Orientamenti pedagogici sui legami educativi a distanza

Orientamenti pedagogici sui legami educativi a distanza (LEaD) e un modo diverso per fare nido e scuola dell’infanzia

di Pietro Boccia

Introduzione

Il documento “Orientamenti pedagogici sui legami educativi a distanza (LEaD) e un modo diverso per fare nido e scuola dell’infanzia” ha la presunzione di presentarsi come un sostegno non solo per gli operatori ma anche per il personale educativo, allo scopo di riannodare le relazioni e ripristinare, dopo la chiusura per il Covid-19, le interazioni relative alle complicità emotive con i bambini e le loro famiglie. Gli educatori e gli insegnanti hanno, in verità, ottenuto buoni risultati educativi attraverso i canali comunicativi basati su legami a distanza (LEaD).

La sfida è stata ed è il contatto a distanza; per una equilibrata crescita delle bambine e dei bambini, è, però, necessario ripristinare e riproporre legami educativi in presenza. La comunicazione a distanza è, infatti, molto dispersiva perché arriva a destinazione soltanto la modalità verbale (7%); il non verbale (55%) e il paraverbale (38%) non sono, nella didattica a distanza, utilizzati.

Gli ambienti di vita, di relazione e di apprendimento

La prima socializzazione per i legami secondari si ha per le bambine e i bambini negli ambienti dei nidi, dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia. Tali istituzioni sono spazi di relazioni multiple, nei quali le bambine e i bambini esplorano, fanno esperienza, conoscono e condividono una realtà diversa da quella vissuta in famiglia. In tal modo acquisiscono la capacità di muoversi autonomamente e di orientarsi. Sono spazi che permettono alle bambine e ai bambini non solo di relazionarsi con gli altri, di acquisire autonome iniziative, di vivere momenti di intimi legami, ma anche di condividere materiali, oggetti e esperienze, nonché di pensare ai vissuti quotidiani e di dare impulso al senso di appartenenza ad una comunità. Un altro elemento, capace di strutturare il contesto educativo, è il tempo, con le sue fasi di attività ed esperienze mediate dagli educatori e dagli adulti. Sono i tempi e gli spazi, che, infatti, intrecciandosi, offrono alle bambine e ai bambini la possibilità di giocare, fantasticare, narrare, sperimentare, svelare e sviluppare l’identità, l’autonomia e le competenze.

L’attività educativa nei nidi, nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia, deve essere quotidianamente contrassegnata da:

– accoglienza;
– gioco;
– conquiste diverse;
– relazioni significative con gli adulti e i pari; – conversazioni;
– negoziazione dei significati;
– conflitti cognitivi;
– mediazione tra desideri e realtà;
– ricerca di nuove soluzioni;
– riconoscimento di limiti e regole;
– sperimentazione anche di insuccessi e di successi.

I legami educativi a distanza (LEaD)

L’emergenza Covid-19 ha privato le bambine e bambini con l’improvvisa e prolungata interruzione delle attività in presenza nei nidi, nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia non solo di esperienze educative ma anche di relazioni familiari, giacché costretti a non avere contatto soprattutto con i nonni e gli zii. Per evitare tale rischio si propongono, per le bambine e bambini, al posto della didattica a distanza (DaD), i legami educativi a distanza (LEaD). Ciò perché l’aspetto educativo nella fascia di età “zerosei” si interconnette ampiamente a livello di legami affettivi e motivazionali. Diventa, pertanto, fondamentale, oggi, ripristinare e conservare un legame educativo tanto tra gli educatori/insegnanti e bambini, gli educatori/insegnanti e genitori, quanto tra gli educatori/insegnanti, tra i bambini e tra i genitori.

Le famiglie e il personale educativo, percependo il vissuto quotidiano delle bambine e dei bambini, sono consapevoli di dover interpretare in una luce diversa l’esperienza infantile per un “graduale ritorno alla normalità”, che deve essere prevista, comunque, diversa.

I legami educativi a distanza (LEaD) sono costruiti in un contesto virtuale, che, essendo intangibile e non avendo confini, non si può esplorare e non permette il contatto fisico e l’abbraccio, come gesti vitali per le bambine e bambini. Essi possiedono, tuttavia, altre potenzialità, come, ad esempio, quella di facilitare l’esplorazione dell’ambiente.

