La battaglia dei presidi contro il metro di distanza «Dad anche a settembre»

da Il Messaggero

La coperta, a scuola, è corta. E’ evidente per chi, nella scuola, ci vive tutti i giorni: se nelle classi deve essere mantenuto il distanziamento di un metro tra gli studenti, è impossibile che riescano ad entrare tutti. Semplicemente perché lo spazio, per tutti, non c’è. E allora a settembre, stando così le cose, la didattica a distanza sarà inevitabile. Per il terzo anno consecutivo. Per scongiurare una ripartenza online, è necessario correre ai ripari fin da ora, per trovare da qui ai prossimi 4 mesi gli spazi necessari per nuove aule e i docenti da portare in cattedra. Ma si tratta di un’impresa che, da un anno a questa parte, si è rivelata impossibile. E allora che si fa?
«Gli spazi a scuola sono quelli che sono – ha spiegato il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – quindi a settembre se si vorrà tornare con tutti gli studenti si dovrà abolire il limite del metro per il distanziamento, altrimenti non si riuscirà a tornare al 100%. Tutti noi speriamo che per settembre si riesca a raggiungere immunità di gregge: è l’unica soluzione». L’idea del governo di rientrare tutti in classe alle superiori, a partire dal 26 aprile si è rivelata infatti irrealizzabile.

TROPPI PROBLEMI

I problemi sono ancora troppi. Primo fra tutti il potenziamento massiccio del trasporto pubblico: se i mezzi devono viaggiare al 50% dovrebbero essere raddoppiati. Ma evidentemente non è possibile. Non solo bus e metropolitane, a preoccupare i dirigenti scolastici sono anche la mancanza di spazi e, quindi, le classi sovraffollate. Il ministro all’istruzione, Patrizio Bianchi, ha proposto l’utilizzo di nuovi spazi per le aule, a cominciare dai musei. Ma per ora questa possibilità, disponibile già lo scorso anno, non ha trovato molto riscontro. Le aule infatti mancano e proprio per questo motivo, senza poter garantire il distanziamento di un metro tra uno studente e l’altro, le classi sono andate in didattica a distanza. Una classe di scuola superiore infatti può arrivare ad avere anche 27-30 alunni, impossibile da accogliere in un’unica aula scolastica. Quindi mancano all’appello ambienti idonei ma anche docenti per attivare nuove sezioni.
A settembre, infatti, è previsto un ulteriore aumento di insegnanti precari visto che andranno in pensione circa 25mila docenti. Senza un nuovo reclutamento, quindi, si andrà ad aggravare una situazione che, già quest’anno, ha raggiunto un triste record: si arriverà infatti a 200.000 cattedre assegnate a supplenti, con tutte le difficoltà già riscontrate nel reperire il personale. Senza docenti è impossibile dividere le aule per creare gruppi più piccoli. Si tratta così di dover considerare e risolvere una serie di problemi in fila, uno dietro l’altro, che quasi a catena rendono difficile il rientro in presenza, in sicurezza. La strada, per i dirigenti, è la campagna vaccinale. Il personale scolastico, prima ritenuto categoria prioritaria nelle vaccinazioni e poi messo in coda per fasce di età, ha avuto la prima dose nel 75% dei casi mentre la seconda dose ha raggiunto soltanto 10mila persone. Entro settembre dovrebbero essere tutti vaccinati, per tornare in cattedra senza rischiare nuove quarantene che andranno a coinvolgere le famiglie italiane.
Per valutare l’impatto che ha la scuola sull’intera popolazione è sufficiente considerare che il sistema scolastico, secondo le stime dell’Anp, entra in contatto almeno con 30 milioni di persone ogni giorno. Vale a dire la metà della popolazione italiana: è inevitabile la ripercussione sui contagi. Gli studenti italiani sono 8,5milioni, considerando anche l’intero personale scolastico si arriva a circa 10milioni di persone che ogni giorno entrano in un edificio scolastico. Stimando una media di due familiari ciascuno, si arriva a 30 milioni. Togliere il distanziamento, senza l’immunità di gregge, vorrebbe dire continuare con i contagi tra studenti ma anche tra docenti e relative famiglie. E allora la didattica a distanza, senza un serio intervento sull’organizzazione scolastica e dei trasporti pubblici, ancora una volta potrebbe essere l’unica strada percorribile.
Lorena Loiacono