Questione di comprensione dei ruoli

Questione di comprensione dei ruoli

di Paola Floreancig

Fino a poco fa ero una Dirigente tecnica del Ministero dell’Istruzione.

Ero abituata a sentirmi porre, da chi non apparteneva strettamente al mondo della scuola ma anche da chi vi apparteneva la seguente domanda “ Ma che lavoro è il tuo? Che cosa fai concretamente?”. Perfino al momento della presentazione della mia domanda di pensionamento ho ritrovato , nel modulo di domanda di pensione inviato all’INPS, la dicitura “dirigente scolastico”; non certo per incompetenza del personale del centro servizi a cui mi ero rivolta ma , credo,piuttosto, perché il ruolo di dirigente scolastico risultava più vicino e comprensibile di quello del dirigente tecnico anche a chi di scuola non era del tutto digiuno e si stava occupando di me alla fine del mio percorso professionale.

Il ruolo del dirigente scolastico

La figura del dirigente scolastico è nota . Lo è meno il ruolo che, per poterlo spiegare a persone non appartenenti al mondo della scuola , richiede, un tempo lungo ed è impresa spesso infruttuosa considerato che , in genere, l’abbozzata spiegazione produce espressioni di stupore del tipo “ Ma come? Un dirigente scolastico deve occuparsi anche di quello? Ma va là! Non è possibile . Dai! Sei tu che esageri.” Tutte espressioni, credetemi, che ho sentito più volte quando , appunto, ero dirigente scolastica. Sorridevo e andavo avanti, come fanno quasi tutti i dirigenti scolastici; con discreta serenità anche se venata da una costante preoccupazione e con buona determinazione , non stancandomi comunque mai di tentare una spiegazione di dettaglio rispetto, appunto, al ruolo che ricoprivo. E, quindi, via, a parlare di sicurezza, di privacy, di contratti, di contrattazioni sindacali, di gestione di inevitabili contenziosi e così via; perché avevo ben chiaro il mio ruolo , le priorità dello stesso e sapevo anche, come lo sanno tutti i dirigenti scolastici, quali fossero i lacci e i grovigli con cui si devono fare i conti in particolare nelle aree che suscitano stupore rispetto alle possibilità di una partecipazione attiva di un dirigente scolastico. Lacci che dipendono dalla mancata coordinazione della gestione delle tematiche rimesse nella loro applicazione, ad una presunta autonomia della dirigenza scolastica. Per nulla autonoma ma piuttosto, occorre avere il coraggio di dirlo, profondamente sola. E pian piano ho anche imparato a districare quei lacci e quei grovigli , certo come si poteva, come era meglio e opportuno fare, non solo perché lo decidevo io ma perché l’Istituto che dirigevo, fatto di cose materiali ma soprattutto di persone, mi suggeriva quell’orientamento. E devo dire che , al di là delle parole, hanno sempre parlato i fatti ed è risultato poi più semplice , anche se sempre complesso, anche il racconto dell’agire.

In quest’ultimo periodo quel ruolo si è ancor più appesantito e vedo tanti colleghi faticare, tra lacci sempre più potenti , a raccontare senza la vergogna negli occhi , quello che , in fin dei conti e considerato tutto e tutti , sono liberi e in grado di fare. E’ ancora molto per fortuna e spesso fa la differenza. E dove quel molto c’è, è indubitabilmente il segno che una comunità educante ha iniziato ad esistere ancor prima che nei documenti dei Comitati tecnici e ancora prima degli annunci ministeriali che mai come ora vogliamo pensare trovino la strada per abbandonare la carta e precipitarsi nel mondo reale.

