Cogliere le opportunità

Cogliere le opportunità

di Dino Castiglioni

Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze.”(Costantino Kavafis)

La riflessione sulle condizioni di sicurezza da attuare per permettere un rientro a pieno regime degli alunni e del personale tutto nelle scuole è stata nuovamente riproposta con l’insediamento del nuovo Ministro dell’Istruzione. A onor del vero si tratta di una discussione in sè mai sopita ma che denota come a tutt’oggi sia oggettivamente difficile individuare soluzioni univocamente sicure e soprattutto condivise. L’esperienza con cui il mondo intero si trova da un anno a convivere, pone ad ognuno di noi una serie di interrogativi le cui risposte debbono necessariamente essere individuate in un’ottica di tipo complesso e complessivo.

Si avverte anzitutto la necessità di fornire quanto più possibile certezze in ordine a comportamenti da assumere per la gestione di una pandemia che non rappresenta più un fenomento eccezionale, episodico o limitato nel tempo ma che è diventata viceversa sempre più  “strutturale” alla quotidianità. 

Si pone quindi la necessità, affermata peraltro in diverse occasioni, di comprendere come convivere con questo virus, nell’attesa che la diffusione delle vaccinazioni sia tale da poter permettere una qualsiasi forma di superamento delle situazioni attuali.

Ma convivere con il virus non può significare, alle condizioni date, una radicale sospensione delle fondamentali esigenze di mobilità, di produzione, di relazioni sociali, di tutela economica del Paese. Si tratta al contrario di migliorare sempre più regole di protezione che permettano una gestione della quotidianità accettabile, in quanto condivisa e consapevole, in qualsiasi settore.

E’ evidente agli occhi di tutti che non esiste un ambiente assolutamente protetto o immune dai contagi, per la ovvia natura con cui qualsiasi virus, e questo in particolare,  si diffonde. Si tratta a mio avviso, invece, di adottare sempre meglio strategie di protezione diffusa, che ci permettano di gestire tale realtà, non  estremizzando comportamenti e azioni, tra chi propone chiusure radicali e chi  vorrebbe pressioni meno invasive; è il virus che detta la tempistica e per quanti sforzi si stiano facendo nessun’area è a tutt’oggi immune. Allora la domanda è: si può convivere con questo virus ridefinendo un sistema di relazioni sociali e rimettendo in moto i vari settori del Paese? E’ possibile riprendere in mano la nostra vita, seppur con forme e modalità nuove? In tale situazione, possiamo dire che la scuola, con l’adozione della didattica a distanza,  ha dimostrato di riuscire ad affrontare e gestire le criticità conseguenti all’espandersi dei contagi; si tratta di un modello che ha certamente bisogno di strutturarsi meglio ma soprattutto è fondamentale acquisire consapevolezza che tale modalità non sarà più eccezionale od occasionale, ma diventerà, almeno nel medio periodo, complementare alla didattica ordinaria. Ma la didattica distanziata non è figlia di un dio minore, è uno strumento funzionale all’apprendimento, così come lo è la didattica complessivamente intesa, in quanto finalizzata alla crescita dell’alunno e dello studente, dove il rapporto con il docente assume una valenza significativa, essendo caratterizzato anzitutto da un rapporto di fiducia reciproca, e dove  lo studente è reso protagonista della propria crescita. Si tratta allora di comprendere come riuscire a dare continuità alla didattica, sia questa in presenza o a distanza, avendo entrambe come sfondo il rapporto fiduciario che deve instaurarsi tra docente e discente. 

