Al Cts l’analisi sulle riaperture

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Per «l’analisi dei contagi intrascolastici non si hanno, a oggi, informazioni; non esistono stime di trasmissibilità nelle scuole e quindi non è possibile analizzare l’effetto della riorganizzazione scolastica alla ripresa della attività didattica dopo la scorsa estate». Parola della Fondazione Bruno Kessler di Trieste, che nella riunione del Cts dello scorso 26 gennaio, su richiesta del presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, ha presentato un modello matematico appositamente elaborato per analizzare l’impatto della mobilità e della riapertura delle scuole sull’andamento dell’epidemia da Sars-Cov-2 in Italia, caratterizzato dalla differenziazione dei diversi livelli di rischio tra le regioni.

Intanto ieri si è tenuto un vertice al ministero dell’istruzione tra i sindacati e il capo di gabinetto, Luigi Fiorentino, e il colonnello medico Maurizio Elisio in rappresentanza della struttura commissariale per l’emergenza Covid. Da parte dei sindacati sono state ribadite le richieste di potenziare le attività di tracciamento, con test periodici per tutta la popolazione scolastica, emanare linee guida che assicurino omogeneità da parte delle Asl nelle misure di profilassi, di aggiornare il protocollo per le attività scolastiche in sicurezza alla luce delle esigenze poste dalla diffusione delle nuove varianti. Elisio, sulla sospensione dei vaccini ai docenti, ha precisato: fino a quando non sarà terminata la vaccinazione di tutta la popolazione della fascia 60-69 anni, delle persone fragili e del personale socio sanitario impegnato in prima linea non ci saranno priorità per le altre categorie produttive.

A illustrare il modello di rilevazione è stato l’epidemiologo e matematico Stefano Merler che mostra anche l’alto grado di incertezza del modello matematico proposto. Per la mancanza, appunto, di dati sui contagi nelle scuole, tanto che viene da domandarsi e da chiedere al ministero dell’istruzione e al dicastero della salute chi li abbia, ma anche se esistono e, se non ci sono, come mai.

Qualche indicazione sembrerebbe arrivare, nei giorni scorsi, dalla direttrice dell’urs Friuli Venezia Giulia, Daniela Beltrame, che in consiglio regionale ha sottolineato che «i dati dei contagi nelle scuole vengono inviati settimanalmente da Roma solo da metà febbraio con il nuovo ministro. In passato, per ottenerli dovevamo mandare al ministero una richiesta motivata».

La Fondazione Kessler, poi, spiega che «al momento è possibile basarsi solo sul numero dei contagi che avvengono in età scolare, senza avere evidenza se questi siano avvenuti all’interno delle scuole, prima dell’ingresso negli istituti scolastici o nelle attività periscolastiche». Di fatto, smentendo la narrazione che la scuola è sicura e i contagi avvengono fuori dagli istituti, che in questi mesi e ancora nelle settimane successive a questa seduta del Cts si ripete come un mantra.

Non solo. Merler spiega al Cts che «il minor impatto dei contagi fino alle scuole secondarie di primo grado (le medie, n.d.r.) è dovuto alla minore suscettibilità all’infezione da Sars-Cov-2 di soggetti in questa fascia di età». Inoltre, il modello matematico della Fondazione Kessler assume che non vi sia nessuna riduzione di trasmissibilità in caso di impiego della Dad al 50% o al 75%.