Il diritto non chiede più il permesso!

Il diritto non chiede più il permesso!
SuperAbile INAIL del 22/04/2021

La Federazione italiana per il superamento dell’handicap ha messo a disposizione di tutte e tutti un kit informativo destinato a minori stranieri e con disabilità, famiglie, associazioni, operatrici e operatori del settore

“Toc, Toc… È permesso? Sono il diritto…”. É davvero proprio così? Sono i diritti a dover chiedere il permesso per poter esser riconosciuti e validati?
Dallo scorso 22 marzo – in occasione della XVII Settimana di azione contro il razzismo – le cose sono cambiate: “I diritti non chiedono permesso” perché la FISH (Federazione Italiana per il superamento dell’Handicap) ha messo a disposizione di tutte e tutti l’omonimo kit informativo destinato a minori stranieri e con disabilità, famiglie, associazioni, operatrici e operatori del settore.
Questo vademecum risulta essere il prodotto finale di un progetto intitolato Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica – Azioni e strumenti innovativi per riconoscere e contrastare le discriminazioni multiple, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, avente l’obiettivo di affrontare una questione molto sentita negli ultimi tempi: il tema delle discriminazioni multiple riguardante tutte le persone che oltre ad avere una disabilità, per esempio, presentano caratteristiche – quali il genere, l’età, l’orientamento sessuale, religioso, la razza ecc. – per cui vengono marginalizzate ed escluse dalla società.
Come si legge nella presentazione del progetto: “In Italia non esiste ancora una chiara definizione delle multi-discriminazioni, e la stessa legislazione nazionale sulle discriminazioni, a parte la dimensione lavorativa, non indica con chiarezza le conseguenze delle discriminazioni e/o della mancanza di pari opportunità, né definisce specificatamente l’accomodamento ragionevole, che gli Stati devono garantire […] (art. 5 della CRPD).
Una delle categorie più colpite dalla mancanza di una legislazione ad hoc su tale istanza, è quella dei minori stranieri con disabilità. E a tal proposito il suddetto kit, che è espressione di percorsi, azioni e saperi condivisi, mette a disposizione della comunità, strumenti, informazioni necessari a promuovere una cultura pienamente inclusiva e all’insegna delle pari opportunità, facendo riferimento ad alcuni diritti in particolare: il diritto alle prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e sociali, il diritto all’istruzione (in quest’ultimo caso, con un’attenzione di riguardo sui DSA – Disturbi specifici dell’apprendimento – e i BES – Bisogni Educativi Speciali).
Indubbiamente questo è uno strumento utile, ma sono fermamente convinto che debba fungere da supporto ad un approccio integrato.
Infatti, la possibilità di contrastare il problema delle discriminazioni dipende anche dalle competenze delle figure educative che supportano i minori, dalla loro capacità di sfruttare al meglio queste nuove pratiche, dal lavoro di rete tra i contesti di fiducia.
Se solo uno di questi attori viene meno, allora l’intervento rischia di subire una battuta d’arresto.
È molto importante il lavoro di mediazione, di sostegno alla genitorialità: le famiglie non sempre hanno le autonomie necessarie e gli strumenti per accompagnare in maniera adeguata il minore con disabilità nel suo progetto di vita, soprattutto nella fase iniziale di comunicazione alla diagnosi. Una fase ancora più complessa per genitori stranieri poco integrati nel territorio.
Che dire, di strada ne stiamo facendo su questo fronte, ma bisogna ancora lavorarci sodo.
E voi, quali azioni mettete in campo per essere promotori di questo cambiamento?
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.

di Claudio Imprudente