Il ruolo del docente

Da dirigente scolastica ho ascoltato i docenti ripetere a me più o meno la stessa cosa rispetto al loro ruolo . “ Mi dicono che sto a casa tre mesi all’anno. Che lavoro poche ore alla settimana . Che ho tanti benefici e pochi adempimenti. Dovrebbero solo provare”. Infatti. Come si può spiegare a chi non ha lavorato come docente la fatica fisica e mentale di tentare ogni santo giorno di rimanere allineati alla forza dirompente

dell’infanzia , dell’adolescenza e della giovinezza cercando di dare ad ognuno ciò di cui ha culturalmente ed educativamente bisogno. Questo è ciò che un bravo docente cerca di fare ed è impresa titanica.
Da docente, nonostante anch’io venissi accusata di avere troppe ferie e troppo tempo libero mi limitavo a fare al meglio ciò che sapevo andava fatto e posso testimoniare che, nonostante mi vanti di buone capacità organizzative, quel fare al meglio mi richiedeva tempo e molte energie.

Ancor oggi penso che da docente ho goduto di una smisurata libertà. Non sempre l’ho ben utilizzata ma quando l’ho fatto so di aver reso felice me e i miei alunni.
E questo è il vero senso del ruolo del docente. Comprendere cosa sia meglio fare per quell’alunno in quel preciso momento della sua vita. Una enorme responsabilità ma anche un’enorme fonte di felicità. Ho conosciuto nella mia vita docenti eccellenti ed erano quelli che non si accontentavano mai, che si formavano , che volevano capire per capire i loro studenti. Ed erano gli stessi che dicevano di essere troppo pochi e di essere sempre gli stessi a partecipare ai percorsi formativi, troppo pochi ad alzare la mano quando si trattava di mettersi in gioco, di abbandonare la confortevole zona del “ chi me lo fa fare?”.

E’ il tempo di allettare non pochi ma molti docenti ad abbandonare quella confortevole zona troppo monotona, troppo grigia perché possa essere accettabile per gli studenti italiani che hanno bisogno di persone preparate, competenti ma soprattutto di persone entusiaste che credono in se stesse e negli altri.

Il ruolo del dirigente tecnico

Ho concluso la mia carriera come dirigente tecnico . Ho fatto sicuramente più fatica di quanta non ne abbia fatta per gli altri ruoli a tentare di spiegare qual è il ruolo di dirigente tecnico alle persone come la gentile ragazza che mi ha compilato il modulo di pensionamento. Certo non perché non avessi chiaro quali fossero i compiti di un dirigente tecnico ben spiegati anche nell’Atto di Indirizzo della funzione. E certo non perché non ci fosse da raccontare. Anzi. La gente che manda i figli a scuola chiede di capire l’utilità di ciò che si fa. “ Che cosa facevi e a cosa serviva quello che facevi? “ Ecco. Questo è il punto. In tutti i ruoli che ho ricoperto non ho mai avuto alcun imbarazzo a procedere rispondendo a me stessa delle azioni che ponevo in atto e, da docente, ad alunni e famiglie e all’Istituto di cui facevo parte e, da dirigente , ad alunni, famiglie, Istituto e Comunità in cui l’Istituto era inserito. E se non era semplice raccontare a tutti le cose ( ma come sarebbe stato possibile considerata la complessità della Scuola, difficile da comprendere anche da parte dei massimi esperti di Scuola) , qualcosa nei fatti emergeva. Ed io non mi sono mai sentita inutile. Mai.

Ma parlare di ispezioni per raccontare il ruolo del dirigente tecnico , cosa che un dirigente tecnico è ovviamente tenuto a fare, è piuttosto limitante. Si dovrebbe poter dire che è un tecnico della scuola e come il tecnico della caldaia, se lo chiamo, mi sistema la caldaia , un tecnico della scuola ,se lo chiamo, forse non aggiusta ma può aiutarmi a capire dove sta l’inghippo, se ci sta . Deve avere il tempo di studiare, approfondire ma poi anche di mettere in pratica per vedere se funziona ciò che ha pensato e non lo può certo fare da solo.

I dirigenti tecnici di ruolo come me in Italia sono poche decine . Gli altri sono prestati al ruolo per un tempo determinato. E sono anch’essi poche decine. Che mi risulti , gli uni e gli altri, devono sapere e saper fare un po’ di tutto , ovviamente riferito all’amministrazione scolastica, ma in primis devono essere dei bravi amministrativi.

