Mobilità docenti: la questione del blocco quinquennale ne rallenta l’avvio

da Tuttoscuola

Quando un mese fa Patrizio Bianchi è stato nominato ministro, si è trovato sul tavolo due obiettivi principali affidatigli dal presidente Draghi: il recupero degli apprendimenti persi dagli alunni per i tanti giorni trascorsi in DaD lontani da scuola, e la presenza degli insegnanti in cattedra al prossimo inizio delle lezioni.

Per il primo obiettivo, il recupero, sembra abbia rinviato tutto al prossimo anno, rinunciando, a quanto pare, al prolungamento dei giorni di lezione a giugno, un’ipotesi non gradita da molti studenti e dai rappresentanti sindacali degli insegnanti.

Per il secondo obiettivo (tutti gli insegnanti in cattedra a settembre) – indubbiamente il più impegnativo e il più difficile da realizzare – il Ministro non ha ancora scoperto le carte, ma nel frattempo ha trovato sul suo cammino un pesante ostacolo da superare: la richiesta di rimozione del vincolo quinquennale di permanenza in sede dei neo assunti in ruolo.

Una richiesta che è diventata un ostacolo per la stabilizzazione, in quanto, in sede di confronto sulla mobilità docenti, i sindacati hanno unanimemente richiesto un impegno politico al ministro prima di concludere la definizione del nuovo contratto integrativo sui trasferimenti.

Senza la definizione di un chiaro impegno politico per chiedere al Parlamento di eliminare o attenuare quel vincolo diventato ancor più pesante nella situazione pandemica attuale, il contratto integrativo sulla mobilità docenti potrebbe tardare ad essere definito, con conseguenti ripercussioni su tutte le altre procedure di stabilizzazione del personale, comprese le nomine in ruolo e quelle dei supplenti annuali o fino al termine delle attività.

Il ritardo sulla mobilità docenti potrebbe, dunque, generare un effetto domino su tutte le altre procedure di assetto degli organici del personale.

Negli ultimi anni entro la prima decade di marzo era già stata pubblicata l’ordinanza ministeriale sulla mobilità del personale (l’anno scorso a causa dell’imprevista emergenza sanitaria è stata pubblicata due settimane dopo).

Sarebbe stato auspicabile che quest’anno, considerato l’obiettivo annunciato dal presidente Draghi, i tempi della mobilità degli insegnanti fossero anticipati, anche se va detto con franchezza che quel traguardo si prospettava troppo ambizioso e quasi irraggiungibile già al momento del suo annuncio.

Se per quest’anno l’obiettivo difficilmente sarà raggiunto (a meno di soluzioni straordinarie adottate dal ministro), per l’anno prossimo si potrebbe scegliere per tempo un’altra strada: svincolare la definizione della mobilità docenti dall’esito delle iscrizioni scolastiche (un vincolo diventato meramente formale e assolutamente non condizionante per gli organici dei docenti su cui si basa la mobilità).

L’ordinanza sulla mobilità docenti potrebbe essere emanata prima di Natale, guadagnando tre mesi di tempo su tutte le procedure di sistemazione degli insegnanti e consentendo la normalizzazione di avvio delle lezioni.