La ricerca-azione a scuola

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La ricerca-azione a scuola: la realizzazione dell’innovazione a partire dal curricolo d’istituto verticale orientato alle competenze

di Cristina Fontana *

Rileggendo l’articolo 6 del DPR 275 del 1999, emerge l’attualità del suo contenuto. Agli albori di internet, la lettera d) recita che le scuole, anche associate [in rete], esercitano autonomia di “ricerca didattica sulle diverse valenze delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e sulla loro integrazione nei processi formativi”. Quanto erano distanti allora l’internet delle cose, le piattaforme di condivisione di contenuti che integrano o sostituiscono i mezzi di comunicazione di massa tradizionali, in modo così pervasivo da condizionare addirittura le elezioni politiche della più grande potenza economica mondiale! Inimmaginabile era allora ipotizzare la Didattica Digitale Integrata che la pandemia ha trasformato, da buona pratica, a modalità quotidiana del fare scuola. A una lettura nemmeno troppo approfondita, non poteva non emergere la visione strategica di un dispositivo normativo talmente avanzato da risultare ancora oggi, per diversi motivi, incompiuto e non del tutto messo in pratica. In realtà, tutte le declinazioni del comma 1 dell’art. 6 che definiscono le modalità in cui si esplica la ricerca nelle scuole appaiono decisamente innovative.

Riferimento normativo della ricerca messa in campo dall’Istituto Comprensivo di Nuvolento (BS) è proprio il comma 1 dell’art. 6 nelle sue diverse articolazioni.

Le scuole sono luogo di ricerca e di sperimentazione, anche se non sempre in modo formalizzato. Spesso, la sperimentazione ha rappresentato la risposta a un problema, ai vincoli o alle criticità presenti in un istituto. Ecco allora diffondersi le cosiddette buone pratiche: innovazioni messe in campo in modo più o meno spontaneistico e non sempre strutturato, dalle quali si sono sviluppate metodologie e strategie che hanno apportato cambiamenti significativi al modo di fare scuola.

Talvolta, il cambiamento necessita di un intervento strutturato, soprattutto se coinvolge molteplici dimensioni del fare scuola, come quello che riguarda la costruzione di un curricolo verticale per un istituto comprensivo. Ecco, allora, la necessità di mettere in campo un’azione di cambiamento attraverso una ricerca volta a innovare l’impianto dell’offerta formativa di un istituto il cui cuore pulsante è rappresentato dal curricolo. Nasce così l’idea di effettuare una ricerca-azione (Lewin) per costruire un curricolo verticale orientato alle competenze.

Finalità della ricerca-azione è, infatti, quella di produrre “conoscenza contestualizzata volta a migliorare una pratica educativa” (Trinchero, Manuale di ricerca educativa, Franco Angeli 2002). L’obiettivo che il nostro istituto si era posto era quello di trasformare la realtà attraverso la completa revisione del curricolo. Lo strumento della RA si configurava, ai nostri occhi, quello più efficace.

 La complessità dell’intervento per la realizzazione del curricolo richiedeva la suddivisione della ricerca in più fasi, da effettuarsi in tempi distesi, necessari alla sperimentazione del nuovo strumento atteso: il nuovo curricolo unitario, verticale, orientato alle competenze.

La ricerca risulta, ancora oggi, aperta. Si alimenta del costante contributo dei docenti impegnati in formazione e autoformazione e ha sviluppato una serie di spin-off che dal curricolo hanno prodotto cambiamenti in ambiti a esso contigui (valutazione autentica, didattica innovativa, cittadinanza digitale, life skill, ecc).

La ricerca-azione ha coinvolto l’intero collegio che ha operato per dipartimenti disciplinari.

Il percorso di ricerca ha mosso i primi passi dall’analisi delle esperienze di apprendimento particolarmente significative effettuate all’interno dell’istituto nelle diverse discipline. In seguito ha previsto una riflessione condivisa sulle strategie e sulle metodologie per rilevare gli aspetti di continuità che emergevano tra i diversi ordini di scuola. Il passaggio successivo è stato quello di individuare gli obiettivi di apprendimento ritenuti indispensabili per ciascuna disciplina, suddivisi per ciascuna annualità, in relazione ai traguardi di sviluppo delle competenze previsti dalle Indicazioni Nazionali. 