Quando ho assunto il ruolo di dirigente tecnico ho scoperto che il Comparto di mia appartenenza non sarebbe più stato quello della Scuola ma quello dei Ministeri. Ho capito di essere non più persona di scuola ma “ una” ministeriale. Ho avuto la fortuna , soprattutto come coordinatore del servizio ispettivo regionale della mia Regione, di apprezzare le persone che al Ministero lavorano e che avevo sempre sentito lontane e quasi irraggiungibili.

Ho scoperto e conosciuto persone che lavorano molto e che hanno il coraggio di ammettere che , per il loro ruolo e posizione , sono distanti dalle scuole e , quando partecipavo agli incontri dedicati su vari temi, chiedevano a noi degli Uffici regionali di operare quel raccordo. Ho trovato questo molto onesto.
Io ci ho provato, ossia ho provato a fare da raccordo tra il mondo ministeriale e quello scolastico. Con forza e determinazione ma , se da docente e dirigente scolastica, non mi sono mai sentita inutile , da dirigente tecnico più volte ho faticato a rispondere a me stessa alla domanda “ Ma quello che stai facendo è o non è una buona riparazione di caldaia? E’ di qualche utilità per le scuole considerato che il tuo Ufficio di appartenenza si fregia dell’aggettivo “scolastico ”. E non ho problemi a dire che l’imbarazzo nel rispondere, anche solo a me stessa, era grande.

I dirigenti tecnici , almeno quelli di ruolo, dovrebbero avere la forza della libertà di pensiero e di azione naturalmente nel rispetto delle norme e, confrontandosi, alla pari, con l’Amministrazione di appartenenza. Dovrebbero poter avere sempre e tutti il senso della loro utilità che è proprio quello di ricercare una possibile coerenza tra i massimi sistemi ministeriali , spesso astratti ,e le esigenze concrete delle scuole ed avere quella forza dirompente che un amministrativo puro non potrà mai avere perché costretto ad applicare , con poche possibilità di discrezionalità, le richieste poste nei luoghi in cui è necessario o si può solo parlare dei massimi sistemi.

In Italia non si è molto coraggiosi. I Dirigenti tecnici stanno di fatto scomparendo. Con qualche avviso qua e là si scelgono , figure prestate al ruolo che , per ragioni evidenti, di nessuna libertà di pensiero e di azione potranno mai godere.
Si pensa che le scuole , nella loro autonomia, possano anzi debbano fare da sole e non abbiano bisogno di alcun sostegno tecnico. In realtà da sole non le si lascia decidere quasi nulla perché, allora sì ,che se ne vedrebbero delle belle! Ma delle belle senza ironia sottesa perché delle scuole occorre sapersi fidare ed occorre dare loro fiducia.

Quando ho presentato la mia domanda di pensionamento, prima , per mancata identificazione del ruolo, rubricata come domanda da dirigente scolastico e poi tramutata in domanda di pensione come dirigente tecnico ho scritto alle scuole e ho avuto rimandi di cui ringrazio profondamente tutti, docenti e dirigenti; rimandi che sono a mio avviso la più bella risposta sul senso del ruolo di un dirigente tecnico.

Per raccontare a chi me lo chiede che cosa fa un dirigente tecnico ho capito che, forse, è più semplice dire quello che non deve fare. Non deve dimenticarsi che ciò che fa, lo fa sì per l’Ufficio di appartenenza , ma soprattutto per le scuole. E’ un tecnico al servizio delle scuole. E se qualche Ufficio, distratto da altro, se lo dimentica, è dovere del Dirigente Tecnico riuscire a non dimenticarlo e a non farlo dimenticare.

Non da solo però. Aiutato da chi ha il potere, se vuole, di ridare vera forza a questo ruolo e ai ruoli di quelli che vivono nella scuola perché anche chi di scuola capisce poco possa capire subito il senso concreto del ruolo di ciascuno e non abbia mai più bisogno di chiedere “ Ma , dimmi, concretamente tu cosa fai?”.