Psicologi: il 63% dei 14-19enni preferisce la scuola in presenza

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Il 63% dei ragazzi fra 14 e 19 anni, ovvero 6 su 10, tiene “molto” alla didattica in presenza. Oltre il 54% ne soffre “molto” la mancanza. La scuola è associata a socialità, crescita, confronto. Le lezioni a distanza a fatica, stress, noia.

L’indagine
Questi i primi risultati dell’indagine realizzata dal Centro Studi del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), nell’ambito delle attività congiunte con il Ministero dell’Istruzione per dare supporto alle istituzioni scolastiche durante l’emergenza. L’indagine è stata consegnata alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina (M5S).

Il commento
«I dati dell’indagine ci consegnano uno scenario chiaro: la didattica a distanza non attutisce i danni dell’impossibilità di andare a scuola e porta stress, noia, fatica – spiega il presidente del Cnop, David Lazzari -. Della scuola in presenza ai ragazzi piace la socialità, la possibilità di avere un confronto con gli altri».

A tenere alla scuola in presenza, secondo il report del Cnop, sono praticamente tutti i giovani intervistati, con una quota di “molto” davvero alta (63%), mentre ad apprezzare la didattica a distanza sono meno di 4 studenti su 10. Si registra anche un sensibile calo della “fedeltà” alla partecipazione alle lezioni a distanza: l’86% dei giovani intervistati dichiara infatti di aver seguito tutte le lezioni a distanza durante il lockdown, mentre ora la quota scende al 70%. Quasi tutti sentono la mancanza della scuola in presenza, e il 98% a settembre era felice di poter rientrare in aula. Complessivamente il sentimento prevalente tra i giovani è ora negativo, e si traduce in tristezza, malinconia, paura, rabbia. «Il dato più allarmante è che solo il 2% dei giovani, ora, riferisce di provare gioia o allegria. Un malessere psicologico che deriva dall’isolamento e dalla assenza o carenza delle attività educative ma anche ludiche e sportive – ha aggiunto Lazzari -. La scuola non è solo trasmissione di informazioni e contenuti ma un luogo di relazioni e di educazione emotiva. È ora di aiutare i ragazzi a superare il malessere psicologico che si è creato».