Legambiente, scuola: “In 7 anni finito meno del 50% dei progetti finanziati”

da la Repubblica

In sette anni meno della metà dei progetti finanziati per l’edilizia scolastica è stato concluso. È uno dei dati presentati oggi da Legambiente con Ecosistema Scuola, report annuale giunto alla ventesima edizione. Secondo il dossier dell’associazione ambientalista dal 2014 al 2020, su 6.547 progetti previsti, 4.601 sono stati finanziati e solo 2.121 portati a termine. Dallo studio emerge anche che il 29% degli edifici necessita di interventi urgenti, una scuola su due non ha impianti per lo sport, e il tempo pieno è predominante al Centro Nord. Un dato al quale ha subito risposto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che intervenendo alla presentazione del rapporto ha affermato: “Noi non aspettiamo il Recovery Plan, siamo in grado di agire subito con le risorse di questo ministero, oggi firmo un decreto per assegnare a province e città metropolitane 1 miliardo e 125 milioni di euro per la messa in sicurezza delle scuole superiori”.

“Iniziamo a lavorare soprattutto nel Sud ha detto il ministro -. Il cambio di passo facciamolo insieme: non c’è il governo e il mondo che aspetta, dobbiamo rimetterci tutti in movimento, solo così usciamo dalla crisi e dall’emergenza. Dobbiamo avere scuole sicure. Il Paese deve mostrare capacità di reazione basata sulla profonda capacità di innovazione per reagire agli ultimi 40 anni in cui sono cresciute le diseguaglianze, tra Nord e Sud, Centro e periferie, differenze di genere, che sono inaccettabili. Nel rapporto Legambiente ci sono dati chiari. Dobbiamo investire sulla sicurezza delle scuole, adesso. Abbiamo risorse che stimo sbloccando per permettere di costruire scuole nuove che siano luoghi di accoglienza, socialità. Sono 40 mila e 200 gli edifici scolastici in Italia. Poi dobbiamo fare scuole nuove, sicure, diverse”, ha concluso Bianchi.

Le strutture per lo sport sono presenti al nord in più di una scuola su due, mentre mancano in oltre il 60% delle scuole del centro, nel 55% circa di quelle del Sud e quasi nel 64% di quelle delle isole. Giardini e aree verdi fruibili sono una realtà presente in più dell’80% delle scuole del Centro-Nord, ma mediamente solo in una scuola su quattro del Sud e delle isole. Molte amministrazioni meridionali stanno cercando di colmare questo divario, ma l’accumularsi di problematiche trascurate nel tempo come la manutenzione ordinaria e straordinaria, rende necessari oggi interventi più radicali e fondi più cospicui.

Il 29,2% delle scuole ha bisogno di manutenzione urgente, la spesa media nazionale per la manutenzione straordinaria per ogni edificio è di quasi 71mila euro e questa urgenza viene dichiarata dai capoluoghi del Sud per il 31,5% degli edifici, con una spesa media per edificio di circa 41mila euro. Nelle isole, il 63% degli edifici necessitano di interventi urgenti e la spesa media per edificio per la manutenzione urgente si attesta sui 5.500 euro. La principale emergenza rimane per questi territori la messa in sicurezza degli edifici, che raggiunge un livello di allarme nelle isole, dove, nonostante oltre il 63% delle scuole sia in area sismica 1 e 2 (a fronte di una media nazionale del 41%), solo il 6,3% degli edifici risponde ai criteri della normativa antisismica (per una media nazionale ricordiamo essere del 30,8%).

Alcuni servizi essenziali nella scuola negli anni sono stati ridotti, come quelli per il trasporto pubblico scolastico e il servizio di scuolabus è passato, dal 2010 al 2018, dall’interessare quasi il 33% degli edifici al 23%, senza lo sviluppo di una mobilità alternativa casa-scuola. Differenze territoriali enormi ci sono anche rispetto alle classi a tempo pieno, praticato quasi in una scuola su due secondo la media nazionale, ma con il 67,8% di scuole con classi a tempo pieno nel centro Italia, quasi il 40% nel nord, il 9,5% nel sud e il 18,4% nelle isole.

I dati, che si riferiscono al 2019, quindi prima della pandemia, mostrano che su un campione di 6.156 edifici in 87 comuni capoluogo di provincia, frequentati da circa 1,2 milioni di studenti, risulta che circa il 58% delle scuole non ha certificazioni base come l’agibilità; ricade in area sismica 1 e 2 il 43% delle scuole, di cui solo poco più del 30% è costruito con la tecnica antisismica; più dell’87% degli edifici è sotto la classe energetica C. Non è stato ancora bonificato l’amianto in 145 edifici (in gran parte al nord) di quelli oggetto d’indagine, frequentati ogni giorno da 28.500 studenti. La metà delle scuole non ha impianti per lo sport e solo il 55% circa ha la mensa scolastica.

Dati medi nazionali che, lungo i vent’anni di indagine, mostrano la permanenza di un costante divario tra Nord, Centro, Sud e isole. “È il momento di rimettere la scuola al centro delle comunità e dei territori come leva di emancipazione sociale e crescita collettiva e, per questo, di fare in modo che ogni investimento sia parte di questa visione complessiva e non solo una spesa per ‘riparare’ quello che non va – sottolinea Claudia Cappelletti, responsabile scuola Legambiente -. La Fondazione Agnelli, sulla base dei dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, ha quantificato in circa 200 miliardi i fondi necessari per ristrutturare e rinnovare le scuole italiane: una cifra importante che ci può fare da punto di riferimento per andare a comporre un quadro di risorse che saranno sempre parzialmente sufficienti se non gestite con un cambio di passo della governance dell’edilizia scolastica”.

L’ultima versione del Recovery plan prevede per l’edilizia scolastica 6,8 miliardi di euro. Legambiente ha colto l’occasione di oggi per lanciare al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi un appello affinché le scuole diventino protagoniste della transizione ecologica: realizzare processi di riqualificazione energetica partecipata degli edifici con la comunità scolastica che diviene comunità energetica, e inaugurare una generazione di 100 scuole sostenibili e innovative costruite secondo i criteri della bioedilizia, aperte anche in orario extrascolastico e dotate di un’integrazione di servizi sia in orario scolastico che extrascolastico, da realizzarsi nelle “periferie sociali” del Paese, caratterizzate da alto tasso di dispersione scolastica e povertà educativa.

“La consapevolezza dell’importanza di investire in giovani, istruzione ed educazione è ormai condivisa da tutti; stanno arrivando risorse, ma prima di tutto serve un nuovo piano di governance per superare le emergenze e i divari – ha detto Vanessa Pallucchi, vice presidente di Legambiente – i 6,8 miliardi previsti per l’edilizia scolastica nell’ultima stesura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vanno letti in un’ottica di priorità di interventi, con la forte attenzione all’individuazione degli ostacoli da rimuovere perché le risorse disponibili diventino miglioramenti effettivi delle nostre scuole e non si perdano nelle inefficienze di percorso. L’edilizia scolastica e i servizi che girano intorno all’ecosistema scuola devono essere ripensati e rilanciati in una dimensione di sostenibilità ambientale e sociale: sono le gambe su cui poggerà la possibilità di successo ed efficacia della transizione ecologica, che ha fra i suoi obiettivi principali il superamento della povertà educativa”.