Dagli Its al recupero delle ore in presenza perse, la ricetta Draghi per la scuola

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Al capitolo Its il Recovery Fund, su input di Lucia Azzolina, riserva un finanziamento importante, 1,5 miliardi di euro, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia.

A memoria è la prima volta che un premier, nel discorso programmatico in Parlamento, parla di Its, cioè di Istituti tecnici superiori, e li indica come “pilastro educativo”, come accade da anni in paesi nostri competitor come Germania e Francia. Al capitolo Its il Recovery Fund, aggiunge Draghi, riserva un finanziamento importante, 1,5 miliardi di euro, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. In questo, Draghi conferma l’investimento robusto messo sugli Its da Lucia Azzolina. Il nuovo presidente del consiglio mette subito dei paletti: «Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate».

La sfida Its
È questo l’altro cambio di passo sulla scuola che si legge nell’intervento di Mario Draghi, accanto al forte monito a recuperare gli apprendimenti persi per la “troppa” Dad a causa della pandemia. Gli Its sono nati da una decina di anni in Italia, sfornano numeri sull’occupazione importanti, oltre l’80% degli studenti diplomati trovano una occupazione, nella quasi totalità dei casi l’impiego è coerente con il percorso di studio e lavoro svolto nel biennio di corso. La chiave del successo è lo stretto legame con le imprese e i territori. Purtroppo, i ragazzi iscritti sono ancora pochi, intorno ai 14mila, e finora non hanno saputo/voluto decollare. I numeri in campo sono notevoli: è stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale, ha ricordato sempre Draghi.

Formazione in linea con le competenze chiave per il rilancio del Paese
Una citazione Draghi l’ha fatta anche su futuro e compiti dell’offerta formativa. Qui il discorso ha preso avvio dalle donne. Per Draghi «garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali». Il passaggio è cruciale, e anche qui, a memoria, è un’altra prima volta che un premier, presentandosi in Parlamento, parla di competenze Stem. Draghi ha poi chiosato, tracciando anche qui la linea: «Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese».