Il Curriculum dello studente? Valorizza la vita fuori dalla scuola

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Il Curriculum dello studente? Non è uno strumento che fotografa le diseguaglianze sociali ed economiche, ma valorizza le curiosità e i progetti dei ragazzi. Ne è convinto Damiano Previtali, esperto di processi di valutazione. Previsto dalla legge 107 del 2015, il curriculum dello studente debutta quest’anno alla maturità. E non sono mancate le polemiche.

Domanda. Che cos’è il Curriculum dei maturandi?

Risposta. Si tratta di un documento con rilevante valore formativo ed educativo, importante per la presentazione e lo svolgimento del colloquio dell’esame di Stato e, in un prossimo futuro, anche per l’orientamento all’università e l’accesso al mondo del lavoro. Ogni maturando vi indica le informazioni relative al percorso degli studi e alle esperienze svolte in ambito extrascolastico, di cui la commissione tiene conto durante lo svolgimento dell’esame di Stato.

D. Perché c’è stato il bisogno di una sorta di autocertificazione delle passioni e dei progetti, delle attività e degli interessi dei ragazzi?

R. Più che di «bisogno» parlerei più propriamente di «opportunità» che il Curriculum offre di portare all’interno delle mura scolastiche le scelte di vita che gli studenti svolgono fuori e che gli stessi studenti ritengono significative per la presentazione del proprio percorso formativo.

D. Ma non è un modo per certificare le diseguaglianze dovute a contesti familiari e sociali?

R. Assolutamente no, anzi ritengo che proprio il Curriculum possa permettere ad ogni studente di portare in luce scelte e competenze che non sempre la scuola conosce e valorizza. In modo concreto, perché le scelte dello studente in ambito extrascolastico (che il Curriculum riprende testualmente dalla legge, ovvero le attività professionali, culturali, artistiche, musicali, sportive, di cittadinanza attiva e di volontariato) dovrebbero certificare la sua appartenenza economica sociale e non all’inverso gli interessi e le passioni che, di fatto, contribuiscono alla sua formazione armonica e integrale? Perché è di questo che stiamo parlando effettivamente. Se riuscissimo nel tempo a valorizzare nella scuola proprio quelle competenze che gli studenti con libera intraprendenza acquisiscono, e sappiamo bene che non dipendono dalle disponibilità economiche delle famiglie, bensì dalla sensibilità e dalle attitudini personali, diminuiremmo la dispersione scolastica e miglioreremmo il nostro Paese. All’opposto l’idea che le competenze degli studenti dipendano esclusivamente dall’appartenenza familiare, dall’ambiente di vita o dalla scuola frequentata certifica le disuguaglianze.

D. Perché allegarlo al diploma? Non può penalizzare un ragazzo in futuro per una fase della vita magari non brillante ma poi superata?

R. All’interno del Curriculum non figura alcuna informazione che possa penalizzare uno studente. Se proprio vogliamo, l’unico riferimento legato al profitto è il punteggio conseguito in sede di esame, che sappiamo bene è riportato anche nel diploma. Anche qui mi sentirei di sostenere l’inverso, in quanto il diploma riporta un voto secco, a volte ingiusto, mentre il Curriculum riporta in modo organico il piano di studi svolto nei cinque anni di scuola e la pluralità delle esperienze collegate con i suoi interessi che, di sicuro, valorizzano lo studente e il suo percorso di formazione. A mio avviso, le critiche al Curriculum derivano da una visione restrittiva ed eccessivamente scolasticocentrica da cui non riusciamo ancora a staccarci.

D. Quanto peseranno nella valutazione finale della maturità?

R. Il Curriculum non è un documento valutativo ma informativo. Informazioni che, se opportunamente valorizzate in sede di colloquio d’esame, permetteranno effettivamente ad ogni studente di non iniziare la discussione dalla casualità, dalla fortuna o sfortuna di trovare, come in passato, una determinata domanda in una busta, bensì dal suo reale percorso formativo ed educativo che il Curriculum traccia e riporta.