I legami educativi a distanza (LEaD), giacché hanno una valenza sia affettiva sia motivazionale, devono ricostruire tra il personale educativo e i genitori nuove relazioni, nuove possibilità organizzative e nuove forme di collaborazione e partecipazione. Il passaggio dalle relazioni in presenza a tali legami educativi a distanza comporta, dunque, che il rapporto tra il personale educativo e i genitori venga rinegoziato, perchè, mentre con la relazione in presenza sono i genitori, che, accompagnando i figli e partecipando alle attività educative, entrano negli spazi delle istituzioni scolastiche, con i legami educativi a distanza (LEaD) sono, invece, le scuole, che, attraverso gli schermi, entrano nel mondo domestico delle famiglie. Diventano indispensabili, in tal caso, la mediazione e l’assunzione di un ruolo attivo dei genitori.

Al personale educativo viene, perciò, richiesto un’elevata professionalità, un’equilibrata apertura al dialogo e una spiccata sensibilità. E’ sbagliato per gli educatori supporre che le famiglie siano tenute a ricreare un ambiente educativo del nido all’interno del contesto domestico; né che i genitori debbano immaginare di poter delegare ai nidi e al personale educativo il tempo del collegamento in video dei figli. È consigliabile, pertanto, rinegoziare gli spazi e i tempi, concordando i momenti dell’incontro e della separazione e, nello stesso tempo, individuando insieme gli strumenti per svolgere le attività.

Anche legami educativi a distanza (LEaD), come le attività didattiche in presenza, devono prefiggersi, come obiettivo, il coinvolgimento delle famiglie e la partecipazione attiva delle

bambine e dei bambini. I nidi, i servizi educativi e le scuole dell’infanzia devono interconnettersi, in maniera permanente, utilizzando ogni forma di comunicazione disponibile, con le famiglie (telefono, posta elettronica, lettera, invito in presenza e mediatore linguistico per i soggetti stranieri) e con il territorio (Ente locale, Associazioni culturali e di volontariato, Chiesa, Protezione civile, Assistenza sociale e così via).

La relazione con le bambine e i bambini è, poi, di fondamentale importanza, considerando che durante tale età si ha il primo impatto con il mondo esterno alla famiglia. Il personale educativo e gli insegnanti devono, perciò, concordare con i genitori i tempi della frequenza, i mezzi e le attività. L’esperienza educativa va proposta e non imposta. Per quanto concerne i tempi della frequenza, le pratiche vissute ed emerse suggeriscono una scansione equilibrata sia rispettando gli impegni di lavoro dei genitori sia considerando l’età delle bambine e dei bambini.

Negli Orientamenti pedagogici sui legami educativi a distanza (LEaD) si sostiene che i “collegamenti dal vivo in alcuni giorni della settimana, per qualche decina di minuti, accompagnati da suggerimenti di attività da svolgere in autonomia o con i genitori per scambiare prodotti o racconti di esperienze nell’incontro successivo, possono mantenere viva la relazione e il senso di comunità senza invadere troppo l’ambito domestico” e infrangere la privacy familiare.

I mezzi vanno, invece, “individuati in relazione alla disponibilità e allo scopo. Negli Orientamenti pedagogici sui legami educativi a distanza (LEaD), si afferma, ad esempio, che:

– “Se la famiglia non possiede device o è priva di connettività, si può immaginare una scatola delle sorprese con libri, disegni, colori, pongo da far recapitare a casa periodicamente, con una restituzione da parte del bambino di disegni, piccoli oggetti, storie raccontate e trascritte dal genitore.

– Se la famiglia è disponibile alla relazione in presenza, la videochiamata è la soluzione più immediata: si possono concordare il momento, la durata, la frequenza, le modalità di presenza del genitore o di altri familiari all’incontro, in modo da rispettare le routine e le esigenze domestiche.

– Se più famiglie sono disponibili alla relazione dal vivo, qualche collegamento in piccolo gruppo grazie alle numerose piattaforme didattiche gratuite può aiutare a mantenere il contatto anche con i compagni, essenziale per lo sviluppo delle autonomie, delle competenze, degli apprendimenti, della socialità.

– Se la famiglia incontra difficoltà alla modalità sincrona ma ha la possibilità di connettersi a Internet, si possono creare ed inviare (o caricare sul registro elettronico, su Drive o su piattaforme didattiche) podcast o video, si può ideare un blog al quale i genitori accedono quando possono”.

La scelta del mezzo deve, logicamente, essere fatta anche in considerazione dell’età della bambina e del bambino.

