Classi pollaio con 27-30 alunni pure l’anno prossimo, Rusconi: il Covid non è servito a nulla. DaD pure a settembre?

da La Tecnica della Scuola

Si parla tanto di classi pollaio da cancellare, dei contagi da Covid che necessitano di meno alunni, di didattica di qualità senza troppi studenti. Ma poi nei fatti? Nulla. Semplicemente nulla. È il senso dell’intervento di Mario Rusconi, presidente dell’associazione presidi del Lazio: se l’emergenza Covid dovesse perdurare, quindi, c’è il rischio che la didattica in presenza alternata alla DaD possa protrarsi, in certi casi, anche nel prossimo anno scolastico.

“Neanche l’emergenza Covid – ha detto Rusconi all’Ansa – ha fatto sì che la nostra pluriennale richiesta di abolire le classi pollaio sia stata accolta. Ci ritroviamo a pochi giorni dalla scadenza per consegnare l’organico delle classi del prossimo anno scolastico con il vecchio parametro dei 27 alunni per classe alle superiori, con possibilità di arrivare anche a 30”.

La delusione di Mario Rusconi (Anp Lazio)

“Siamo delusi – ha continuato il leader dell’Anp Lazio – solo qualche mese fa il presidente del Consiglio aveva annunciato l’eliminazione delle classi pollaio. La situazione rimarrà invariata”.

Secondo Rusconi la situazione immutata produrrà “due effetti negativi: il primo è che con 27 alunni in un’aula il distanziamento è impossibile (dati i locali scolastici che abbiamo risalenti per il 60% agli anni settanta), dunque sarà inevitabile proseguire con il ricorso alla Dad. Il secondo effetto negativo, che dura ormai da anni, riguarda la didattica: è difficile seguire 27-30 ragazzini al primo anno delle superiori, in media 7-8 di loro sono condannati alla dispersione scolastica, che costa molto di più alla comunità”.

In Parlamento sono stati depositati diversi disegni di legge per ridurre quelle soglie, introdotte dopo il dimensionamento del 2009. Nessuno, nemmeno quello del M5s con prima firma dell’attuale ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, è andato avanti.

“Noi avevamo chiesto, anche quest’anno, di portare il numero minimo per creare le nuove classi delle superiori a 20-22 ragazzi, ma non siamo stati ascoltati”, conferma Rusconi.

Bernini (Fi): promessa mancata di Conte

Il dato non è passato inosservato. Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, ha ricordato che “otto mesi fa, nella conferenza stampa per annunciare la riapertura in sicurezza delle scuole a settembre, il premier Conte promise che il governo non avrebbe più tollerato le classi pollaio. Alla luce di questo solenne impegno, il grido di allarme lanciato oggi dai presidi è clamoroso e sconcertante”.

Negli ultimi mesi, continua Bernini, “non si sono siglati accordi con le paritarie per aumentare gli spazi, e la ministra Azzolina getta la palla in tribuna assicurando che il problema sarà risolto con i fondi del Recovery Fund impiegati per migliorare l’edilizia scolastica. Campa cavallo”.

Secondo la forzista “se l’emergenza Covid non sarà ancora superata, visto che il piano vaccinale resta in alto mare, si profila un altro anno con troppi studenti penalizzati dalla didattica a distanza”.

Di Meglio: il tempo è passato senza alcun intervento

Del tema si sono occupati anche i sindacati dei docenti. “Considerato che ci troviamo ad affrontare il secondo anno scolastico in pandemia – dice Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda -, il minimo che ci saremmo attesi da parte del ministero dell’Istruzione era l’eliminazione delle classi pollaio. Un impegno assunto dalla ministra Azzolina in un incontro con i sindacati, avvenuto nello scorso luglio, durante il quale aveva comunicato la possibilità di derogare ai criteri sul numero di alunni per aula fissati dalla legge 133/08 che, imponendo l’innalzamento dei parametri, ha provocato il fenomeno del sovraffollamento delle aule”.

“Ovviamente – continua Di Meglio – poco o nulla è stato fatto anche sul fronte dell’edilizia, che registra una drammatica carenza di locali idonei a consentire il necessario distanziamento. I mesi trascorsi finora dall’inizio dell’anno scolastico, insomma, non sono serviti a delineare interventi organici sulle principali criticità, ovvero spazi e organici che sono rimasti sostanzialmente immutati”.

La domanda finale del leader della Gilda è d’obbligo: “dove siano finiti gli investimenti sulla scuola sbandierati in continuazione dall’Amministrazione di viale Trastevere?”.