Un Papa a Ninive

Un Papa a Ninive

di Maurizio Tiriticco

Oggi, 7 marzo 2021, un Papa ad Erbil! Una città come un’altra! Ma, se pensiamo a ieri, ma uno ieri molto lontano, Erbil era l’antica Ninive! Posta sulla riva sinistra del Tigri, nel nord della Mesopotamia, la terra “tra i due fiumi”, il Tigri e l’Eufrate. E fu capitale del potente Regno Assiro! Su cui regnò un grande re, Sennacherib, vissuto dal 704 al 681 avanti Cristo! Che costruì un impero ricco e potente! E tutto ciò mentre da noi nell’antico Lazio in quegli anni – la storia ci dice nel 753 a.C. – poco lontano dal corso di un fiume, su di un colle un poco più in alto, due fratelli scavavano un solco quadrato che delimitava il terreno dove avrebbero fondato una città. Si fa per dire! In effetti si trattò di un villaggio! E di sole capanne! La città – si fa per dire – si chiamò Roma! Ma in seguito avrebbe divenne Roma e poi sottomise il Lazio, e poi la penisola e poi ancora – un decennio dopo l’atro – tutte le terre che si affacciano sul Mediterraneo, il Mare Nostrum! Ma il tutto, allora, nel 753, a.C., era ancora da venire! E ci vollero secoli. Infatti, solo con l’Imperatore Traiano l’impero romano avrebbe raggiunto la sua massima espansione. E in una ventina di anni: dal 98 al 117 dopo Cristo: perché tanto durò l’impero di Traiano.

In seguito Erbil fu ampliata e abbellita, soprattutto da Assurbanipal (668-626 a.C.), con cui raggiunse l’apice del suo splendore. Il web mi dice che le sue mura si estendevano per 12 chilometri su un’area di 750 ettari. Ma mi dice anche che la sua distruzione, operata nel 612 a.C. dai Medi e dai Caldei, segnò anche la fine del grande Regno Assiro. Nell’area di Ninive si distinguevano due zone rispettivamente a nord e a sud del fiume Khosr, Kuyunjiq e Nebi Yunus,dominate dalla massa di due tell omonimi, ovvero terrapieni artificiali generati dalle rovine di antiche costruzioni. Nella Bibbia, nel Libro di Giona, la missione del profeta è ambientata proprio a Ninive.

Oggi Erbil si trova nell’estremo nord dell’Irak, a pochi chilometri dal confine turco e a pochi chilometri da Mossul, tristemente nota per vicende recenti. Nel giugno del 2014 la città cadde in mano ai miliziani del cosiddetto “Stato Islamico”, che distrussero i suoi più importanti monumenti storici e religiosi. Ricordo la moschea dedicata al profeta Giona, del XIII secolo, la grande moschea di al-Nuri,, le millenarie mura di Ninive, i numerosi manoscritti e documenti della biblioteca, una delle più antiche dell’Iraq e di grande rilevanza storica. Distrussero anche a colpi di piccone numerose statue e reperti risalenti all’Impero assiro, gelosamente conservati nel Museo della città. Ma Erbil poi si è ripresa ed oggi sta faticosamente ricostruendo il suo antico splendore. E può anche permettersi di ospitare un Papa, nella massima sicurezza e con tutti gli onori che sono dovuti ad un Grande della Terra.

Io sono stato in Irak e ne ho uno splendido ricordo, nonché delle sue città e dei suoi abitanti. Era l’agosto del 1997. C’era il regime di Saddam Hussein! Ed era difficile andare in Irak. Perché, in seguito alla “prima guerra del Golfo” (1990-91), l’Onu aveva imposto al regime irakeno un embargo internazionale, perché si era reso responsabile di avere aggredito l’Emirato del Kuwait, uno Stato piccolo e indifeso, ma ricco di petrolio. Pertanto, in seguito alla imposizione dell’Onu, l’Irak non poteva più avere rapporti politici ed economici con altri Paesi. Era una sorta di condanna ad un progressivo impoverimento, per un Paese che molti prodotti, soprattutto industriali, doveva importarli dall’estero.

Così l’Irak era raggiungibile solo per via terra. E noi, turisti un po’ curiosi e un po’ spericolati, per raggiungere Bagdad, dovemmo raggiungere in aereo Amman, capitale della Giordania e di lì raggiungere l’Irak. Un’autostrada libera e veloce, da Amman a Bagdad, in pullman: 950 chilometri e tutti in pieno assolato deserto. E poi e poi… al prossimo pezzo…