“La scuola non si chiude”, la protesta contro il nuovo Dpcm. E sui social parte la campagna per i congedi parentali

da la Repubblica

ROMA – Con il nuovo Dpcm, il primo del governo Draghi, le scuole di ogni ordine e grado resteranno chiuse nelle zone rosse e nelle aree ad alto rischio ovvero ovunque si dovessero superare i 250 contagi ogni 100 mila abitanti, a prescindere dal colore della regione. E subito rimonta la protesta. Per ora online. “La scuola non si chiude”, “Vergognatevi. Basta colpire le scuole” sono i cartelli che girano in rete, rimbalzano di chat in chat, siglati #PrioritàAllaScuola, il movimento nato lo scorso anno per ridare centralità all’istruzione diventata intermittente a causa della pandemia e delle scelte di governo.  A Napoli la protesta è uscita dagli schermi: una ventina di alunni di terza, quarta e quinta elementare hanno dato vita a una mobilitazione no Dad nel bosco di Capodimonte. E Anita, la studentessa torinese di soli 12 anni simbolo della protesta No Dad, annuncia: “Se decidono di chiudere di nuovo le scuole, torniamo in piazza a protestare”.

Ma c’è un altro fronte della protesta: da gennaio migliaia di genitori, soprattutto madri, sono costretti a utilizzare le ferie per stare a casa con i figli in isolamento fiduciario. Perché dicono, Francesca Fiore e Sarah Malnerich (alias Mammadimerda) e Cristina Sivieri Tagliabue, il decreto sui congedi parentali straordinari per la pandemia non sono stati rinnovati. Le ideatrici della campagna “Mamma ho perso il congedo” hanno raccolto centinaia di testimonianze di donne “sull’orlo di una crisi di nervi” costrette “a prendere ferie, permessi non retribuiti, a inventare soluzioni funamboliche perché non tutte le categorie dispongono di questi istituti (si pensi a personale medico e sanitario che non può chiedere ferie in pandemia)”.

“Dopo le nostre denunce sui social e mezzo stampa leggiamo sulle agenzie le dichiarazioni della ministra Bonetti, dei responsabili di Forza Italia e di Cecilia D’Elia del PD – affermano – Speriamo non siano solo buoni propositi, ma che finalmente si decida, dopo 2 mesi di totale incuria delle persone in difficoltà, i partiti riescano a fare qualcosa per le donne e, in generale, per le persone che si sono trovate in difficoltà”.

Il decreto ‘sostegno’ a cui sta lavorando il governo, così si chiamerà il quinto provvedimento ristori finanziato da 32 miliardi di scostamento, dovrebbe infatti contenere anche la proroga dei congedi parentali covid retribuiti al 50%. La misura costa circa 50 milioni di euro e potrà essere richiesta per gli studenti fino a 14 anni.

La responsabile della Famiglia e delle Pari opportunità aveva spiegato che “lo smart working (per ora) viene esteso fino al 30 aprile. E le misure dovrebbero essere retroattive: chi sceglierà il congedo potrà recuperare l’indennità dovuta, il bonus babysitter potrà essere utilizzato per pagare le ore già lavorate”. “Siamo al lavoro con il mef e con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il governo è pronto e già in settimana dovremmo avere le prime risposte” aveva aggiunto.

Con la chiusura delle scuole, infatti, la situazione specialmente per le donne è peggiorata in modo significativo. “A macchia d’olio, Regioni e i Comuni hanno deciso di rinunciare alle scuole primarie e secondarie, ma le misure previste dal Governo coprono i congedi solo e unicamente ove le restrizioni siano previste a livello centrale. Per cui, ad ogni decisione “solista” corrispondono migliaia di famiglie in difficoltà” raccontano. Inoltre “i congedi sono una soluzione che non copre i lavoratori e le lavoratrici autonome e che comunque non sono previsti in caso di smartworking. Ma lo smartworking è lavoro e difficilmente si concilia con la gestione dei figli e della dad”.”Oggi – concludono – ci sarà il primo Dpcm del governo Draghi. Speriamo possano finalmente mettere una “pezza” a questa drammatica situazione, perché le ferie sono più che contate, contatissime, e servono per coprire i periodi in cui la scuola è chiusa d’estate. Ce la faremo?”