V. Robles, Giovanni Modugno

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La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI Secolo
Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino

di Carlo De Nitti [1]

PREMESSA AUTOBIOGRAFICA

Lo so bene, lo riconosco in anticipo: sono consapevolmente “di parte” nell’approcciarmi a questo bel volume di VINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, che ha visto la luce recentemente a Bari per i tipi delle Edizioni dal Sud nella collana “Memoria”, diretta da Vito Antonio Leuzzi, perché …

  • sono da trentacinque anni una “persona di scuola” e, come tale, mi occupo quotidianamente di educazione, di pedagogia, di didattica, di organizzazione scolastica, declinate in tutte le loro branche;
  • sono figlio di “persone di scuola” (mio padre Nicola, direttore didattico, mia madre Chiara, maestra) ed, in particolare, di persone che, lavorando nella scuola elementare (come, sino al 2003, si denominava l’odierna scuola primaria) hanno vissuto il loro impegno lavorativo come didattico, educativo e pedagogico;
  • mio padre (1926 – 1986) è stato – al pari di molti altri suoi amici e colleghi, alcuni dei quali citati (don Nicola Milella, Gaetano Santomauro, Salvatore Stangarone), nella maggior parte dei casi, passati a miglior vita – allievo di Giovanni Modugno nell’allora Istituto Magistrale Statale “Giordano Bianchi-Dottula” di Bari e non solo;
  • alla memoria di mio padre, ed al mondo da lui vissuto, sono legati altre figure legate a Giovanni Modugno o suoi studiosi: sia docenti del Bianchi-Dottula, i proff. Vito Centonze (latino) ed Antonio Palmiotto (matematica e fisica), don Jolando Nuzzi (religione); sia studiosi di preclara fama, ad esempio, il prof. Nicola Petruzzellis (1910 – 1988), docente di Filosofia teoretica nella facoltà di Lettere e Filosofia e di Pedagogia nel corso di laurea in Pedagogia della Facoltà di Magistero dell’Università degli studi di Bari tra gli anni ’50 e l’inizio dei ’60 del secolo scorso (facoltà in cui insegnavano pure in quel tornio di tempoiy don Gino Corallo, Gaetano Santomauro, Antonio Corsano, Virgilio Paladini, Mario Sansone); sia religiosi (mons. Carmine De Palma);
  • io stesso, negli anni Settanta del secolo scorso, sono stato allievo del medesimo istituto scolastico in cui Giovanni Modugno, a Bari, ha vissuto il suo “apostolato” di docente, di antifascista, di pedagogo, di “maestro dei maestri”;
  • ho avuto il piacere di avvicinarmi alla figura di Giovanni Modugno attraverso Educazione e politica in Giovanni Modugno, il primo dei volumi, tutti editi dalla casa editrice Cacucci di Bari, che VITTORIANO CAPORALE, un eminente storico della pedagogia, che mi onora della sua amicizia, gli ha dedicato, nel 1988;
  • la quarta copertina che le Edizioni dal Sud hanno pregevolmente realizzato per il volume rappresenta uno stralcio di una lettera che il pedagogista scrisse nel 1935 ad un maestro di Santo Spirito, EMANUELE VALENZA, che, negli anni ’60, da bambino, ho conosciuto di persona, in quanto padre di un cugino di mia madre, il dott. FRANCESCO VALENZA, con cui sono in contatto, e che questo libro ha letto con vera e propria commozione, avendo conosciuto di persona, in anni ormai remotissimi, in quel di Santo Spirito, sia GIOVANNI MODUGNO che GAETANO SALVEMINI. Il volume ha dato la stura in lui ed in me ad una serie innumerevoli di ricordi (scolastici, personali, familiari) sopiti in qualche anfratto remoto delle rispettive memorie;
  • infine, nella mia ormai remotissima adolescenza, ho avuto una breve, ma spiritualmente indelebile in me, frequentazione della città natale del pedagogista.

IL SENSO DI UN APOSTOLATO EDUCATIVO

VINCENZO ROBLES – apprezzato storico del Cristianesimo dell’Università degli studi di Bari, fin dagli anni ’60 del secolo scorso – ha dato alle stampe non soltanto una rigorosa ricostruzione della vita e del pensiero di Giovanni Modugno, ma soprattutto il senso profondo di quel “pellegrinaggio” interiore (e non soltanto) che caratterizzò la vita del Pedagogista, suo concittadino, inquadrandolo sempre nel contesto storico da lui vissuto.

