3 dicembre, tra Natale e disabilità

3 dicembre, tra Natale e disabilità. Una caregiver invita al “silenzio”

Redattore Sociale del 03/12/2020

Elena Improta: “Facciamo un giorno di silenzio, di fronte al dolore e alla segregazione di cittadini con disabilità, privati del diritto all’affettività dei propri cari. Arrivano oggi misure che chiedevamo da otto mesi: quante persone con disabilità sono morte nel frattempo, in questo silenzio assordante?”
Elena Improta Elena Improta, mamma e caregiver di Mario

di Chiara Ludovisi 

ROMA. La Giornata internazionale della disabilità cade nella settimana in cui si iniziano ad accendere le luci del Natale. Soprattutto quest’anno, con l’atteso Dpcm che dirà agli italiani come potranno trascorrere le feste, si può dire che la preoccupazione per l’imminente Natale contenda la “scena” alla disabilità, che in questa giornata si celebra. Su questo riflette e provoca Elena Improta, mamma caregiver a tempo pieno, da sempre attivista dei diritti delle persone con disabilità e fondatrice della onlus Oltre lo sguardo: “Oggi nuovo Dpcm 3 dicembre: come sarà il Natale 2020? Vietate dunque le vacanze sulla neve a Natale e Capodanno, ma anche tutte quelle occasioni che potrebbero portare a un aumento esponenziale del contagio. No a tombolate, festeggiamenti. Ma chi se ne frega! Oggi è il 3 dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità: come ogni anno, assisteremo a passerelle e a vari momenti nei quali verrà ribadita la necessità di garantire alle persone disabili la piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale della società. Allora solo un commento del tutto personale: siamo stanchi di essere presi per i fondelli! Ma cosa dobbiamo commemorare? Ancora oggi, alle porte del 2021, sopraffatti dal Covid19 e dall’assenza di politiche sanitarie e sociali realmente inclusive e rispettose dei diritti umani, ci venite a parlare di Natale, di tombolate e festeggiamenti e di divieti a vacanze in montagna?”

“Un giorno di silenzio, per chi è morto lontano dai suoi cari” 
Di qui l’invito di Improta: “Facciamo piuttosto un giorno di silenzio vero, di fronte al dolore e alla segregazione di cittadini con disabilità, privati del diritto primario all’affettività dei propri cari, alle migliaia di morti e di famiglie che li piangono senza averli più potuti abbracciare”, ricorda Improta, riferendosi alla condizione delle persone con disabilità nelle strutture, su cui pure ha posto l’attenzione Giampiero Griffo su queste pagine e su cui il ministero della Salute, proprio ieri, ha dato nuove linee guida, tese a spezzare l’isolamento. Un primo passo, che però si è fatto troppo attendere: “Dopo ben otto mesi stanno finalmente arrivando delle risposte parziali alle nostre istanze, risposte che sarebbe stato importante dare subito! – afferma Improta – Il detto ‘meglio tardi che mai’ per noi può essere abolito: la vita e la dignità dei nostri figli è legata a doppio filo con efficienza e l’efficacia delle scelte di cura, prevenzione, relazione umana. Quante persone con disabilità sono morte in questi mesi di silenzio assordante? E allora facciamo silenzio, anziché festeggiare: questo sarebbe l’unico modo per celebrare questo 3 dicembre”.