Ultima carta per la scuola Azzolina chiama i prefetti “Gestiranno i trasporti”

da la Repubblica

Ilaria Venturi e Corrado Zunino

Arrivano i prefetti, come tutte le volte che il governo non riesce a sbrogliare la matassa per vie ordinarie. Dopo il commissario ai banchi, adesso — probabilmente dal 4 dicembre —, i funzionari di Stato proveranno, provincia per provincia, a mettere insieme il “mosaico trasporti”, che dallo scorso maggio a oggi i quattro ministeri interessati non sono riusciti a comporre. Dopo aver ascoltato i sindaci delle quattordici città metropolitane e ricevuto da loro la lista delle cose che non funzionano (tra queste, il tracciamento dei positivi a scuola e i tempi di risposta sui tamponi delle Asl), la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina ha scritto al ministero dell’Interno e chiesto all’esecutivo di inserire nel decreto del presidente del Consiglio di venerdì prossimo l’ingresso in campo dei prefetti. Sono diventati necessari per una mediazione tra presidi e aziende dei trasporti. Un tentativo estremo, dopo il fallimento del 14 settembre, per portare nuovamente gli studenti delle superiori in classe sottraendo la questione mezzi pubblici allo scontro tra singoli ministeri, Regioni, scuole.

Le analisi sui flussi ci sono, anche con i mezzi tornati al 50 per cento di capienza. La ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha già spiegato a Repubblica che le Regioni hanno quasi diecimila mezzi aggiuntivi da mettere in strada dalle 7 alle 9 di ogni mattina, ma non saranno sufficienti se non si allargherà lo scaglionamento scolastico nell’arco della giornata e della setttimana. Ha chiesto, quindi, un “decisore terzo”.

Ecco, l’operazione prefetti guarda alla riapertura delle scuole superiori per il 7 gennaio e prova a mettere in sicurezza il riavvio delle lezioni anche di fronte a un risalire dei contagi dopo le feste. Gli stessi sindaci delle città metropolitane, d’altro canto, avevano lamentato lo scarso coordinamento con le Regioni. «Se l’obiettivo è riportare i ragazzi a scuola, è una buona notizia», dice Francesco Sinopoli, segretario Flc Cgil, «speriamo non diventi un altro motivo di conflitto istituzionale».

La ministra dell’Istruzione lavora ancora all’ipotesi di una graduale riapertura delle superiori dal 9 dicembre, ma la strada è in salita. Nel Paese, sul tema, ordinanze regionali s’intrecciano a quelle di singoli Comuni. Ieri sono tornati in presenza gli studenti delle seconde e terze medie di Lombardia e Calabria, regioni passate dal rosso all’arancione, ma non quelli del Piemonte, derubricato pure nel colore. Il presidente Alberto Cirio, contestato dagli studenti No Dad, ha replicato: «Prima devono essere messi a posto i trasporti». Sono rientrati in aula, ancora, i ragazzi delle medie dell’Umbria, ma l’ordinanza regionale qui vale soltanto fino al 6 dicembre. Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha deciso di prolungare il blocco delle lezioni in presenza per le medie fino al 7 dicembre. In Puglia si lascia alle famiglie la libertà di scelta sulla Dad. E se la sindaca di Altamura ha chiuso le scuole fino al 15 dicembre, il Tar di Catania ha ordinato al sindaco di Paternò di riportare i ragazzi in classe.

La sottosegreteria alla Salute, Sandra Zampa, raccogliendo l‘intenzione di tutte le Regioni eccetto l’Emilia Romagna, dice: «Non credo ci saranno aperture prima di Natale, la scuola aperta a spot serve solo a creare vampate di contagi». La sottosegretaria avanza la questione recuperi delle ore perdute: «Anche una buona Dad non è paragonabile alle lezioni in presenza». Il presidente Cirio è al lavoro con l’Ufficio scolastico del Piemonte «per rimodulare il calendario scolastico dell’anno in corso e recuperare dalla primavera ». Immagina di tagliare giorni di vacanza dalle festività di Carnevale, Pasqua, 25 aprile e Primo Maggio. Mario Rusconi, Associazione nazionale presidi del Lazio: «Diversi studenti si manterranno in contatto con i docenti sotto Natale». La Uil: «Si può allungare fino a luglio».

E Wired ha ottenuto con un accesso agli atti i dati di studenti e lavoratori della scuola positivi al Covid fino al 31 ottobre scorso: i casi nella popolazione scolastica sono stati 64.980, secondo i dati del ministero che nell’ultimo mese non stati resi pubblici. In 14 regioni su venti l’incidenza è superiore a quella della popolazione.