Non chiamiamola inclusione scolastica

3 dicembre. “Non chiamiamola inclusione scolastica, ma babysitteraggio mal riuscito”

Redattore Sociale del 02/12/2020

La denuncia di Toni Nocchetti, presidente di Tuttiascuola onlus: “Nonostante la circolare del ministero, oggi a scuola vanno solo gli studenti disabili. E della loro tristezza non interessa niente a nessuno. Il ministero ha a cuore l’inclusione? Mandi gli ispettori a frenare il ritorno delle scuole speciali”

ROMA. L’inclusione scolastica oggi non esiste: non esiste nelle scuole superiori di tutta Itala e non esiste in tutti i questi contesti in cui la scuola si fa a distanza: perché in classe “ci stanno solo gli studenti con disabilità. Ma allora non chiamiamola scuola, tanto meno inclusione: questo è solo un babysitteraggio malriuscito”. Ha la rabbia in gola Toni Nocchetti, fondatore e presidente dell’associazione napoletana Tuttiascuola onlus, che tutela i diritti degli studenti con disabilità in Campania e non solo. “Dobbiamo chiamare le cose con il proprio nome, adottare un linguaggio diversità, altrimenti le persone non capiranno. E per capire bene, dovrebbero vedere quello studente da solo, con il suo insegnante di sostegno, in un’aula vuota, magari davanti a uno schermo in cui vede tutti i suoi compagni nelle loro case. Ma cos’è questa roba?”, domanda sdegnato.
Uno sdegno profondo, di fronte a quello che non esita a chiamare “prove tecniche di un drammatico ritorno alle scuole speciali”.
E a poco è servita, a quanto pare, la circolare con cui il ministero dell’Istruzione ha dato precise indicazioni ai dirigenti scolastici, chiedendo che ad andare a scuola non fossero i soli ragazzi con disabilità, ma anche un gruppo di compagni: “Il ministero ha fatto, è stato chiaro, si è reso inattaccabile. Peccato che poi non stia inviando i suoi ispettori, a verificare che queste indicazioni siano concretamente realizzate. Gli ispettori scoprirebbero che in tutte le scuole campane e in tutte le superiori d’Italia, in classe oggi ci sono ancora solo gli studenti con disabilità”. 
Una situazione intollerabile, per Nocchetti: “Una pessima lezione anche per gli altri studenti, quelli non disabili, che anziché imparare ad essere inclusivi imparano a dimenticarsi del proprio compagno, che è separato e lontano da loro e che spesso neanche si collega: lui, l’unico ad andare a scuola, mentre tutti loro stanno a casa”.
E quest’immagine “dovrebbe essere ben presente, mentre ci accingiamo a celebrare la Giornata internazionale delle persone con disabilità, dedicata quest’anno proprio a ‘un mondo post COVID-19 inclusivo della disabilità’. Questa non è inclusione, dobbiamo dirlo forte e chiaro”. Peraltro, siamo di fronte a “un paradosso: di fronte ai dati drammatici sui contagi, stiamo dicendo che i disabili possono anche morire: per quale motivo infatti, se la scuola è così pericolosa, si permette solo a loro di andarci, peraltro nel momento peggiore?”, si domanda Nocchetti. E si risponde anche: “Perché le famiglie non ce la fanno, sono .- come si dice – alla canna del gas. L’assistenza domiciliare, carente in tutta Italia, in Campania non esiste proprio: e in mezzo a questa pandemia, sarebbe indispensabile per le famiglie. Ed ecco che la scuola diventa sede di un babysitteraggio malriuscito. In cui però si sta dando la peggiore delle lezioni: il compagno con disabilità può essere lasciato solo. E il sottinteso è che tanto neanche se ne accorge, certo non è capace di essere triste, mica si rende conto… Ecco cosa stiamo dicendo: tutto il contrario della verità”.
E’ per questo motivo che, alcuni giorni fa, Tuttiascuola ha inviato una lettera al presidente Mattarella, sottoscritta da oltre 3 mila persone, per chiede che intervenga, a porre fine a una situazione che non deve continuare. “Solo il presidente della Repubblica ci è rimasto e a lui ci siamo appellati.- Chissà che, magari nel giorno in cui la disabilità sarà sotto i riflettori, non ci arrivi una risposta”.

di Chiara Ludovisi