Poiché l’azione didattica non si può limitare al sapere disciplinare, la ricerca-azione ha previsto una progettazione organica e coerente con le competenze di cittadinanza e per l’apprendimento permanente. Tiene, inoltre, conto delle disposizioni della mente (Costa e Kallick) che si dimostrano efficaci per affrontare situazioni complesse e sfidanti. Allenare tali disposizioni, anche nei progetti di ampliamento dell’offerta formativa, contribuisce al raggiungimento del successo scolastico. Non solo, contribuisce ad esempio a migliorare il locus of control attraverso la valutazione autentica nella quale il momento di autovalutazione rappresenta un aspetto metacognitivo rilevante per ogni alunno, guidato a riflettere sul proprio percorso.

La prima fase operativa della ricerca-azione ha preso avvio dall’analisi delle discipline e dei sistemi simbolico-culturali. La seconda, è partita dalla definizione del profilo in uscita e lo ha declinato per ogni annualità; la terza ha previsto la revisione degli obiettivi di apprendimento. La ricerca-azione si è conclusa con la stesura del curricolo. In realtà, la ricerca non si è limitata alla realizzazione del prodotto atteso, ma ha determinato un cambio di prospettiva del fare scuola, con la diffusione di un metodo di lavoro fondato sulla ricerca che ha portato a ulteriori sviluppi

L’anno scolastico successivo, nel quale si è effettuata la sperimentazione del curricolo, il collegio si è impegnato in una nuova ricerca-azione sul tema della didattica generativa degli apprendimenti. Nasceva l’esigenza di tradurre nel lavoro d’aula, mediante la progettazione di esperienze di apprendimento efficaci, le competenze individuate nel curricolo e la realizzazione di strumenti efficaci per la valutazione formativa di tali esperienze.

Negli anni successivi, il collegio ha così prodotto un portfolio di esperienze che sono condivise su repository in cloud, in modo da essere sempre disponibili, anche per ulteriori modifiche, approfondimenti e sviluppi.

La ricerca-azione ha contribuito a cambiare la mentalità del collegio, riuscendo anche a superare le iniziali perplessità di coloro che, più o meno esplicitamente, si dimostravano misoneisti. La ricerca e l’innovazione sono diventati così i paradigmi di riferimento del fare scuola e hanno consentito al collegio di affrontare il cambiamento e le criticità, leggi pandemia, con flessibilità e capacità di adattamento.

 Attualmente, gli interventi normativi riguardanti l’insegnamento di educazione civica e più recentemente la nuova valutazione degli apprendimenti nella scuola primaria hanno concentrato l’attenzione della ricerca su questi due aspetti. In particolare, osserviamo che l’impostazione organica del curricolo in cui le dimensioni cognitiva, relazionale, emotiva e psicologica dell’apprendimento erano coinvolte, favorisce l’elaborazione di un curricolo di educazione civica, implicitamente, già presente nel curricolo di istituto.

Quali sono i punti di forza di questo percorso? La ricerca-azione si è svolta nelle ore funzionali; non richiede pertanto un investimento finanziario troppo oneroso, se non per gli esperti esterni coinvolti; in secondo luogo, la circolarità della ricerca ha aperto a nuovi sviluppi. Questo  permette la sperimentazione delle nuove pratiche e l’assestamento delle nuove competenze acquisite dal collegio. L’interiorizzazione del modello di ricerca ha modificato l’approccio del fare scuola. Il prodotto stesso della ricerca non ha una sua versione definitiva, viene continuamente messo in discussione, in modo tale da consentire monitoraggi in itinere e modifiche, soprattutto in considerazione degli interventi normativi che dal 2015 si sono succeduti quasi freneticamente.

In particolare, riteniamo opportuno evidenziare che l’attenzione alla sperimentazione in atto ha permesso di anticipare alcune iniziative diventate poi norma: l’adozione di una piattaforma di e-learning nell’a.s. 2016/17; la centralità delle competenze trasversali e di cittadinanza nella progettazione didattica; l’utilizzo di metodologie didattiche generative dell’apprendimento e la connessione tra competenze disciplinari, trasversali e chiave di cittadinanza; infine, la valutazione autentica formativa, proattiva e auto-orientativa. L’aspetto metacognitivo che ha coinvolto tutto il personale docente non è di minore importanza, come si evince da quanto sopraesposto, infatti l’abito del ricercatore non è stato più dismesso e ha modificato la quotidianità del fare scuola.

(*) Dirigente scolastica, I.C. Nuvolento (BS)