Che cosa sono gli Its, gli istituti su cui punta Draghi per il lavoro dei giovani

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Un miliardo e mezzo per gli Its, gli istituti tecnici superiori. E’ questa la scommessa del governo Draghi per la formazione: rafforzare quella che dal 2010 costituisce, a fianco dell’Università, il secondo sistema di istruzione terziaria. Per ora i diplomati in questo percorso di studio sono molto pochi: gli iscritti nel 2020 ai due anni di percorso erano 18 mila e gli Istituti sono concentrati nelle aree più industrializzate del Paese, nel Nord – Lombardia e Emilia Romagna – e nel Centro Italia anche se lo scorso anno Campania e Puglia hanno avviato diversi progetti.

Cosa prevede il Recovery fund

Nel piano nazionale di recupero e resilienza già scritto dal governo Conte II era stata stanziata la stessa cifra con lo scopo di «decuplicarne in 5 anni gli studenti creando anche una maggiore osmosi tra gli Its e i percorsi universitari», superando la quota simbolo di 150 mila iscritti. Si tratta infatti di corsi biennali professionalizzanti basati anche su una forte componente pratica di apprendistato riservati ai diplomati delle scuole superiori. Gli Its – rispetto alle Università – hanno una forte flessibilità organizzativa: gli insegnanti provengono per il 70 per cento dal mondo delle imprese che partecipano anche alla governance degli Istituti grazie a partnership delle associazioni di categoria locali.

I 107 Its

Sono scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo che preparano i quadri intermedi specializzati. Al momento ce ne sono 107 e sono divisi in 6 aree per un totale di oltre 700 corsi: efficienza energetica; mobilità sostenibile; nuove tecnologie della vita; nuove tecnologie per il made in Italy (Servizi alle imprese, Sistema agro-alimentare, Sistema casa, Sistema meccanica, Sistema moda); tecnologie dell’informazione e della comunicazione; tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e turismo.

Il modello tedesco

La formula degli Its, che è stata introdotta seguendo il modello duale delle Fachhochschule in Germania – che hanno circa 800 mila iscritti – e dagli analoghi percorsi in Francia, garantisce tassi di occupazione da record. Secondo il monitoraggio nazionale 2020, realizzato su incarico del Ministero dell’Istruzione dall’Indire, l’83% dei diplomati Its trova lavoro a un anno dal diploma e il 92,4% di questi riesce a impiegarsi in un’area coerente con il proprio percorso di studi. Il 79,3% si ritiene soddisfatto della propria scelta e il 93,5% ha apprezzato i propri docenti. Un panorama diametralmente opposto a quello delle Università italiane, che secondo i dati sull’occupazione dei neolaureati diffusi a febbraio 2021 e basati sulle rilevazioni Eurostat sono fermi al 58.7, penultimi in Europa davanti alla Macedonia del Nord.