell’associazione presidi, infatti, è mancato e continua a mancare un «approccio sistemico». Perché mentre «i presidi e la ministra non hanno mai smesso di lavorare e non hanno fatto ferie quest’estate» per altri non è stato così. In primis le regioni. «Quando abbiamo proposto di usare i bus privati per risolvere il problema dei trasporti ci è stato detto di no». Tant’è che solo nelle ultime settimane alcuni territori si sono mossi in questa direzione. Nessuna previsione invece sulla data di riapertura: «Ogni considerazione dipende dall’andamento dei contagi». Solo la raccomandazione a ragionare «in base a situazioni dinamiche».