L’affondo di Draghi: recuperare le ore perse. Verso le prove Invalsi da marzo

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da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Sulla scuola sono tre i messaggi forti lanciati ieri dal premier Mario Draghi dall’Aula del Senato. Primo: la didattica a distanza ha saputo garantire «la continuità del servizio», in piena emergenza sanitaria, ma, è altrettanto vero, che ha creato «disagi» e rimarcato «diseguaglianze», specie a danno degli alunni del Sud. Adesso, quindi, occorre cambiare marcia: bisogna «tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie» (oggi molte lezioni sono di 40-50 minuti, con rarissimi “sforamenti” nel primo pomeriggio, per adeguarsi alle esigenze dei trasporti). In quest’ottica, sarà necessario «rivedere il percorso scolastico annuale», e «allineare il calendario delle lezioni» alle esigenze imposte dalla pandemia. Per il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e per le regioni (che hanno competenze sui singoli calendari) il primo input di Mario Draghi significa accelerare sulla strategia per rimediare alle ore di didattica in presenza perse da marzo (su circa 1,7 milioni di studenti delle superiori, a inizio febbraio, solo 1 milione, il 61,2%, ha avuto assicurato il servizio con la Dad). Qui serve investire fondi e scegliere tra corsi di recupero pomeridiani o a settembre 2021 o lezioni fino a fine giugno, inizi luglio.

Un primo passo per “certificare” il gap formativo (che studi internazionali stimano tra il 30 e il 50% in matematica e nelle lingue) potrebbe essere il via libera (è in discussione in queste ore) alle prove Invalsi per i 500mila maturandi di quinta superiore. I test in italiano, matematica e inglese sono in calendario a marzo (resta da capire se saranno o meno obbligatori per gli esami).

Il secondo messaggio è il riferimento agli Its, gli istituti tecnici superiori, partecipati dalle imprese; un fiore all’occhiello, con tassi di occupazione superiori all’80%. Draghi ha confermato nel Recovery Fund gli 1,5 miliardi di euro, voluti da Lucia Azzolina, «20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Ma occorre innovare l’attuale organizzazione», ha detto Draghi. L’obiettivo è avvicinare Francia e Germania, al top nell’istruzione subito professionalizzante. La strada è questa: nel 2019-23 si stima un fabbisogno di circa 3 milioni di diplomati tecnici nell’area digitale e ambientale.

Il terzo messaggio di Mario Draghi, in discontinuità con i precedenti governi, è la necessità di rivedere i percorsi educativi, che, pur mantenendo gli standard qualitativi richiesti, prevedano «innesti» di nuove materie e metodologie, coniugando «le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo». Un invito ad ammodernare la scuola, aprendo alle discipline Stem, a cominciare dalle ragazze. Ma l’invito è anche ai docenti, con una formazione (obbligatoria) che «allinei l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni» (e, aggiungiamo noi, dei nuovi lavori e delle nuove imprese).