Paradigmatico è, in questo senso, il titolo del volume: Il volto umano del Vangelo è apparso all’Autore – e, non si può che concordare con lui – il migliore compendio dell’esperienza umana e religiosa di Giovanni Modugno ed “il suo contributo da pedagogo per la crescita di una coscienza della propria fede e del proprio impegno civile. La ricchezza del suo epistolario, dei suoi manoscritti e delle sue pubblicazioni ci presentano un protagonista non solo della rinascita meridionale ma dell’intera rinascita democratica del Paese” (p. 22) dopo le rovine prodotte dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale. Un titolo rispettosamente fedele in modo assoluto alla poliedrica personalità di Giovanni Modugno.

Ben sottolinea ROBLES fin dalla premessa del suo volume, che “nonostante la maggiore notorietà fuori della sua terra, Giovanni Modugno ha deciso sempre di continuare a servire la sua terra rinunciando anche ad alcuni incarichi prestigiosi, in importanti città italiane. Rimase nella sua terra, senza però lasciarsi chiudere in uno sterile municipalismo, e seppe stringere rapporti di amicizia e collaborazione scientifica con alcuni dei massimi protagonisti, italiani ed europei, della cultura e della politica del suo tempo” (p. 17).

Il percorso compiuto da VINCENZO ROBLES intorno alla figura di Giovanni Modugno inizia dalla Bitonto di fine ‘800 (La realtà politica e sociale di Bitonto ai tempi di Giovanni Modugno, pp. 23 – 36 e Realtà religiosa ed ecclesiastica negli anni di Giovanni Modugno, pp. 37) in cui egli vede i natali il 21 febbraio 1880, secondogenito di una famiglia di agricoltori con una solida tradizione cattolica (nella famiglia dell’adorata madre vi era uno zio,  don Pietro Sannicandro, parroco nella città vecchia e  due zie suore). A partire dagli anni in cui ha frequentato il Liceo Ginnasio, si avvicina agli ideali del socialismo: “Tra gli ultimi anni dell’’800 ed i primi decenni del ‘900, Bitonto visse un momento di rinnovamento culturale […] un discreto numero di intellettuali […] professavano idee repubblicane e socialiste. Un socialismo non ancora marxista e spesso deamicisiano” (p. 56). Tant’è che Modugno stesso aveva fondato un proprio gruppo chiamato significativamente ‘Pleiade’.

“Non è facile comprendere e giudicare gli anni giovanili di Giovanni: fu un giovane ribelle? Fu certamente un giovane che non accettava imposizioni e che lottava contro le ingiustizie” (p. 60). In questo la cifra del suo impegno civile e politico nella sua città natale fino al 1898, allorquando, conseguita la maturità classica a Bari, la lasciò per proseguire gli studi universitari in quel di Napoli presso la facoltà di Scienze della locale Università degli studi, dove conseguì la laurea in scienze naturali con la tesi La classificazione dei vertebrati e dove iniziò ad insegnare. “La lontananza da casa e dai suoi amici gli costava e, con il passare degli anni, diventava ancora più pesante per la mancanza di un ‘volto’, quello della sua amata Maria” (p. 67). Negli anni napoletani, Giovanni Modugno seguì le lezioni del filosofo neokantiano Filippo Masci (1844 – 1922) e di Nicola Fornelli (1843 – 1915), bitontino anch’egli, dopo essersi iscritto nel 1906 al corso di laurea in filosofia.

Dal 1908 Giovanni Modugno, vinto il concorso per l’insegnamento di filosofia e pedagogia, insegnò a Corato: “Densi di avvenimenti furono i sette anni trascorsi a Corato: Modugno accanto all’insegnamento continuò i suoi studi e si impegnò nelle prime pubblicazioni. Furono gli anni del suo matrimonio, del suo impegno politico vicino a Gaetano Salvemini, ma anche della sua partecipazione alla vita culturale e politica di quella città” (p. 75).

