Giannelli (presidi): questi piani non tengono conto della vita degli studenti. Così non si potranno fare i compiti

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

«No, così non va. Dicono tutti che la scuola è centrale, è la casa degli italiani, è importante ma quando è ora di decidere come cambiare la scuola per adattarla all’emergenza del Covid nessuno sente la necessità di ascoltare il mondo della scuola, di capire quali sono le esigenze degli adolescenti».

Questi piani dei prefetti non funzionano, professor Giannelli? A Roma l’Anp che lei rappresenta ha fatto addirittura una protesta formale rivolta alla ministra Azzolina.

«E’ una situazione a macchia di leopardo. Ci sono province dove gli accordi sono stati fatti ascoltando anche la scuola, e i piani dei prefetti funzionano. Altre come Roma dove non si è ascoltata la scuola. Ma mi faccia premettere che in linea di principio è stata una buona idea quella di non fare una misura nazionale come in passato valida per tutte le realtà, ma di decidere provincia per provincia come procedere».

Con questi piani siete in grado di ricominciare il 7 in presenza?

«E’ chiaro che si ricomincia, lo vogliamo tutti. Magari però se si fossero tenute in maggior conto le esigenze degli studenti non avremmo tutti questi scontenti».

Meglio scontenti che in Dad?

«Mi chiedo perché si fanno pagare soltanto alla scuola la rigidità e i ritardi nell’adeguamento del sistema dei trasporti. Si sarebbe potuto scaglionare l’orario di inizio delle altre attività lavorative».

Insomma cominciare alle 10 la giornata scolastica, proprio non vi va.

«La metà degli studenti italiani delle scuole superiori frequenta un istituto tecnico o un professionale, sono almeno 6 ore al giorno. L’organizzazione della loro vita sarà sconvolta. Dalle 10 alle 16, mettiamo mezz’ora per mangiare un panino. Escono alle 16.30, prendono un bus o un treno, arrivano a casa affamati alle sei di sera. A che ora faranno i compiti? Alle 21….»

Un po’ tardi. Sarà una scuola senza compiti da gennaio?

«Certo la didattica dovrà tenere conto di questo cambio di orario. Compiti, direi che ce ne potranno essere pochi. Magari se si fosse rimasti su un doppio turno tra le 8 e le 9, questi problemi si sarebbero potuti risolvere meglio»

Teme che tutte queste difficoltà organizzative finiscano per convincere professori e famiglie che è meglio la Dad perché è più ordinata?

«Sono un ottimista e spero che alla fine si trovino delle soluzioni e punti di equilibrio. Tutti vogliano che la scuola torni in presenza, ma penso che sia sbagliato far pagare questo prezzo alla scuola».

Sono scontenti anche gli insegnanti, forse più degli studenti: dovranno magari stare a scuola dalle 8 alle 16

«Anche questo rischia di essere un problema che i presidi dovranno risolvere trovando soluzioni che non scontentino nessuno. sarebbe stato meglio non arrivare a questo punto».