Sos dei presidi: «Con Covid ancora classi pollaio»

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da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

La tradizione delle “classi pollaio” da 27-30 alunni va avanti anche in epoca Covid. La denuncia arriva dall’associazione presidi per voce del referente di Roma e Lazio, Mario Rusconi, che spiega: «Ci ritroviamo a pochi giorni dalla scadenza per consegnare l’organico del prossimo anno scolastico con il vecchio parametro dei 27 alunni per classe alle superiori e la possibilità di arrivare anche a 30. Siamo delusi perché solo qualche mese fa il presidente del Consiglio aveva annunciato l’eliminazione delle classi pollaio. La situazione, invece, rimarrà invariata». Il riferimento è alle dichiarazione del premier Giuseppe Conte di quest’estate quando disse che non sarebbero state più tollerate le classi pollaio.

Il piano prevedeva spazi maggiori per gli studenti, che in alcuni casi sono stati effettivamente trovati, in altri no. Qualche esempio: di recente al liceo Democrito di Roma sono arrivate 10 nuove aule costruite in bioedilizia leggera, mentre all’artistico Enzo Rossi la situazione è ancora difficile. «Nella nostra scuola siamo già in sofferenza con gli spazi – racconta il preside Danilo Vicca -, con il distanziamento prescritto possiamo avere contemporaneamente in presenza al massimo il 75% degli studenti. Le aule permettono mediamente di accogliere 24-25 studenti in tempi ordinari, in questo periodo non più di 15-18. Quindi per il prossimo anno o riducono il numero, o mi tocca rinunciare a parte delle iscrizioni».

L’alternativa sarebbe “arrendersi” alla Dad. «Il premier Conte promise che il governo non avrebbe più tollerato le classi pollaio. Alla luce di questo solenne impegno, il grido di allarme lanciato oggi dai presidi è clamoroso», attacca la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini.

Anche il sindacato degli insegnanti Gilda si unisce al coro: «L’eliminazione delle classi pollaio fu un impegno assunto dalla ministra Azzolina in un incontro con i sindacati a luglio, durante il quale comunicò la possibilità di derogare ai criteri sul numero di alunni per aula. E invece tra pochi giorni gli organici saranno definiti esattamente con gli stessi criteri, cioè con classi che, soprattutto nelle grandi città, supereranno i 30 studenti».

A fronte di questa situazione, secondo Rusconi dell’Anp, «da settembre si produrranno due effetti negativi. Il primo è che con 27 alunni in un’aula il distanziamento è impossibile e sarà inevitabile proseguire con la Dad. Il secondo riguarda la didattica: è difficile seguire 27-30 ragazzini al primo anno delle superiori, in media 7-8 di loro sono condannati alla dispersione scolastica, che costa molto di più alla comunità».