Conversando con Massimo

Conversando con Massimo

di Maurizio Tiriticco

Caro Massimo Palozza! Buono il tuo pezzo sulla DAD che hai pubblicato su FB! Sostieni e dimostri che si tratta di una didattica “altra”, non di un suo impoverimento, come da molte parti si crede. In effetti, la DAD ha una sua specificità che, però, solo coloro che hanno lavorato con le scuole che una volta si chiamavano “per corrispondenza” conoscono. Ricordo Radio Elettra di Milano, Accademia, di Roma, oggi non più operativa, ed il BAICR sempre di Roma, attivo su corsi a distanza per professionisti ed anche insegnanti, ai quali, modestamente, ho lavorato anch’io fino a qualche anno fa.

Ma vorrei andare un po’ indietro! Anzi, molto indietro, quando nella scuola italiana vennero adottati i “libri di testo”. Una gran gioia per editori ed autori, a volte improvvisati, ma tutti certi che avrebbero fatto… un sacco di soldi!!! Di fatto i libri di testo diventarono obbligatori. Il problema era, ma lo è ancora: la cultura, quella vera, può essere somministrata in pillole? Che di fatto spesso la impoveriscono e la umiliano? Mi spiego meglio: l’Apologia di Socrate o il Critone, opere somme di Platone – e non dico nulla della Critica della ragion pura, di Kant – che io mi sono dovuto cibare all’Università, quando dovetti affrontate l’esame di filosofia – è meglio leggerle direttamente o averne a che fare con le sbrigative sintesi dei manuali di filosofia? La risposta è difficile! Certamente, quando penso che uno studente in un triennio, 16/19 anni – poco più, poco meno – deve “conoscere” tutto ciò che pensatori illustri, complessi e difficili. hanno prodotto in materia di riflessione filosofica nel corso di ben duemila anni, semplicemente mi si accappona la pelle! Ricordo il mio Eustachio Paolo Lamanna, manuale di filosofia al liceo – anni quaranta – in ben tre volumi, nonché professori che in aula in larga misura parlavano per sé stessi! E molti di noi – di fatto e purtroppo – la filosofia finivano con l‘odiarla!

Ma, a proposito dei libri di testo, mi piace – o dovrei dire mi dispiace – ricordare che negli anni del fascismo, o – se vuoi – nella cosiddetta Era Fascista, i cui anni si contavano in cifre romane su tutti i documenti nonché sui nostri compiti a scuola da un 28 ottobre all’altro – ricorrenza della Marcia su Roma del 1922 – i libri di testo delle scuole elementari erano “libri di Stato”, ovviamente tutti eguali e tutti in linea con il regime. Per le scuole secondarie i testi erano sì di diversi autori, ma… guai se la censura fascista non li avesse attentamente vagliati!

Torniamo a bomba! Mi piace ricordare che a scuola correva un adagio largamente condiviso da noi studenti, che recitava così: “la filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale tutto resta tale e quale”! Ma poi frequentai l’Università di Roma! Professori come Guido De Ruggero, Ugo Spirito, Natalino Sapegno, Ettore Paratore, Pantaleo Carabellese, Alberto Moravia omonimo dell’Alberto più famoso, con cui mi laureai! Compilai una tesi su “La questione religiosa in Francia agli inizi del secolo XIX”. Ne erano protagonisti Benjamin Constant e Anne Louise Germaine Necker, baronessa di Staël-Holstein, meglio nota come Madame de Staël, e non ricordo chi altro!

Ma adesso mi piace anche ricopiarti “Il saggio del marchesino Eufemio”, di Giuseppe Gioacchino Belli, che, comunque, conoscerai: “A dì trenta settembre il marchesino, d’alto ingegno perché d’alto lignaggio, diè nel castello avito il suo gran saggio: di toscan, di francese e di latino. Ritto all’ombra feudal d’un baldacchino, con voce ferma e signoril coraggio, senza libri provò che paggio e maggio scrìvonsi con due g come cuggino. Quindi, passando al gallico idioma, fè noto che jambon vuol dir prosciutto, e Rome è una città simile a Roma”.

Ma torniamo a bomba! Penso veramente che sia giunta l’ora di mandare in cantina i libri di testo! Abbiamo OGGI a disposizione una biblioteca universale, a fronte della quale  quella di Alessandria, di IERI, era un semplice bugigattolo! Alludo al WEB, ovviamente! Oggi abbiamo tutto lo scibile umano a disposizione! Basta un semplice click! Ma ovviamente, occorre sempre una lettura che potremmo chiamare comparativa, al fine di imparare a saper discernere il grano dal loglio. E tocca, quindi, agli insegnanti l’arduo compito di insegnare non più le COSE, ma come si fa RICERCA, perché quelle COSE, ovviamente quelle “buone” siano ritrovate, certamente, ma anche e soprattutto analizzate, quindi fatte proprie e/o respinte. Perché in effetti la cultura, quella vera, non si trasmette, ma si ricerca e si produce! In un continuum, che potrebbe e dovrebbe fare di ciascun vivente un ricercatore a vita! Ma è una scommessa! Lo so… e in tempi di pandemia l prima scommessa è scampare al covid…