Con la sua prima esperienza didattica, Modugno si avvicina al filosofo e pedagogista tedesco Friedrich Wilhelm Foerster (1869 – 1966) ed al filosofo statunitense Josiah Royce (1855 – 1916) che lo accompagnerà in tutto il suo itinerario intellettuale. In loro, egli ritrova – come scriveva nel 1969, in un suo saggio, Gaetano Santomauro (1923 – 1976) già suo allievo al Regio Istituto Magistrale “Giordano Bianchi-Dottula” di Bari – la spinta al ritorno a Cristo ed al cattolicesimo, attraverso la dottrina morale del Vangelo. “Foerster e Modugno vivono lo stesso periodo storico, sono entrambi impegnati in politica per la difesa della persona umana, ed entrambi finiranno di riconoscere nel cristianesimo il massimo baluardo per una tale difesa” (p. 163)

All’attività di docente e di studioso, Giovanni Modugno affianca quella politica – nel nobile senso con cui egli ha sempre vissuto quell’impegno “lontano da qualsiasi partigianeria e da qualsiasi strumentalizzazione di uomini e di idee” (p. 95) – e la vita familiare che inizia a costruire con la consorte, dopo aver contratto matrimonio il 22 dicembre 1911, con la nascita nel luglio del 1913 dell’adorata figlia Pinuccia, “elemento essenziale nella vita di entrambi i coniugi e la forza trainante verso la soglia della fede” (p. 91).

Il fulcro dell’impegno di Modugno è l’educazione dei giovani ed a loro si è sempre dedicato nelle tre sedi in cui ha esercitato il suo insegnamento – Corato prima, come si è visto, Barletta poi, dove fu anche Direttore del Ginnasio Magistrale, ed infine Bari, dove approdò nel 1920 – “l’opera educativa che andava svolgendo, pur rimanendo nella sua terra, fu sempre più conosciuta ed apprezzata al di fuori dei confini della Provincia di Bari” (p. 103). Non a caso il professore fu ‘pregato’ da Giuseppe Lombardo Radice di collaborare con lui alla stesura di un volume. Ecco: “Luzzato, lombardo Radice, Zanotti Bianco […] furono autori, alfieri di una democrazia nella scuola e nella società a riconoscere il profondo valore umano e culturale di Modugno” (p. 105).

Quando nel 1920 vinse il concorso per Direttore delle Scuole magistrali egli poteva scegliere sedi con Università prestigiose, ma alla fine decise di non abbandonare la terra di Puglia, trasferendosi a Bari con la famiglia ed abitando in via Cardassi: “La scelta non interruppe i già numerosi rapporti scientifici che Giovanni aveva con i più importanti pedagogisti di quegli anni, anche se, come vedremo, dopo la sua morte, pagherà di aver scelto la sua terra dove non sempre era facile mantenere scambi culturali e seguire la pubblicazione dei propri lavori” (p. 117). Ancora: ”Lombardo Radice, nel 1923, invitava Modugno ad accettare la carica di Provveditore agli studi per la Provincia di Bari. Modugno rifiutò e lo fece personalmente, recandosi a Roma, presso il Ministero. Un rifiuto dettato non dal ‘quieto vivere’ ma ‘per amore di posizioni nette’ (p. 125). Temeva, cioè, che la carica potesse limitare la sua libertà di pensiero e costringerlo a compromessi con il regime che era in fase di costruzione: è solo un caso che nel 1929, al momento della firma dei Patti Lateranensi, Modugno “tace in una Bari osannante” (p. 165)?

PELLEGRINO INTERIORE VERSO L’ASSOLUTO

A Bari Giovanni Modugno continua il suo ‘pellegrinaggio interiore’ da ‘viandante’ : “Erano appena passati 4 anni dalla sua nuova residenza barese e dal suo nuovo ruolo di direttore e d’insegnante presso l’Istituto Magistrale, e Modugno sentiva sempre di più il ‘bisogno di Dio’ […] La ‘conversione’ per Modugno non è stata un accadimento, un episodio casuale ed improvviso, è stata invece un’esperienza iniziata e vissuta fin dai suoi primi anni, giorno dopo giorno, nello studio, nella vita sociale, nella vita politica” (pp. 128 – 129). Non è casuale, in questo suo percorso di vita, la vicinanza con Mario Casotti (1896 – 1975): Modugno passa “da un cristianesimo laicizzato a un cristianesimo di fede nella resurrezione” (p. 137). In questo passaggio, la tragedia, cristianamente vissuta, della morte dell’amatissima figlia Pinuccia, il 22 novembre 1934. Alla morte della figlia, i genitori scoprono il suo diario e “con Pinuccia moriva la silenziosa testimone del sempre più chiaro pellegrinaggio veso la pienezza della fede […] Non conosciamo cosa provocò quella lettura e se abbia provato meraviglia nel constatare che la figlia credeva nell’immortalità dell’anima e nel ‘Regno di Dio’ ” (pp. 150 – 151).