Affermato il principio, si tratta di verificarne la praticabilità, e la praticabilità passa attraverso alcune situazioni fondamentali, tra le quali ad esempio una digitalizzazione diffusa con strumenti adeguati a disposizione di studenti e docenti. Effettuare una rilevazione finalizzata unicamente a verificare la presenza di una connessione senza accertarsi se lo strumento di lavoro è un pc o uno smartphone, non è cosa da poco, perchè un conto è lavorare su una postazione fissa,  altro operare da uno smartphone… altro elemento, affinchè la didattica distante sia all’altezza, è fornire ai  docenti le competenze necessarie, perchè se è vero che molto in questo ultimo periodo è stato fatto, è altrettanto vero che non è didattica a distanza il semplice  invio di compiti da svolgere. E se oggi il dibattito si concentra sulla riflessione di un prolungamento ancorchè parziale dell’anno scolastico, significa che si sono avvertite le avvisaglie che il modello adottato non è riuscito a intervenire in misura adeguata per colmare la distanza sugli apprendimenti che una scuola in presenza avrebbe potuto realizzare, come è altrettanto vero che gli studenti che necessitano di maggior supporto hanno evidenziato significative carenze di apprendimento con conseguente rischio di espulsione dal sistema. Diventa quindi sostanziale porsi la domanda sul che cosa si intende con l’affermazione di “mettere in protezione” il sistema scolastico, e forse prima ancora, di cosa c’è bisogno perchè tale protezione sia diffusa e generalizzata. Si tratta, a mio giudizio, di porsi in un’ottica che non crei contrapposizioni tra “favorevoli”, “contrari”, “diffidenti” sugli strumenti da adottare, ma di condividere, al contrario, l’orizzonte su cui puntare; e l’orizzonte non può che essere quello di individuare strumenti che favoriscano gli apprendimenti, favorendo l’innalzamento culturale degli studenti e delle studentesse, con strumenti e professionisti dell’educazione, perchè tali sono i docenti, all’altezza delle nuove sfide che si preannunciano. Superate le criticità iniziali, dovute ad un modello didattico poco conosciuto e soprattutto poco praticato, sono emerse significative esperienze positive di didattica distante, che hanno contribuito a salvaguardare il gruppo classe e la continuità dell’apprendimento e dell’insegnamento. Sarebbe interessante se si potesse costituire una piattaforma diffusa di tali esperienze, così da realizzare una rete di conoscenze e di competenze al servizio del Paese. Esiste già peraltro un modello consolidato e validamente funzionante, di didattica distante, che è quello della Scuola in Ospedale; è un modello vincente, in quanto finalizzato all’obiettivo di permettere agli alunni che temporaneamente non possono frequentare, di mantenere i contatti con il proprio gruppo classe e soprattutto essere partecipi, ancorchè fisicamente distanti, alla vita della propria scuola. Quanto ci troviamo a gestire oggi è in un certo senso analogo; dobbiamo riuscire a mantenere le condizioni di partecipazione attiva anche se con modalità diverse, nuove, in alcuni casi inesplorate. Ma questo non può essere motivo di preoccupazione, al contrario, le risorse professionali presenti nella scuola potrebbero far emergere idee  e proposte interessanti circa l’individuazione delle migliori strategie da adottare. Ritengo che elaborare “dal basso” percorsi didattici innovativi potrebbe contribuire a favorire soluzioni positive, ovviamente se supportate da opportune misure, quali come detto la capillarizzazione di una rete digitale adeguata, azioni formative a sostegno di una didattica innovativa, articolazione dell’anno scolastico funzionale agli apprendimenti.

E’ importante peraltro che le istituzioni scolastiche nel loro insieme siano supportate e affiancate nella gestione e nel governo delle criticità emergenti, nell’ottica di un’autonomia governata e coordinata, finalizzata al raggiungimento di comuni obiettivi. La formazione per sua stessa natura è ricerca, cioè individuazione e scoperta di nuove strade che permettano di considerare “l’orizzonte” non come un limite ma come un’opportunità, da raggiungere e superare. E la scuola, seppur non da sola, è “laboratorio”, oltrechè “palestra di educazione”; la formazione, l’educazione hanno la caratteristica del “già e non ancora”; del non considerarsi mai appagate dei risultati raggiunti ma capaci di affrontare le sfide che quotidianamente vengono proposte, per permettere alle giovani generazioni di diventare consapevolmente protagoniste della propria crescita e soprattutto artefici del proprio futuro.