Conversando con Maria Grazia

Conversando con Maria Grazia

di Maurizio Tiriticco

CARISSIMA! Nel tuo ultimo pezzo su edscuola dal titolo “La generazione fortunata” hai scritto tra l’altro: “”Ritengo, e l’ho scritto spesso, che questa non sia una crisi personale o di qualche settore produttivo o sociale: è una crisi dell’intero sistema, una crisi globale e come tale la dobbiamo pensare e insegnare a pensarla perché, forse, la generazione nuova non potrà semplicemente prendere il posto della precedente, ma dovrà radicalmente modificare il modo di stare nel mondo. Penso sia doveroso che la GENERAZIONE FORTUNATA, quella che ha vissuto i primi “progressi” legati alla crescita economica, ma che sa com’era il mondo di prima, faccia con chi è arrivato dopo una riflessione seria su quello che sta succedendo, anche solo per chiedersi se la conoscenza di quanto è accaduto nel recentissimo passato possa essere di giovamento ai ragazzi nell’immaginare come potrebbe essere il domani, per fare in modo che i loro ideali non rimangano soltanto sogni”””.

Ebbene, io ritengo di appartenere ad una precedente GENERAZIONE, ma SFORTUNATA (sono nato nel 1928)… si fa per dire?, quella che è stata “allevata” nel culto di: Dio, Patria e Famiglia;Credere Obbedire e Combattere; Mussolini ha sempre ragione; Spezzeremo le catene che ci soffocano sul nostro mare; Libro e moschetto balilla perfetto; Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi; E’ l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende… e potrei continuare… tutti gli slogan che hanno alimentato la mia infanzia e adolescenza.

Che poi diventavano altrettanti temi a scuola, in larga misura ispirati al regime ed alle sue opere. Ed io, tutto sommato, avevo una buona penna ed ebbi in sorte di poter partecipare agli “agonali”, concorsi riservati solo a pochi balilla, “eletti”. Di fatto perché bene o male scrivevamo senza incorrere in troppi errori ed esaltando, anche e soprattutto, le parole del Duce e le “opere del regime”. Ed io, ovviamente, un po’ perché ci credevo, un po’ per sentirmi bravo, scrivevo e scrivevo esaltando il mio Duce e le sue opere, e quasi ritualmente scrivevo anche che ero fiero di appartenere a “un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”.

Era un’affermazione forte, tratta da un discorso che Mussolini aveva tenuto il 2 ottobre 1935 contro le Nazioni Unite, che avevano condannato l’Italia per l’aggressione all’Abissinia, affermazione che poi futrascritta con caratteri cubitali sul Palazzo della Civiltà, a Roma, nel Quartiere dell’E42. Come sai, si tratta del palazzo principale dell’Esposizione Universale Romana (EUR), che avrebbe dovuto essere inaugurata il 28 ottobre del 1942, ventennale della Marcia su Roma! Ma poi il 10 giugno del 1940 Mussolini, per non essere da meno nei confronti di Hitler, che il primo settembre 1939, con l’invasine della Polonia, aveva dato inizio alla seconda guerra mondiale, pensò bene di dichiarare la guerra contro la Francia e la “Perfida Albione”, pensando di cavarsela con un migliaio di morti – parole sue – per poi sedersi al tavolo della pace. Pertanto, i lavori di costruzione dell’E42 vennero sospesi.

Non mi dilungo! Sai meglio di me che poi è venuta la “botta” del 25 luglio, seguita a breve dall’altra “botta”dell’8 settembre… ed il povero Maurizio!?!?!? Che sconsolato si chiedeva: “Ma che diavolo è successo?Dovevamo conquistare il mondo”. Lo cantavo spesso nelle rituali adunate del sabato fascista: “Sole che sorgi, libero e giocondo, sui Colli nostri i tuoi cavalli doma! Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”. E, avviato agli studi classici, sapevo anche che si trattava della traduzione del Carmen Saecularedi Orazio, che così recita: ”Alme sol possis nihil Urbe Roma visere maius”. E cantavamo che avremmo dovuto “riconquistare” Nizza e Savoia, Tunisi e Malta e che avremmo dovuto “spezzare la catene che ci soffocano sul nostro mare”, il Mare Nostrum il Mediterraneo.

Che dirti? Che, dopo quel 25 luglio del ‘43, finalmente i miei genitori poterono parlare e parlarmi! Guai se a scuola me ne fossi uscito con qualche espressione critica verso il regime! Mio padre impiegato statale, obbligato a portare all’occhiello della giacca il distintivo con su scritto PNF, Partito Nazionale Fascista – anche se tutti lo leggevamo Per Necessità Famigliari – se la sarebbe vista molto brutta! Ma poi seguirono i miei lunghi conversari con lo zio Lele – di cui parlo diffusamente nel mio “Balilla Moschettiere” – socialista da sempre. A cui debbo molto! Perché mi aiutò a capire che cosa fosse il fascismo e a diventare convinto antifascista ed in seguito convinto comunista! Con tanto di tessera e di azione politica, nel quartiere, a scuola e, poi all’Università. Ma qui mi fermo! Per non sbrodolarmi nei ricordi… Buona giornata, carissima! Qui c’è un bel Sole… che non è quello di Orazio né quello del Duce, ma semplicemente il sole…