La profilassi si ferma i presidi non ci stanno «I nostri prof a rischio»

da Il Messaggero

Si complica la situazione nelle scuole: se la campagna vaccinale tra i docenti deve fermarsi, allora servono controlli a tappetto con screening e tamponi. Ma per il momento ancora non ci sono. La richiesta di un monitoraggio puntuale, sia sui tempi dei vaccini sia contagi in classe, arriva dai sindacati della scuola. Fino al 31 marzo infatti, come riporta Tuttoscuola, ha avuto la prima dose solo il 62,1% del personale scolastico peraltro con differenze notevoli da regione a regione. Secondo le stime la percentuale è salita al 69% in questa prima parte del mese di aprile. Tra questi sono pochissimi coloro che hanno potuto avere anche la seconda dose. Quindi resta senza dose tra il 30 e il 40% del personale. L’ordinanza del commissario Figliuolo, infatti, stabilisce di concentrare con la massima urgenza i vaccini sulle categorie fragili e sugli anziani. Una volta messi in sicurezza tutti i fragili e gli over 60, per i quali è più alto il rischio di mortalità o comunque di finire nelle strutture ospedaliere, si procederà con le categorie prioritarie come le forze dell’ordine e il personale scolastico, tra cui docenti e bidelli.

LE DIFFERENZE

Chi ha avuto la prima dose potrà ricevere la seconda ma per tutti gli altri non resta che aspettare. Si profila però una mappa delle vaccinazioni in ambiente scolastico decisamente disomogenea: «Ci sono regioni indietro nei vaccini tra i docenti spiega Maddalena Gissi, segretaria nazionale Cisl scuola e altre che hanno quasi completato la campagna. Dovremmo evitare queste discrepanze territoriali, non è giusto che ogni regione vada da sé». In effetti rispetto alla percentuale nazionale che oscilla tra il 60 e il 70% di vaccinati, emergono valori territoriali assolutamente diversi. Tra le regioni che si posizionano più avanti nella campagna spiccano l’Umbria che ha raggiunto il 72% di vaccinazioni, l’Abruzzo il 75,5% , la Campania il 79% e la Puglia il 94%. Il Lazio si posiziona sulla media nazionale con il 63% di personale scolastico vaccinato. Restano invece in coda regioni come la Calabria con il 29% di vaccini effettuati, la Liguria il 30% e la Sardegna il 32% e le Marche il 36% . Dati decisamente bassi, questi ultimi, se si considera che in questi giorni sono tornati in presenza 8 studenti su 10, circa 6,6 milioni sugli 8,5 complessivi dalla scuola materna alle superiori.

L’ATTACCO

«Dissentiamo fermamente dallo stop ai vaccini- ha denunciato il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli – trattandosi di una categoria professionalmente esposta sia al contagio tra i suoi componenti sia perché può veicolare il virus, bisogna fare in modo di eliminare questo rischio. Non è un privilegio per la categoria: ci faremo sentire».
E’ chiara la necessità di dover mettere in sicurezza, urgentemente, le categorie più fragili ma allora sulla scuola serve un piano di protezione diverso. Che si basi quanto meno sul controllo puntuale e costante dei contagi. Ieri i sindacati della scuola hanno incontrato i rappresentanti del ministero dell’istruzione e della struttura commissariale per l’emergenza Covid ed è stata annunciata la costituzione di un osservatorio permanente con le organizzazioni sindacali, con l’impegno a fornire la documentazione e le rilevazioni costanti e continue dei dati relativi all’emergenza Covid.

LE RICHIESTE

Le richieste avanzate dai sindacati Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda, prevedono il potenziamento, da subito, delle attività di tracciamento attraverso test periodici per tutta la popolazione scolastica: si tratta di una richiesta avanzata già per l’apertura delle scuole nel settembre scorso ma finora non è stata mai accolta. Devono essere messe a punto, inoltre, le linee guida che assicurino omogeneità da parte delle Asl nell’adottare le necessarie misure di profilassi che troppo spesso hanno invece creato confusione da una scuola all’altra, con periodi di quarantene diversi e con con diverse modalità di rientro dopo l’isolamento fiduciario. E deve arrivare anche l’aggiornamento del protocollo per le attività scolastiche in sicurezza: è necessario infatti ridefinire i criteri e le misure di prevenzione rispetto alla diffusione delle nuove varianti che nel vecchio protocollo non erano state previste.
Lorena Loiacono