Nuova Maturità, solo maxi orale e quest’anno si può bocciare

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Il contagio continua a orientare l’esame di Maturità, la chiusura comunque ansiogena di cinque anni di scuola superiore. Ora che si sono completate le audizioni ministeriali, ieri sera, Repubblica ha preso visione del quadro che porterà la ministra Lucia Azzolina, consigliata dal direttore generale Max Bruschi e da Maria Assunta Palermo, direttrice per gli ordinamenti scolastici, a rendere pubblic0 lo svolgimento dell’esame di Stato entro lunedì primo febbraio.

Il perimetro entro cui si svolgerà l’appuntamento di una vita scolastica è questo: il ministero dell’Istruzione, al di là dei proclami No Dad, ha la consapevolezza che gran parte degli istituti del Paese non potranno rientrare al cento per cento in classe da qui a giugno. Questa presa di coscienza è il motivo principale per cui i dirigenti più importanti hanno optato per un secondo esame leggero nella sua architettura e accogliente nelle valutazioni degli esaminatori. Quest’anno, tuttavia, la Didattica a distanza va considerata strutturale e, quindi, torneranno le bocciature in tutte le classi e le “non ammissioni” all’esame. Per poter concorrere a un voto di Maturità sarà necessario ottenere un giudizio “complessivamente positivo” agli scrutini. Un “cinque” non sbarrerà il percorso verso la prova purché la valutazione generale sia sufficiente.

Di certo, come già spiegava l’emendamento dei Cinque Stelle reso pubblico lo scorso 21 dicembre, la ministra Lucia Azzolina quest’anno ha pieni poteri sul tema e ha confermato ai suoi che anche nel 2021 non ci sarà prova scritta. Tutto sarà delegato a un largo orale, che si terrà a partire dalla seconda metà di giugno e che in questa stagione conoscerà tre importanti novità.

Una prova stretta sulle materie d’indirizzo

Con 30 milioni di euro, e una blindatura legislativa, la struttura ministeriale ha deciso di mettere al centro della prossima Maturità il curriculum dello studente. È una carta d’identità nata con la Buona scuola renziana e che quest’anno, per la prima volta, potrà essere utilizzata dagli studenti di quinta. Certifica l’andamento scolastico di ogni singolo maturando, in questo caso conta il triennio, il monte ore in presenza e a distanza, le certificazioni specialistiche, le esperienze internazionali, persino eventuali periodo di volontariato. Ecco, l’Esame di Maturità si affaccia alla vita — anche se il curriculum può essere più ricco a fronte di alunni benestanti — e chiede al vissuto dello studente di entrare in una valutazione compresa tra 60 e 100 (e lode). Il curriculum diventerà, tra l’altro, uno degli snodi dell’oralone di fine percorso.

Bene, un’altra novità sarà il testo concordato con il coordinatore di classe, il docente che si farà carico dell’accompagnamento dei ragazzi verso la prova dell’ultimo anno. I ragazzi sceglieranno un lavoro gradito sulle materie d’indirizzo — Italiano, Greco e Latino al Classico, per esempio — e quel prodotto scritto, a casa, diventerà una relazione, a volte la relazione d’avvio, del lungo orale in presenza. Non sarà il ritorno della tesina interdisciplinare, richiesta dagli studenti in audizione, ma un titolo stretto sulle materie di peso. Tutto l’orale sarà centrato, poi, sulle discipline primarie del corso di studi scelto.

Torna l’Alternanza scuola lavoro, no agli Invalsi

La Maturità di nuovo leggera prevede, tuttavia, il ripristino — l’anno scorso non c’era — dell’Alternanza scuola lavoro (ora chiamata Pcto): molti studenti l’hanno già fatta a distanza o la stanno completando. Difficile che, invece, sia prevista anche una prova Invalsi. Il test non sarà comunque parte della valutazione per la Maturità.

Sarà replicata anche la formula dell’anno scorso sui componenti della commissione: un presidente esterno e tutti gli altri interni. Infine, il voto. Le audizioni hanno espresso un orientamento favorevole al peso dato nella stagione 2020 ai due momenti del voto finale: il 60 per cento dipenderà dai giudizi del triennio e il 40 per cento dall’orale conclusivo.

Incontrando in serata deputati e senatori di maggioranza, che in commissione si occupano di scuola, la ministra Azzolina ha chiesto di fare presto. Francia e Regno Unito hanno già deciso: niente prova finale. L’ipotesi di replicare giugno 2020 sottraendo gli scritti è stata accolta da molti.