La DaD diventa on demand: in alcune regioni le famiglie già scelgono. Il modello si esporterà altrove?

da OrizzonteScuola

Di Fabrizio De Angelis

In principio fu la Puglia. Poi la Campania. Adesso toccherà, molto probabilmente alla Calabria adottare la didattica a distanza opzionale, Dad on demand, prendendo in prestito un termine utilizzato in altri campi della comunicazione.

Quella che è nata come iniziativa di una regione per far limitare i contagi, possibili, nelle scuole, trasferendo parte della responsabilità alla scelta delle famiglie, potrebbe diventare un sistema a regime, magari nei prossimi mesi, ancora incerti per quanto riguarda la pandemia? Se lo chiedono in molti.

In Puglia, il governatore Emiliano in realtà ha agito senza pensarci troppo: l’ordinanza numero 413, ha infatti disposto che “le scuole del ciclo primario elementari e medie devono garantire non solo le attività didattiche in presenza ma anche in DID, didattica digitale integrata, per tutti gli alunni le cui famiglie la richiedano espressamente”. L’ordinanza di novembre è stata definita anche legittima dal Tar: i giudici hanno stabilito che resta in vigore l’ordinanza numero 413 del 6 novembre 2020, con cui si superava la 407 del 28 ottobre che aveva decretato la chiusura delle scuole, ad eccezione dell’infanzia. In precedenza il Tar aveva sospeso l’ordinanza numero 407 della Regione, rinviando la discussione al 18 novembre. Il presidente Emiliano subito dopo ne aveva emanata un’altra, la numero 413, con la quale aveva recepito il provvedimento dei giudici amministrativi, ma lasciava alle famiglie la possibilità di scegliere la didattica a distanza.

La decisione del Tar ha anche incoraggiato la Regione Puglia ad estendere l’opzione DaD al 100% anche per le scuole secondarie di secondo grado: l’ultima ordinanza, che prevede il rientro in classe degli studenti delle superiori, seppur al 50%, lunedì 1 febbraio, contiene proprio questa indicazione: le scuole dovranno comunque garantire “la didattica digitale integrata per tutti gli studenti le cui famiglie ne facciano richiesta”.

Anche la Campania ha deciso di adottare tale strategia: il ritorno a scuola è stato graduale per la regione guidata da Vincenzo De Luca: prima sono rientrate le classi fino alla terza primaria. Dopo pochi giorni anche le classi quarte e quinte. Dal 1° febbraio, invece, rientreranno le scuole secondarie di primo grado e quelle di secondo grado. Queste ultime in presenza al 50% almeno, anzi, il Governatore De Luca si è raccomandato proprio di non andare oltre il 50% per il momento. Ma non solo: le raccomandazioni pubblicate dalla Regione il 28 gennaio, prevedono appunto la novità, ovvero quella di consentire ai “genitori degli alunni, nel rispetto della misura sopra prevista, di optare per la fruizione della didattica a distanza“; oltre al fatto che “in ogni caso venga disposta, su richiesta, la fruizione dell’attività didattica a distanza agli alunni con situazioni di fragilità del sistema immunitario, proprie ovvero di persone conviventi, o comunque sulla base di esigenze adeguatamente motivate“.

L’ultima in ordine temporale sarà la Calabria, probabilmente, come annunciato da Spirlì, il presidente facente funzioni“La didattica a distanza è un’esigenza, nel pieno rispetto di chi non la pensa come me. Stiamo lavorando da ieri per una proposta con un team di persone che stanno mettendo in piedi un’ordinanza con la proposta della didattica integrata. O meglio, della scelta che si possa fare nelle famiglie d’accordo con le istituzioni scolastiche, per cui ci saranno dei ragazzi che studieranno in presenza ed altri da casa”.

DaD a scelta: sarà sempre più adottata?

La Dad a scelta delle famiglie, se il quadro epidemiologico dovesse restare così incerto, potrebbe anche prendere piede anche su altri territori: il fatto di poter garantire la libertà di scelta ai genitori senz’altro andrebbe ad avvicinare i Governatori ai suoi cittadini. Si vedrebbero un po’ ridotte le distanze fra cittadino e istituzione.

Ma la Dad nasce per l’emergenza

Il punto critico, fatto notare più volte dai sindacati è che la didattica a distanza è uno strumento nato per l’emergenza: se le autorità sanitarie definiscono possibile un rientro in classe, seppur con il preciso rispetto di protocolli, le organizzazioni sindacali si chiedono: “perchè insistere con la DaD? E soprattutto: perché devono scegliere le famiglie”

Nel corso di una intervista rilasciata a Orizzonte Scuola, il segretario della Flc Cgil Francesco Sinopoli ha spiegato proprio i rischi di tale libertà: “Tali procedure non hanno cittadinanza nel nostro ordinamento giuridico. La didattica digitale integrata è prevista per il covid, è stata istituita come didattica emergenziale. Non è equiparabile alla didattica in presenza e non è soggetta ad usi personalizzati. Non vorrei arrivare alla situazione di scuole di serie A e serie B, dove, nei territori in cui si verificano difficoltà per seguire in presenza, come le scuole di montagna ad esempio, si decide di fare solo didattica a distanza ‘per comodità’. Non può essere così”.

Dello stesso avviso la segretaria generale Cisl Scuola, Lena Gissi: “Sembra quasi che negli ultimi tempi  la scuola stia diventando un servizio a domanda individuale. Riceviamo molte segnalazioni di genitori che vorrebbero chiedere la Dad per motivi personali, mentre invece la didattica digitale integrata, è stata sottoscritta dalle organizzazioni sindacali con un preciso scopo: quello di prevenire il contagio a scuola, come intervento per migliorare la sicurezza in questo periodo di pandemia. Invece, a quanto pare, in molti lo hanno scambiato per una richiesta personale quando si è impossibilitati ad andare a scuola“.