La numerosità della classe ostacolo per una didattica efficace

da Tuttoscuola

L’elevata numerosità delle classi non costituisce certamente la condizione ideale per una gestione didattica funzionale.

L’insegnamento individualizzato – fatte salve rare esperienze di organizzazione per gruppi – diventa pressoché impossibile, soprattutto, se, oltre all’elevato numero di alunni, sono presenti in classe ragazzi BES (con bisogni educativi speciali).

Sono gli alunni più fragili o con difficoltà di apprendimento a risentire di questa condizione che, spesso, li emargina e li porta gradualmente all’esclusione: l’elevata numerosità concorre indubbiamente a indurre molti alunni all’abbandono a causa dell’insuccesso scolastico su cui incide anche il rapporto critico docente-alunno.

Inoltre la numerosità della classe rappresenta per gli insegnanti una condizione lavorativa complessa che determina difficoltà di organizzazione dell’ambiente di apprendimento e propizia la modalità dell’insegnamento tradizionale, acuita dalla emergenza pandemica.

La lotta alle classi pollaio, un obiettivo che da sempre aveva visto in prima linea proprio la Azzolina – tra l’altro prima firmataria di una proposta di legge in merito che giace in Parlamento – poteva trovare nella fase di rilancio della scuola all’apertura di settembre una particolare condizione favorevole per essere ripresa e portata a conclusione, considerato anche il condizionamento delle misure anticovid. Tuttoscuola aveva suggerito come.

Infatti l’art. 231-bis della legge di conversione del decreto legge 34 “Rilancio” aveva previsto norme speciali in deroga, da realizzare con apposita ordinanza ministeriale, per“derogare, nei soli casi necessari al rispetto delle misure di cui all’alinea ove non sia possibile procedere diversamente, al numero minimo e massimo di alunni per classe previsto, per ciascun ordine e grado di istruzione, dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81”;

Il potere di intervenire con ordinanza in deroga su quei parametri poteva consentire di concretizzare immediatamente le proposte della ministra in atti concreti con effetto immediato.

Ma quell’ordinanza in deroga consentita dall’art. 231-bis non ha ancora visto la luce.

La ministra Azzolina l’ha ignorata; il ministro Bianchi forse potrebbe farla vivere, MEF permettendo, s’intende.