Nel suo apostolato scolastico e sociale, Giovanni Modugno potette contare sul sostegno di Mons. Marcello Mimmi, arcivescovo di Bari dal 1933 al 1952: “Mentre il fascismo rivelava sempre di più il suo carattere totalitarista, Modugno, confortato dalla presenza del nuovo arcivescovo ed entusiasta del nuovo cristianesimo maritainiano, iniziava una inaspettata c 8iollaborazione con l’azione cattolica di Bari e Bitonto […] Modugno condivideva il metodo pastorale del suo arcivescovo il cui insegnamento partiva dal Vangelo per aiutare a vivere il tempo presente” (p. 186 – 189). Non a caso egli fu coinvolto anche come pedagogo di molti sacerdoti nel Seminario regionale di Molfetta, ma “nonostante l’amicizia con mons. Mimmi, la fiducia che riscuoteva da parte di alcuni sacerdoti, dei colleghi e l’ammirazione da parte di molti suoi studenti, Modugno ha sempre vissuto questo senso di solitudine, in parte dovuto anche al suo carattere riservato” (p. 197).

Quel carattere che gli fece declinare, dopo la caduta del fascismo, ogni incarico di natura politica, nonostante le molte offerte ricevute, per esempio, tra gli altri, dall’amico Tommaso Fiore (1884 – 1973), così come emerge la totale assenza di qualunque riferimento ad Aldo Moro, anch’egli di formazione maritainiana e molto stimato da mons. Mimmi.

Nei suoi ultimi anni, Giovanni Modugno “nel ‘Movimento Comunità’ dell’ingegnere Olivetti intravide la possibilità di tradurre un suo antico ideale […] Il concetto di liberazione, il primato dello sperituale che va da Platone a Gesù, sono state le ragioni che hanno caratterizzato il cammino di Olivetti e di Modugno. Anche questa era una consolazione spirituale per chi continuava a considerarsi un solitario!” (pp. 239 – 240).

Probabilmente, per Modugno anche Adriano Olivetti (1901 – 1960) era una di quelle ‘energie religiose secolarizzate’, come egli le chiamava, di cui è ben ricco l’epistolario e di cui viene reso ragione da VINCENZO ROBLES nel capitolo 14 (pp. 255 – 268): Gaetano Salvemini, Tommaso Fiore, Gioacchino Gesmundo, alunno di Modugno Regio Istituto Magistrale di Bari, Antonio Lucarelli, Mauro Carella, maestro di Canosa di Puglia.

GIOVANNI MODUGNO VIVANT

Modugno rimase per tutta la sua vita fedele alla sua missione educativa: ai suoi studenti, alle sue classi: “Dalla sua scuola di Bari Modugno collaborava con un gruppo straordinario di cattolici che, durante il fascismo, già creavano la nuova coscienza democratica degli italiani […] il suo ideale rimase sempre quello di educare alla libertà, all’uguaglianza, al rispetto della persona” (pp. 159 – 160). Sulla scorta dei suoi Autori prediletti, F. W. Foerster e J. Royce, educava i giovani tanto nella scuola quanto nella sua casa, “un vero laboratorio di pace e di coscienza critica” (p. 179) il suo.

Quella ‘coscienza critica’ di cui oggi – dopo oltre sessanta anni dalla sua morte – si avverte uno smisurato bisogno: il volume di VINCENZO ROBLES – cui c’è da augurare larghissima diffusione – ne rende seriamente consapevoli noi tutt*, uomini del XXI secolo, persone di scuola e no.


[1] CARLO DE NITTI (Bari, 03.11.1960), laureato in filosofia con GIUSEPPE SEMERARI (24.06.1983), opera nella scuola – docente prima (1986 – 2007) e dirigente scolastico poi (dal 2007 ad oggi) – da circa trentacinque anni, di cui più di venti nel capoluogo di Regione.