Ritorno alla DaD. Ma se non ci fosse la DaD, ci sarebbe il vuoto

da La Tecnica della Scuola

Ancora lockdown, ancora didattica a distanza, ancora smart working, ancora chiusi in casa.

Facile immaginare il muso lungo, la faccia triste, la delusione.

Del resto, i dati dell’indice RT non lasciano dubbi.

Il che vuol dire, siamo costretti a portare ancora pazienza.

Il governo Draghi sta facendo il possibile, con rigore e serietà. E già questa è una buona notizia.

La situazione generale italiana, e non solo, è sempre più segnata da altre due gravi emergenze, oltre a quella sanitaria, cioè quella economica e quella finanziaria, per la crescita esponenziale dell’indebitamento pubblico.

Oltre ai 160 miliardi di nuovi debiti del 2020, anche il Recovery, si sa, non è tutto gratis. È giusto che sappiamo anche queste cose. Perché sono gravide di futuro, di nuove incertezze.

La gravità della situazione odierna, perciò, va compresa, prima che giudicata, magari sull’onda della comprensibilissima stanchezza che questo nuovo lockdown produce in tutti.

Stanchezza a scuola per la nuova DaD integrale, stanchezza in tante realtà economiche che soffrono e soffrono, stanchezza personale e sociale.

Si tratta di resistere, di tenere duro, sapendo che la scienza sta facendo salti mortali per garantire le vaccinazioni nei tempi più stretti possibili, nonostante i giochetti di alcuni grandi gruppi farmaceutici. E sapendo, poi, che non tutti sono irreprensibili come il nostro presidente Mattarella: “quando sarà il mio turno”, disse, e mantenne la parola, come un cittadino qualsiasi.

È su questi aspetti che la politica deve fare la sua parte, tra intervento di sostegno per chi è più in difficoltà e facendo rispettare i patti e i protocolli. A noi tutti, un nuovo spirito di solidarietà, come un anno fa.

Pensando alle giovani generazioni, dispiace, lo ripeto, vedere il ritorno alla DaD. Ma se non ci fosse la DaD, ci sarebbe il vuoto. Sarà comunque un mezzo servizio, come qualcuno ha azzardato, ma un servizio c’è. Che anche questa sia una esperienza che diventa preziosa lezione di vita.

Che insegna tante cose, compresa la considerazione che non c’è tecnologia che tenga rispetto al guardarsi e parlarsi di persona. Ma un supporto comunque c’è, e ben venga.

Anche se i più piccoli non potranno utilizzare la DaD, anche se le famiglie saranno un po’ crocifisse per tre settimane, per i più grandi vorrei lanciare un messaggio in positivo: che la loro fantasia crei modalità inedite di relazione per aiutare ed aiutarsi, tra ragazzi ed in famiglia, a vivere queste settimane in casa, pensando a chi è più in difficoltà, dando una mano a chi con la DaD è ai margini. Riscoprendo cioè momenti di empatia ed amicizia. Perché insieme è più facile.

Gli insegnanti, poi, hanno fatto, in quest’anno di pandemia, i salti mortali, pur di garantire un servizio di qualità. Salti mortali, con tante belle esperienze. Mi piacerebbe che i ragazzi ed i genitori ringraziassero, di tanto in tanto, questi docenti in gamba.

Perché tutto passa, sperando nella vaccinazione di massa al più presto.

Tutto passa, anche se sappiamo già, come ha ripetuto Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova, che l’immunità di gregge non si raggiungerà, perché il virus continuerà a circolare, e che solo il vaccino potrà riportare alla vita normale.

Impariamo, perciò, da questi momenti di vita, sperando di costruire relazioni solide, più significative, meno di superficie.

A scuola, al lavoro, in famiglia, nella società.