Corsi di recupero alle superiori e il prossimo anno inizierà prima

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da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Sono diverse le ipotesi sulla scrivania del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che nelle prossime settimane dovrà declinare in misure specifiche il programma di recupero e di riforma che il premier Mario Draghi ha condensato nel suo discorso al Senato. Ma alcune certezze il ministro le ha già: «Per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno» si comincerà con una rilevazione degli apprendimenti, per capire cosa è stato perso in questi mesi. Una prima mappa arriverà dai test Invalsi che cominciano il 1° marzo con le quinte superiori per poi passare alla terza media ad aprile e alle elementari a maggio. Per «rivedere il disegno del percorso scolastico annuale» e decidere come «allineare il calendario scolastico» invece Bianchi ha intenzione di istituire a breve un tavolo tecnico che lavori ad una proposta che sia condivisa anche con gli esperti, le Regioni e i sindacati. Questi ultimi si sono già espressi contro l’allungamento delle lezioni fino a fine giugno, ma è sul tavolo l’ipotesi di una mediazione che consenta di organizzare corsi di recupero mirati per le scuole superiori già prima dell’estate. Così come non è da escludere l’idea di provare ad anticipare la ripresa del prossimo anno scolastico ai primi di settembre: il problema è quello di riuscire ad accorciare i tempi per le assunzioni e di trovare professori nelle graduatorie, che ormai in molte province e per molte materie sono vuote. Oltre ai circa 30 mila prof che stanno finendo il concorso straordinario in questi giorni, per riempire tutte o quasi le cattedre il ministro potrebbe pensare anche ad una «stabilizzazione temporanea», come aveva ipotizzato nel suo rapporto sulla scuola lo scorso luglio.

Se la decisione più attesa è quella che riguarda la maturità 2021 — ieri l’ex ministra Azzolina gli ha chiesto di riflettere su un esame in continuità con quello dello scorso anno — il panorama disegnato da Draghi riguarda anche gli anni a venire con ipotesi di riforma del percorso scolastico «con innesti di nuove materie e metodologie» combinando discipline umanistiche e scientifiche che «aderisca agli standard qualitativi richiesti anche nel panorama europeo»: nel suo ultimo libro Bianchi aveva ipotizzato l’amento dell’obbligo scolastico a 17 anni e il liceo di quattro anni.

Ma se il percorso per il futuro delle scuole è ancora da disegnare, c’è una riforma già in cantiere: è quella degli Its, Istituti tecnici superiori, per i quali è previsto nel Recovery plan uno stanziamento record di un miliardo e mezzo, «20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia». Si tratta di percorsi biennali composti per metà di tirocinio nelle aziende e per metà di studio accademico rivolto ai diplomati delle scuole superiori che si affianca a quello universitario. Al momento gli studenti sono 18 mila, soprattutto nelle regioni del Nord, ma in cinque anni l’ambizione è di decuplicare i posti di questi istituti che garantiscono tassi di occupazione di oltre l’80 per cento.