Tutto sul concorsone: le reazioni di chi ha sostenuto l’esame

da tuttoscuola.com

Tutto sul concorsone/3: le reazioni di chi ha sostenuto l’esame

Domande a tratti banali, certamente poco adatte per selezionare futuri insegnanti“. I primi candidati alla prova preselettiva del concorsone per docenti – intervistati dall’agenzia di stampa Dire – indetto da Profumo escono attorno alle 10 e stroncano il test che, comunque, è partito con regolarità e senza intoppi.

Al liceo Newton di Roma, una delle oltre cento sedi coinvolte nella selezione nella Capitale, al primo turno hanno partecipato in 11, cinque sono stati bocciati, gli altri sono passati con votazioni anche altissime, fino a 48/50esimi. Fra questi Debora, 43enne, docente precaria da 6 anni in una scuola paritaria che ora aspira al contratto a vita. “Ho preso 46 su 50 al test. Sono passata, ma sono delusa dalla preselezione. Non permette di selezionare chi ha una reale aspirazione, di differenziarlo da chi ci prova e basta. Le mie domande di italiano (la prova è diversa per ciascuno, ndr) erano banali, matematica e lingue più complesse. In tanti sono venuti a tentare. Li capisco, oggi c’è fame di lavoro. Ma che docenti saranno?“. Eva, 39 anni, trainer aziendale è una mamma. “E una mamma – dice – solo se ha un contratto statale può badare ai figli, fare orari umani. Per questo ho partecipato. Credo comunque anche nel valore sociale di questa professione“. Passata anche lei. Con il minimo: 35 su 50.

I test – ammette la trainer – non sono davvero indicativi della preparazione. Sfoltiscono e basta. Almeno si poteva mettere qualche domanda sull’area di insegnamento scelta“.

Chiara, 36 anni, fa la psicologa. O meglio farebbe, visto che è disoccupata da tempo. “Mi sono iscritta al concorso – dice – perché in cerca di un lavoro. Mi piacerebbe insegnare alle elementari. Possibilmente italiano, ho fatto il classico. I test? Non sono molto utili per scegliere buoni insegnanti. Oggi io festeggio. Ma mi domando se dovessi passare anche le prove successive se ci sarà un training per me prima di entrare in cattedra. Chi mi dirà cosa devo insegnare?“.

Non si pone il problema Vincenzo, architetto, 37 anni, che in un’aula scolastica non ha mai messo piede. Al massimo ha fatto qualche docenza all’università. “Se vincerò penso che sarò in grado di insegnare – dice – con i miei titoli posso fare storia dell’arte o disegno“. Molti dei non insegnanti che partecipano non hanno ancora idea di cosa andranno a fare in cattedra.

Immagino – chiude Vincenzo – che nelle fasi successive del concorso si entrerà nel vivo della materia. Anche per quanto riguarda i programmi“.

Chi è stato bocciato resta deluso. Al Newton un capannello di escluse che nella vita, paradossalmente, fanno le insegnanti, si confronta a fine prova sulle domande. “Vabbè – si consolano – almeno restiamo in graduatoria. Ormai è andata“.