Trasporti, ci pensano i prefetti

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Di un nuovo piano per la riapertura in presenza anche delle scuole superiori la Azzolina non vuol sentir parlare. Perché il piano c’è, è sempre lo stesso, il problema è che non è stato da tutti attuato, dicono da viale Trastevere, perché la scuola riaprisse in sicurezza a settembre. A partire dagli scaglionamenti degli ingressi, per i quali dovevano scendere in campo gli enti locali -ministero trasporti per il coordinamento- per la rimodulazione delle frequenze dei passaggi sulle linee, ai test rapidi in caso di presunte infezioni da Covid a scuola, che avrebbero dovuto consentire, come consigliava anche il Cts, di isolare subito i contagi ed evitare inutili quarantene. Ora che si riparte, il 7 gennaio, è quel piano che va attuato. Obiettivo: riaprire le scuole senza doverle poi richiudere.

La novità nel dpcm, che entrerà in vigore da venerdì, è che per evitare un nuovo caos trasporti, con mezzi pubblici saturi negli orari di punta, scenderanno in campo i prefetti. In quanto rappresentanti del governo avranno loro il compito di trovare, e imporre se necessario, l’accordo che serve tra enti locali, per i trasporti urbani, e scuole così da favorire ingressi scaglionati. Gli istituti scolastici dovranno dilatare ulteriormente gli orari di ingresso e uscita se necessario. Le società di trasporto incrementare le corse. Non esclusa la possibilità di sottoscrivere accordi con le società di noleggio dei mezzi ove necessari. Tutte ipotesi per le quali erano già stati stanziati fondi.

Il problema è rilevante soprattutto nelle città metropolitane, come emerso la scorsa settimana nel vertice con la Azzolina e il Cts. Insomma, si tratta di fare rapidamente ora quanto non è stato fatto prima, o comunque di farlo in modo adeguato rispetto al fabbisogno. La norma sull’intervento dei prefetti è stata messa a punto dai vertici del ministero dell’istruzione dell’Interno.

Da verificare se sarà confermata nel nuovo dpcm una capienza ottimale massima sui mezzi di trasporto fino all’80% o se invece non si tornerà a prevedere una capienza al 50%, come suggeriva il Comitato tecnico scientifico guidato da Agostino Miozzo.

Tra le norme che si attende vengano confermate quella sull’uso obbligatorio della mascherina durante la permanenza in classe, oltre che nei locali della scuola, anche per gli studenti che abbiano più di sei anni. Il solo distanziamento, quando i tassi di Rt erano in crescita, era stato giudicato non sufficiente a evitare il contagio. La misura dovrebbe essere prorogata, chiedono alcuni esperti, a maggior ragione ora che si ritorna tutti al 100% in presenza alle superiori. Che non è una certezza.

Tornare tutti in classe per il 100% delle lezioni resta infatti un obiettivo. Lì dove non ci dovessero essere condizioni strutturali, per mancanza di spazi, e di personale, per carenza di docenti e Ata, o se la mobilità pubblica continuerà ad essere critica, potrebbe essere prevista la possibilità di fare ricorso per una parte delle lezioni ancora alla didattica a distanza. Una quota però che deve essere residuale, continua a ripetere la Azzolina. Che ha dalla sua questa volta anche i genitori.

Intanto la ministra dell’istruzione si sta adoperando per costituire un tavolo di confronto Regioni, Comuni e Salute per risolvere anche i nodi dei test rapidi e delle procedure di quarantena e certificazione per la riammissione a scuola. Protocolli, tempi e modalità che spesso divergono sul territorio tra i vari dipartimenti di prevenzione.