Il rompicapo del 75% A scuola con i turni e ingressi fino alle 10

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Sospirano i presidi: «Le nostre preoccupazioni restano sui trasporti e sul tracciamento dei contagi». Ma, finalmente, «riavremo i ragazzi a scuola». Nel ritorno tra i banchi dopo le feste di Natale, la didattica a distanza rimane al 25 per cento imposto dal Dpcm e qualcosa di più per gli istituti che non ce la facevano già prima. In presenza iragazzi delle superiori dovranno essere al 75 per cento.

Chi lascerà a casa 5-8 ragazzi a turno, per classe: seguiranno le lezioni connessi in contemporanea ai compagni in aula. Chi manterrà intere classi a rotazione collegate online per uno o due giorni a settimana. Chi darà la priorità alle quinte, «hanno l’esame di Stato, hanno già perso molto e non possiamo diplomarli con lacune nelle competenze», spiega Nicoletta Puggioni, dirigente dell’istituto tecnico Devilla di Sassari.

Certo è che si procede in ordine sparso in vista del 7 gennaio: si discute di doppi turni e di ingressi alle 10. E molti nodi ancora si ripresentano irrisolti. Per non parlare del caso Campania, dove oggi riapriranno solo le materne e le prime e seconde elementari, mentre 140 Comuni hanno ancora ordinanze di chiusura di tutto e dopo le vacanze chissà: le superiori potrebbero tornare in presenza, ma con percentuali al 50%, le medie avranno forse ancora qualche giorno in Dad.

Un’Italia a più velocità, o lentezze, nel garantire il diritto all’istruzione. La Basilicata riapre oggi elementari e medie, il Piemonte ha tenuto a casa 75mila alunni delle medie nonostante il passaggio in zona arancione e le proteste contro il governatore Cirio. Qui i presidi stanno ragionando sulla proposta della Conferenza dei servizi di un doppio turno di ingressi alle 8 e alle 10. «Non sarà semplice per i ragazzi entrare alle 10. Significherà che chi abita a un’ora di autobus dalla scuola arriverà a casa alle 17. E poi c’è il problema dei pasti » spiega Rossella Landi, alla guida dell’istituto Majorana di Moncalieri dove al tecnico torneranno in presenza le prime e le quinte, mentre le altre classi faranno didattica mista; al liceo faranno Dad un giorno su sette. Stessi orari scaglionati, alle 8 e alle 10, indicati a Modena. I prefetti si stanno muovendo sui trasporti, impresa simile alla quadratura del cerchio. «Siamo un po’ in difficoltà — osserva Puggioni — perché non sono state trovate ancora soluzioni ». «Gli ingressi scaglionati? Non sono fattibili» mette le mani avanti Maurizio Franzò, voce dell’Anp della Sicilia e preside dell’istituto Curcio di Ispica, in provincia di Ragusa. «Il rientro sarà con la didattica mista, non abbiamo la capienza delle aule. Questo non risolve il problema delle connessioni: la fibra arriva fino a Catania». Giuseppe Gelardi, preside del tecnico Severi di Gioia Tauro ha programmato di tenere a casa 5-6 ragazzi a turno, collegati a distanza: «Se i trasporti ci danno una mano ce la possiamo fare». Sulla necessità di tornare tra i banchi non ha dubbi la preside Maria Rosaria Rao del liceo Campanella di Reggio Calabria, «però il 75% penso sia un po’ troppo. A settembre eravamo partiti con il 50%». Rebus percentuali. Al liceo Newton di Roma l’insegnamento sarà «inevitabilmente misto, gli spazi non sono cambiati» afferma la preside Cristina Costarelli. Per salvaguardare la socializzazione, il classico Mamiani punta a mantenere le classi tutte in aula o a casa, «lavoriamo sulla percentuale, speriamo di poter arrivare al 75% in presenza — dice la preside Tiziana Sallusti — e ci auguriamo che i tavoli coi prefetti funzionino». Anche perché, osserva Alessandra Francucci di Andis Emilia Romagna, «questi tavoli sono tardivi».