Gavosto: un anno perso per tutti Ora recuperare non sarà facile

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Un anno perso per tutti, anche per i ragazzi più bravi. È la peggiore emergenza educativa di sempre». Così Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, che dal 2008 ha concentrato il proprio impegno su educazione, valutazione e integrazione. «Recuperare non è facile», dice Gavosto. Se non si vuole ripetere un anno, «bisogna comunque aumentare il tempo scuola».

Domanda. Siamo al secondo anno scolastico di Dad per tutti o quasi. Che bilancio si può fare in termini di apprendimento?

Risposta. In realtà non si può fare un bilancio preciso, è dallo scoppio dell’epidemia che non facciamo più le prove Invalsi, lo strumento di valutazione dell’andamento degli apprendimenti.

D. E negli altri paesi?

R. Gli altri non hanno interrotto le verifiche. Faccio l’esempio dell’Olanda che ha testato 360 mila studenti prima e dopo il lockdown.

D. Risultato?

R. I ragazzi hanno perso un 20% in termini di apprendimento, il che equivale a un anno di scuola secondo gli indicatori Ocse. Negli Usa, con un po’ di variabilità a seconda dei gradi di scuola, la perdita va dal 35% nella lingua madre al 50% in matematica.

D. E da noi che si aspetta?

R. Non c’è ragione per ritenere che da noi sia andata meglio, possiamo facilmente presumere che in quest’anno tormentato la perdita riguarderà tutti i ragazzi, non solo i più deboli. Siamo davanti a un’emergenza educativa che il mondo non aveva mai conosciuto, neppure durante la seconda guerra mondiale.

D. Dire che molti ragazzi hanno perso un anno non è dunque un eccesso?

D. Temo di no, anche se non sappiamo l’entità della perdita. È merito che va riconosciuto al ministro Patrizio Bianchi aver reintrodotto i test, che si faranno a maggio. Del resto una politica di recupero non si può fare se mancano i dati sulla realtà. Tra qualche mese sapremo gli effetti del Covid sui nostri ragazzi.

D. I test Invalsi non sono mai stati ben visti a scuola. E c’è chi, come i 5stelle, li avrebbe voluti abrogare.

R. Purtroppo ci sono insegnanti che, sbagliando, vivono i test come una valutazione del loro operato, e non dei punti di forza e debolezza della scuola. Ma senza quei dati è come muoversi al buio.

D. Il premier Draghi aveva lasciato intendere che ci sarebbe stato un prolungamento della durata delle lezioni in estate. Il ministro Bianchi ha rinunciato, aprendo ad attività di supporto anche della socializzazione che sarà cura delle scuole organizzare, fino a dicembre prossimo.

R. Probabilmente pensare di recuperare un intero anno con alcune settimane in estate non sarebbe bastato, ma sarebbe stato un inizio. Ora è necessario vedere come saranno organizzati i corsi. Importante è che non siano i soliti corsi di recupero, dovranno riguardare tutti gli studenti, perchè hanno perso qualcosa tutti, anche quelli solitamente bravi, che non hanno problemi.

D. Bastano 40 mila euro a istituzione, quelli stimati dal dl Sostegni?

R. Dipende da cosa si vuole fare. Sulla carta, per tutti gli studenti sono pochi.

D. Sarà coinvolto anche il terzo settore.

R. Va bene, importante è che ci sia un coinvolgimento diretto della scuola. Altrimenti si rischia di portare avanti interventi che non tengono conto del percorso e delle esigenze dei ragazzi. Lo abbiamo visto con la nostra esperienza di Arcipelago educativo: se i corsi non sono ben indirizzati – in raccordo con la scuola e la famiglia – non funzionano.

D. Insomma i docenti devono esserci?

R. Eh sì, altrimenti si rischia di lavorare su piani sconnessi, la scuola di mattina va connessa con quella di pomeriggio.

D. Ma se in ballo c’è un anno perso non era più onesto ammettere di dover ripetere l’anno?

R. Lo hanno fatto in Germania, dove la ripetizione è consentita e non implica nessun handicap neppure sociale perché si ammette che il ritardo è dovuto a cause esterne. Ma questo comporta una riorganizzazione di tutti i corsi che non è cosa semplice.

D. Un’alternativa?

R. Aumentare il tempo scuola, prolungare gli orari, per gruppi e lezioni individuali. Recuperare non è facile, il tempo perso richiede altro tempo. Forse non tutti hanno la consapevolezza che è la peggior emergenza educativa di sempre e che serve una risposta della stessa lunghezza d’onda.