Monitoraggio dati, tutto da rifare

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Tutto da rifare. Ad oggi , a un anno dallo scoppio dell’epidemia, un monitoraggio su contagi e focolai nelle scuole non esiste. I dati esistenti sono risultati, alle verifiche fatte in queste prime settimane di interlocuzione tra Agostino Miozzo, all’epoca coordinatore del Cts, e il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, praticamente inutilizzabili. Da ieri Miozzo, che si è dimesso dalla guida del Cts, è il nuovo consulente di Bianchi proprio per il monitoraggio della situazione scolastica. Obiettivo: creare un sistema più affidabile di informazioni sulla pandemia negli istituti. E dunque, per esempio, predisporre un reale tracciamento dei casi per capire se i contagi sono intrascolastici oppure exstrascolastici.

Il report fatto dall’Istituto superiore di sanità infatti non dice tutto, essendo organizzato esclusivamente per fasce di età, e le comunicazioni sul contagio scolastico da parte delle Asl tra l’altro sono scarne e tardive. Altro punto cruciale, le diverse politiche adottate dai Dipartimenti di prevenzione e contenimento in caso di sospetto contagio Covid a scuola, con misure a volte tardive o eccessive sulle quarantene.

Miozzo è stato tra quanti in questi mesi ha sostenuto l’importanza, anche sotto il profilo medico, della scuola in presenza per i ragazzi, così come della necessità di avere presidi sanitari scolastici. Ora dovrà proporre soluzioni per coniugare, proprio alla luce dei dati, la futura riapertura delle scuole e la messa in sicurezza di personale e alunni. Soluzioni che, per camminare, dovranno essere portate avanti dall’Istruzione insieme al ministero della Salute -al quale lo stesso Miozzo nei mesi scorso aveva, inutilmente, chiesto di uniformare le pratiche di contenimento e intervento dei Dipartimenti di prevenzione-, i Trasporti, e le Regioni.

Altro tasto dolente, i trasporti: quel parametro del 50% di capienza massima sui mezzi pubblici, fissato dallo stesso Comitato tecnico scientifico, quasi mai è stato rispettato, nelle ore di punta dell’affluenza scolastica i mezzi sono stati inevitabilmente presi d’assalto.

Intanto Lega e M5s continuano a stare, pur da alleati di governo, su due fronti opposti in merito alla sicurezza della scuola. All’Istruzione si replica insomma la contrapposizione che era maturata tra i due partiti durante il governo Conte2. Rossano Sasso, sottosegretario leghista, continua a sostenere che la scuola «non è sicura», è veicolo di contagio, e chiede al ministro Bianchi di fare «un’operazione verità» fornendo tutti i dati. Dall’altra parte, la sottosegretaria 5 stelle, Barbara Floridia, replica, come stanno facendo tutti i M5s (tra questi la stessa ex ministra Lucia Azzolina), che le scuole possono e devono essere riaperte.

A iniziare da quelle dei più piccoli. «Cominciamo a rivedere le regole: i nidi, le scuole materne e quelle elementari dovrebbero restare aperte anche in zona rossa, con chiusure circoscritte e limitate a casi in cui vi siano focolai riconosciuti o particolari situazioni di pericolo. Non c’è sicurezza assoluta, ma garanzie sì. Le scuole sono luoghi in cui le regole vengono rispettate e in cui mascherine, igienizzanti e distanziamento sociale sono ormai la norma».