Scuola divisa sulle lezioni estive, i presidi: “Dateci più personale per gestire i progetti”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

La scuola in estate? Chi è già partito, chi attende di capire come fare sino a chi si rifiuta. Sarà comunque una corsa contro il tempo per allestire programmi e partecipare ai bandi sui fondi Pon. Pochi i docenti che, a giudicare dai commenti nei social, si offriranno volontari (pagati) sebbene molti, giovani precari, chiedano: voglio lavorare a luglio e ad agosto, come si fa? Insomma il Piano presentato dal ministero all’Istruzione e finanziato con 510 milioni divide il mondo della scuola. Inquieta sui tempi e i modi di attivazione. Accende entusiami e critiche feroci.

I presidi, con Antonello Giannelli appena rieletto alla guida dell’Associazione nazionale presidi (Anp), ricordano: “Lavoriamo da oltre un anno senza aver fatto ferie, il personale della scuola arriva a questa fine anno stremato. Qualsiasi esercito ha bisogno di riposarsi tra una battaglia e l’altra e questo principio è valido anche per noi”. Dunque, bene il Piano estate, ma Giannelli reclama personale a sostegno degli istituti: “Ne condividiamo il significato politico e il valore sociale, specie con riferimento ai soggetti meno tutelati e, quindi, più colpiti dai nefasti effetti della pandemia. Ma non possiamo ignorare però che il problema è organizzativo. Per questo chiediamo più risorse in termini di personale, soprattutto nelle segreterie. L’attuazione del Piano richiede ai dirigenti un surplus di lavoro, mentre essi nutrono numerose ragioni di grave insoddisfazione”.

Sul piano politico i sottosegretari all’Istruzione di Lega e M5S concordano, con una ritrovata pace dopo lo scontro sul reclutamento degli insegnanti ancora acceso. “Si scongiura uno dei grandi timori di milioni di studenti e famiglie: essere lasciati soli dopo un anno tanto complicato. Non sarà così, evidentemente” dichiara Rossano Sasso, sottosegretario del ministero dell’Istruzione. E così la sottosegretaria all’istruzione Barbara Floridia, senatrice M5s:”Il Piano prescrive programmi concreti con l’obiettivo non solo di recuperare la socialità perduta a causa della pandemia, che già è importantissimo, ma soprattutto con la finalità di rafforzare gli apprendimenti”.

Per Manuela Ghizzoni, responsabile Istruzione nella segreteria del Pd, “dopo l’alternanza di lezioni in presenza o a distanza, è importante offrire, a tutte e tutti su base volontaria, un ampio ventaglio di opportunità che si svilupperanno dall’estate all’autunno”. Cisl e Flc-Cgil approvano. “Finalmente sul recupero educativo una proposta seria ben diversa dalle tante, banalizzanti e semplicistiche, sull’allungamento del calendario scolastico dice Maddalena Gissi. La progettazione delle attività estive, che condividiamo nelle sue finalità, in questo anno straordinario – osserva Francesco Sinopoli – può rappresentare una prima occasione per restituire centralità alla scuola. Ma dovrebbe avere uno sguardo di prospettiva che vada oltre i mesi estivi e oltre l’emergenza, per una complessiva riqualificazione del sistema scolastico”.

Più critico Pino Turi della Uil: “Il punto non è quello della definizione delle attivita di luglio-agosto che hanno una forte connotazione socio-assistenziale. Vorremmo che si parlasse della scuola di questo Paese”.

Salvo Amato, fondatore di “Professione insegnante”, raccoglie un sentire comune tra i docenti: “Ci sarebbero altre priorità come quella di rendere la scuola sicura per settembre. Per ora non c’è nulla sui provvedimenti necessari come la riduzione del numero di studenti nelle classi. Noi docenti non veniamo mai ascoltati. Credo proprio che i colleghi non aderiranno: partecipare in modo volontario non è compatibile con le ferie”.

Eugenio Tipaldi, preside dell’istituto comprensivo D’Aosta-Scura, nei quartieri Spagnoli di Napoli, annuncia in una lettera a Tecnica della Scuola, che rimanderà indietro i soldi: “Caro ministro, pensi piuttosto a spendere i soldi per far partire in sicurezza a settembre le scuole, dotandole di ventilatori d’aria in ogni aula, aumentando l’organico dell’autonomia che si basa ancora sui vecchi parametri di tagli, riducendo il numero di alunni per classe, dando i soldi per la piccola manutenzione direttamente alle scuole e non ai comuni o alle ex province che non ce la fanno a inseguire le emergenze. Spero che in questo gran rifiuto mi seguano i miei colleghi che lavorano nelle scuole di frontiera”.

Chi è avanti è partito già con i Patti educativi introdotti ad agosto 2020. Alfonso D’Ambrosio, preside dell’Istituto comprensivo di Lozzo Atestino, in provincia di Padova che fu cluster della pandemia di marzo 2020, ha già organizzato l’estate per i suoi alunni della primaria e delle medie: dal 7 giugno sino al 25 agosto, con laboratori di ceramica e microscopia, Gamelab, street dance, tennis, cineforum. Ha usato i fondi già distribuiti alle scuole – 10 milioni a livello nazionale – per ampliare l’offerta formativa ed è partito con i Patti educativi già a settembre scorso. “Sono fondamentali, hanno creato maggiore coesione tra terzo settore e scuola e conoscenza del territorio. La perplessità ora è che non puoi organizzare in pochi mesi una scuola che va oltre le mura e si fa abitare dalla città. Ci vuole tempo”.

I fondi Pon, fanno notare molti dirigenti, hanno una gestione burocratica pesante e difficile da seguire per chi ha il personale amministrativo nelle scuole già ridotto all’osso. “Il rischio è che le scuole arrivino ad affidare tutto a società terze che non sanno nulla del territorio”. Il preside D’Ambrosio  è già comunque pronto: “Noi riusciamo a garantire anche corsi di recupero gratuiti grazie a un accordo coi gestori dei centri estivi: a loro diamo i locali con aria condizionata, le Lim e i tablet. I loro educatori per due ore al giorno, due volte alla settimana, si occupano del sostegno allo studio per 60 bambini. Tutte iniziative che non s’improvvisano”.