Maturità, torna l’ammissione ma saltano Invalsi e alternanza

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Se l’anno scorso, dopo un trimestre di lockdown imposto dallo scoppio della pandemia globale, si è scelto di semplificare la vita ai maturandi e optare per un esame solo orale, non sarebbe giusto trattare diversamente i loro successori, che alla sospensione delle attività didattiche in presenza del 2019/20 – vissuta in quarta – adesso stanno sommando un periodo, altrettanto lungo, di Dad e rientri a singhiozzo causati sempre dal Covid-19. È il ragionamento che si sta facendo al ministero dell’Istruzione e che dovrebbe portare alla replica, nel 2021, della maturità semplificata del 2020: maxi-orale in presenza da avviare il 16 giugno, quando in teoria è calendarizzato il primo scritto d’italiano, e più peso al curriculum degli ultimi 3 anni (che varrebbe di nuovo 60/100). Fatta eccezione per il ripristino del giudizio di ammissione, che stavolta ci sarà e terrà conto del percorso scolastico ma non dell’Invalsi e delle ore minime di alternanza. A sancirlo dovrebbe essere un’ordinanza della ministra Lucia Azzolina che dovrebbe arrivare a giorni, sfruttando l’assist contenuto nell’ultima legge di bilancio, e che verrà poi inviato al Consiglio superiore della pubblica istrzuione per il parere di rito da emanare entro sette giorni.

Un esame in fotocopia

I 480mila circa maturandi 2021 molto probabilmente saranno chiamati allo stesso compito dei loro predecessori di un anno fa. Con un colloquio in presenza davanti a una commissione di 6 membri esterni (più il presidente esterno) che partirà dall’italiano e spazierà poi su tutte le altre materie, incluse cittadinanza e costituzione e alternanza scuola-lavoro (o percorsi per le competenze trasversali e orientamento come si chiama da 2 anni). Alternanza che, quanto alle ore minime (90 nei licei, 150 negli istituti tecnici, 210 nei professionali nell’arco del triennio), non costituirà requisito di ammissione. E lo stesso dovrebbe valere per le prove Invalsi di quinta superiore, al punto che si sta pensando di eliminarle del tutto lasciando in piedi invece quelle di seconda oltre che di terza media e di II e V primaria. Per partecipare all’esame stavolta bisognerà essere ammessi. Dunque, serviranno tutti 6 e al massimo un’insufficienza. Quanto al voto, dall’orale dovrebbero arrivare 40 punti; gli altri 60 giungerebbero dal curriculum in base alla stessa tabella adoperata nel 2020 (fino a 18 per la terza, 20 per la quarta e 22 per la quinta).

Il piano B

Nei giorni scorsi era emersa una soluzione alternativa per l’esame di Stato (su cui si veda Il Sole 24 Ore del 19 gennaio), che prevedeva la possibilità di svolgere comunque almeno uno scritto (la prova di italiano) e abbinarci poi l’orale. A caldeggiarla è stato ed è soprattutto il Pd. Ma è un’ipotesi che sembra perdere quota di ora in ora, a meno che il rimescolamento nella maggioranza e il destino appeso a un filo del governo Conte-bis non portino a un cambiamento dello scenario politico complessivo e a un avvicendamento a viale Trastevere.

Le scelte per gli altri anni

A ogni modo, l’ordinanza in arrivo dovrebbe occuparsi solo della maturità. Rinviando a quella successiva la scelta sulla licenza media (che nel 2020 è coincisa con la valutazione finale da parte del consiglio di classe più una tesina discussa da casa). A quel punto, stando sempre alla norma di delegificazione contenuta nella manovra 2021, resterebbe da intervenire solo sulla valutazione per gli anni intermedi. Qui il ragionamento potrebbe essere il seguente: una volta che è stata ripristinata l’ammissione per l’esame di Stato sarebbe coerente ritornare al sistema di promozione/bocciatura applicato fino al 2019. Senza alcun passaggio garantito a tutti all’anno successivo, con eventuale recupero a settembre, come accaduto un anno fa. Ma con il quadro sanitario che resta così incerto non è ancora detta l’ultima parola.