“Non spingete, c’è un altro bus” La Toscana alla prova del rientro

da la Repubblica

Valeria Strambi

FIRENZE — Il primo istinto, appena arrivati alla fermata dell’autobus, è abbracciare i compagni di classe lasciandosi finalmente andare a un saluto vero. Poi, però, il timore che le scuole possano di nuovo chiudere per colpa di una piccola trasgressione è troppo forte. E allora basta un sorriso con gli occhi per dirsi quanto è bello tornare a fare lezione in presenza. Anche se vuol dire alzarsi all’alba, uscire dall’istituto nel tardo pomeriggio, quando fuori è già buio, e indossare sempre la mascherina, persino mentre si è seduti in aula.

La Toscana, con Abruzzo e Val d’Aosta, è una delle poche Regioni che hanno scelto di riaprire le superiori, seppure al 50%. E ieri, alla prova dei fatti, tutto ha funzionato. Il segreto sta nell’organizzazione minuziosa degli orari d’ingresso e uscita dei ragazzi, nell’aumento dei mezzi di trasporto a disposizione e nel reclutamento di decine di tutor pronti a presidiare le fermate degli autobus e gli ingressi delle scuole scongiurando gli assembramenti e indicando ai ragazzi i percorsi da seguire. Nella sola Firenze sono stati messi in campo oltre 200 tra forze dell’ordine, steward privati e volontari.

«Salite uno alla volta, senza spingere — dice uno di loro, dirottato su piazza San Marco — . Nessuno verrà lasciato indietro». L’invito sembra funzionare, tanto che gli studenti, forse impressionati dalla sua pettorina gialla, mantengono le distanze e non tentano l’assalto all’ultimo posto. «Le corse dei mezzi sono state intensificate e se il primo bus è troppo pieno posso tranquillamente prendere il successivo — conferma Martina, studentessa del liceo artistico di Porta Romana — . Certo, con questo freddo non è piacevole aspettare, ma i tempi per fortuna non sono troppo lunghi. Se è il prezzo da pagare per rivedere i miei compagni, sono felice di farlo».

Alcune scuole, come l’istituto per il turismo Marco Polo, pur di non lasciare ai ragazzi la tentazione di intrattenersi a chiacchierare fuori hanno scelto di aprire il portone e farli entrare in classe un quarto d’ora prima della campanella, a lezione non ancora iniziata. All’alberghiero Buontalenti sono stati affissi cartelli sulle ringhiere e c’è addirittura una catena umana di collaboratori scolastici per accogliere i ragazzi e far loro compilare un modulo ogni volta che chiedono di andare in bagno. L’istituto tecnico industriale Meucci ha invece pensato di dividere la scuola in quattro zone distinte in base al colore, così che i contatti tra i ragazzi siano ridotti al minimo: «Ogni studente che si presenta al portone deve avereil proprio badge colorato — specifica il preside, Luciano Maresca — . Chi ha il blu non potrà attraversare il corridoio rosso e chi ha il giallo non potrà incontrare i verdi».

Soddisfatto del primo giorno di sperimentazione il sindaco Dario Nardella: «Il meccanismo dei tutor alle fermate ha funzionato e spero che Firenze non rimanga un esempio isolato tra le grandi città. Credo che, almeno nelle regioni gialle, l’impegno a riaprire le scuole sia da prendere in esame». Felici, ma non senza timori, gli insegnanti: «Aspettavamo da tempo questo momento ed è stata un’emozione rivedere i ragazzi — . dice Francesco Giorgi, professore di religione allo scientifico Castelnuovo — . La paura è che i contagi possano risalire e che ci troveremo nuovamente con il balletto delle quarantene». La Regione Toscana, per non ripetere gli errori di settembre, ha così attivato l’operazione “Scuole sicure”, che prevede screening a campione negli istituti e gazebo fuori dalle scuole per eseguire i test rapidi sugli studenti con sintomi legati al Covid. «Le vaccinazioni vengono decise a livello nazionale, ma chiederò che fra i livelli di priorità vengano inseriti anche gli insegnanti e tutto il personale della scuola», annuncia il governatore Eugenio Giani.