Covid, le scuole sono sicure? Iniziamo a dotare le aule di ventilazione

da La Tecnica della Scuola

Il consigliere del ministero della Salute Walter Ricciardi ha dichiarato ieri che pensare di riaprire le scuole con 20mila casi al giorno non ha senso. Altri arrivano ad affermare: chiudiamole per un mese e consideriamo l’idea di aprirle a luglio, anche ad agosto, in modo da recuperare la chiusura, cambiando il calendario scolastico in via eccezionale.

Da mesi si fronteggiano legittimamente le ragioni del sì contro le ragioni del no per la scuola in presenza. Ricordiamo inoltre che i colleghi e i discenti di nidi, infanzia e primo ciclo hanno aperto a settembre in presenza e non hanno mai chiuso, a parte i balletti regionali di chiusure e aperture o le quarantene intermittenti.

Cerchiamo di analizzare le cose, con le notizie a nostra disposizione almeno, e con estrema umiltà, perché nemmeno la comunità scientifica nazionale ha dati certi e definitivi sulla condizione dei contagi nelle scuole e nessuno può avere verità in tasca riguardo la pandemia in atto.

Molti studi scientifici internazionali hanno posto sempre di più l’importanza del fattore aerosol nei contagi, l’OMS è restia a valutarlo, ma gli studi e i dati si moltiplicano. Del resto sono studi relativi non solo al Covid, hanno una lunga letteratura e hanno analizzato la trasmissione di malattie virali nei luoghi chiusi. Gli studi sono sia in ambito virologico, sia in ambito medico, sia bio-ingegneristico. Molti hanno combinato i tre approcci e sono quelli che hanno analizzato la questione “ventilazione”. Facendo sperimentazioni, modelli, montando dispositivi.

Cosa significa? Non è solo il droplet motivo di contagio, sembrerebbe, ovvero goccioline più grandi che cadono entro un metro, ma il virus viaggerebbe anche attraverso l’aerosol, più leggero, che si stabilizza in aria e comunque anche a più di un metro. Ecco l’importanza della ventilazione. Gli studi calcolano e offrono anche modelli di calcolo (uno è stato pubblicato recentemente sul corriere della sera) sulla concentrazione dell’aerosol, sulla quantità di ricambio d’aria necessaria in un ambiente chiuso e, dunque, sull’aumento sicurezza in termini di contenimento del contagio (confinato in termine tecnico) a seconda dei metri quadri, dei metri cubi, nel caso di presenza di finestra, di aspiratore meccanico o di impianto a ventilazione controllata.

Il rischio viene contenuto meglio fino ad essere azzerato aumentando il controllo delle variabili. Lo si azzera al 99% con la ventilazione controllata. Ma siccome l’OMS continua ad essere restia a valutare l’incidenza dell’Aerosol, in Italia il tema ventilazione è stato poco considerato. Mentre altri Paesi si sono mossi in tal senso: Valencia in Spagna e Montreal in Canada stanno montando impianti nelle scuole e fungeranno da laboratorio di calcolo per il paese rispettivo, perché si è capito che con il virus, con le pandemie bisognerà convivere e la prevenzione e la lungimiranza giocheranno la differenza. Il tema non è solo tenere aperte o chiuse le scuole perché sono importanti, ma anche tenerle aperte o chiuse perché sono motore di contagio.

Riassumendo, le variabili in campo, nel caso di ambiente confinato (indoor) utilizzato come di lavoro abitato da più persone (e un’aula scolastica, una mensa, un corridoio, questo sono) sono 4, e tutte e 4 insieme, non una sola: le mascherine, il distanziamento, il lavaggio delle mani, la ventilazione, a cui si somma la variabile outdoor dei trasporti e dei comportamenti esterni all’ambiente confinato. Se ne manca una si verifica il rischio. Sottovalutare il tema della ventilazione non può e non deve essere ammissibile.

L’altra opzione è quella scelta da Israele: vaccinare subito docenti e studenti oltre i 16 anni, screening di massa a chi ha meno di 16 anni e aprire le scuole.

Entrambe le azioni: dotare le scuole di dispositivi utili al controllo della ventilazione e/o vaccinare richiedono tempo ed esigono di abbandonare la propaganda. Perché continuare a dire tutti che le scuole sono sicure è propaganda ed espone al rischio il Paese. Dunque la richiesta di Ricciardi di chiudere le scuole ha dei motivi, ma siccome noi le vogliamo aperte, o quanto meno, aperte quanto prima, dovrebbe accompagnarsi a un purché, per essere lungimiranti e programmare, come altri paesi, un’apertura in sicurezza. Le scuole possono aprirsi purché si adottino ulteriori provvedimenti.

Entrambe le scelte di sopra, l’efficienza energetica degli edifici o la vaccinazione a tappeto, richiedono risorse, coraggio ed efficienza. Ma crediamo che il momento lo esiga e i costi di una chiusura o di un’apertura senza provvedimenti adeguati ci costino, come ci sono costati, molto di più. Non solo in termini di costi generali: contagi, apprendimenti rallentati o persi (anche se dobbiamo ricordare a tutti che la scuola è sempre stata aperta, in presenza o in remoto) ma anche di risorse, investite o perse.

Se vogliamo fare qualche calcolo più terra terra per dare un’idea più precisa: un impianto di ventilazione controllata, di costo basico, per un edificio di 600 mq con 30 ambienti, si monta in 5 giorni. Il costo varia dai 400 euro ad ambiente in su. Modelli molto economici destinati alle scuole sono stati progettati dall’Istituto Max Planck di Berlino. La Germania ha scelto di tornare in lockdown, sfruttando la chiusura molte scuole se ne stanno dotando. Ricordo che in termini di spesa noi abbiamo appena acquistato per un costo variabile dai 100 ai 300 euro un contingente di banchi da quadi un miliardo di euro. Per un costo ad aula di minimo 2.500 euro. Questo per dare l’idea dei costi e dei tempi. C’è da aggiungere, cosa non da poco, che gli impianti di ventilazione, oltre a mantenere salubri gli ambienti scolastici, cosa non da poco, servono a climatizzare 12 mesi su 12 gli edifici. Perché tenere in un ambiente confinato 25/30 persone con una temperatura che è sotto o sopra un certo valore è vietato dalla legge, oltre che dalla decenza. Per noi minori e personale scolastico sono persone. Possiamo paragonare questo costo a quello sostenuto dal Sistema sanitario nazionale per affrontare una eventuale terza ondata. E’ immensamente inferiore.

E allora: chiudere del tutto, senza nemmeno la didattica in remoto adesso per un mese? E recuperare a luglio? Vaccinare tutti adesso? Stare in DDI e intanto iniziare a dotare le scuole, a partire dalle superiori di ventilazione controllata? Considerando che nel Recovery Plan di cui tutti parlano, una delle percentuali maggiori indicate si riferisce a “riqualificazione energetica degli edifici”?

Non abbiamo la verità in tasca. Una cosa sappiamo: imparare a prevedere e programmare con lungimiranza e non ridursi alla sera prima. Ecco, questo possiamo sentirci di affermarlo. Non abbiamo nominato la variante inglese. Perché se la nominiamo, i provvedimenti necessari da prendersi sono saranno nello scaffale delle scelte possibili ma in quello di quelle obbligate.