La cultura della disattenzione

La cultura della disattenzione

di Vincenzo Andraous

In alcune città italiane spadroneggiano non solo  le grandi organizzazioni criminali ma veri e propri squadroni adolescenziali del malaffare.

In altri sobborghi esistenziali giovanissimi annoiati mettono sotto il malcapitato, spesso un coetaneo, tanto per passare un po’ di tempo in allegria. In spazi scolastici ben definiti bulli oramai professionalizzati mantengono saldamente in mano il loro conosciutissimo territorio.

In agglomerati cittadini e periferici gruppi di adolescenti si danno appuntamento per darsele di santa ragione armati di  mazze e lame fredde dei coltelli. Insomma c’è da preoccuparsi,  e non poco.

Anche perché per  licenziare senza troppo rumore la deriva che incombe sui più giovani, ci sono le voci dei soliti fautori degli eventi critici che non sono mai numeri esponenziali ma statistica tutto sommato accettabile.

E’ fin troppo facile scaricare ogni responsabilità sulla famiglia, imputata assente alla sbarra del tribunale che non c’è mai.

Per non parlare della disattenzione dei genitori, dell’abitudine a  permettere sempre, perché costa meno fatica e impegno di fronte a un bel no, tutto da spiegare e chiarire.

Forse non si tratta di vera e propria emergenza come si ostina a ripetere qualcuno, eppure le comunità di servizio e terapeutiche brulicano di duri dagli anni corti, e unitamente ai  servizi sociali ne contano i numeri e ne relazionano le sofferenze e le reiterate sconfitte.

Di fronte a questa ecatombe di sistemi educativi dove il rispetto per se stessi e gli altri non nasce dagli esempi autorevoli bensì dai modelli super accessoriati messi in bella mostra dal mondo adulto, dalla messaggistica istantanea, dai film che sfornano eroi disposti a tutto per arrivare alla meta, c’è il vicolo cieco dietro l’angolo, dove non solo la realtà diventa virtuale ma addirittura l’illegalità accompagnata dallo strumento della violenza diviene sfida e scommessa  al dazio eventualmente da pagare.

Spesso i giovani raccontano con la postura che assumono, con gli occhi che parlano, l’insoddisfazione e la ribellione per una collettività che fa spallucce alle problematiche inerenti il disagio giovanile, una società collassata dalla pandemia e dalle preoccupazioni montanti per un futuro che ancora zoppica, inciampa, cade rovinosamente.

Il mondo adulto tenta di non affondare e rimanere con i piedi ben piantati ai valori in cui crede, nel frattempo in-cultura e povertà,  uso e abuso dell’agio dall’altra, costringono la coscienza a smetterla con le parole e passare ai fatti, quelli dell’attenzione e della responsabilità, quali percorsi certi per  una prevenzione preziosa. 

Dunque gli assenti ingiustificati di quel tribunale che non c’è mai, la famiglia, la scuola, quanti educano alla vita da vivere e non da abbattere, sarà bene facciano un passo avanti e battano forte un colpo per non arrendersi all’attuale momento che viviamo tutti.

Nessuno escluso.