Il personale educativo e gli insegnanti devono concordare anche la progettazione delle attività. Queste non devono essere proposte estemporanee per intrattenere le bambine e i bambini; devono, invece, tenendo conto dell’ambiente di apprendimento che le istituzioni offrono, essere pedagogicamente progettate e calate sui bisogni quotidiani di ognuno. Il personale educativo e gli/le insegnanti devono, dunque, valorizzare le conquiste e mettere al centro del processo educativo delle bambine e dei bambini l’esperienza e il gioco.

I legami educativi a distanza (LEaD) non devono, in quanto momentanei percorsi di attività, avere, come scopo, la prestazione, vale a dire l’esecuzione corretta di un compito, l’addestramento ad acquisire abilità, le sequenze di istruzioni raggiunte con precisione. Essi devono, invece, avere lo scopo di sviluppare nelle bambine e nei bambini l’identità, l’autonomia, la competenza e la cittadinanza, attraverso l’educazione e gli apprendimenti significativi. E’ importante, poi, la ricostruzione dei legami tra i pari, soprattutto attraverso la metodologia del Circle Time.

“La comunicazione deve essere – è scritto negli Orientamenti pedagogici sui Legami educativi a distanza (LEaD) – circolare, bidirezionale: il bambino si racconta, accoglie le proposte, si mette in gioco, entra nel legame a distanza, perciò è importante restituirgli un’immagine di persona che sta crescendo e sviluppa competenze, che sa affrontare compiti nuovi in una modalità inedita, che sa far fruttare questo tempo di distanza. Anche su questo punto la comunicazione deve essere a tre: i genitori vanno coinvolti sia nella raccolta di quanto realizzato in questo periodo (una scatola delle esperienze da riportare a settembre, un album fotografico digitale, la registrazione audio delle riflessioni…) sia nel riconoscimento delle conquiste effettuate (…). Ai bambini vanno comunicate gioia e serenità nella riscoperta del valore di quello che prima era scontato e che, nel frattempo, si è riconfigurato: è la postura pedagogica classica, quella che si fonda da sempre sulle risorse dei bambini, ancor prima della conferma che è venuta dalla pedagogia dell’emergenza e dalla ricerca sulla resilienza”.

L’attività ludica è, per le bambine e per i bambini anche nei progetti educativi in emergenza, fondamentale per l’apprendimento. E’, infatti, con il gioco che, nell’età infantile, si sperimenta, si riflette, si fa ricerca, si realizzano scoperte, si interiorizzano nuove conquiste e si diventa attivo, propositivo, autonomo e responsabile.

Si sa che la dimensione del tempo presente è, per l’infanzia, predominante. Si deve e si può, allora, parlare, con un linguaggio adeguato e con il rispetto dell’intimità personale, di qualsiasi tema con le bambine e con i bambini.

I legami educativi a distanza (LEaD) non riguardano soltanto le relazioni tra gli educatori e i bambini ma anche i rapporti, per instaurare un clima collaborativo nel contesto educativo, tra tutti gli adulti. Pertanto “deve essere ricostituito – come si sostiene negli Orientamenti pedagogici sui Legami educativi a distanza (LEaD) – il team di sezione, l’equipe pedagogica: tutte le proposte e i contatti con i bambini e le famiglie devono essere accuratamente progettati insieme affinché si possa intraprendere un percorso verso una direzione comune”.

Le figure del sistema integrato che sono presenti nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia possono essere di fondamentale importanza per il sostegno educativo. Esse possono essere:

  • il coordinamento pedagogico territoriale; il dirigente scolastico;
  • il coordinatore didattico;
  • le funzioni strumentali; il referente di plesso;
  • i docenti dell’organico potenziato.

E’, poi, necessario porre attenzione – recitano gli Orientamenti pedagogici sui legami educativi a distanza (LEaD) – “alla formazione (fruibile a distanza) per tutto il personale, a partire dai

dirigenti/coordinatori per arrivare al personale educativo e ausiliario. La formazione non dovrebbe riguardare solo l’utilizzo delle piattaforme digitali o dei device, ma anche e soprattutto la comunicazione e gli aspetti pedagogici della relazione educativa, in quanto una buona padronanza delle competenze digitali priva di una solida competenza pedagogica è come una scatola vuota. Dovrebbero poi essere affrontati in modo serio tutti i temi sanitari legati alla riapertura dei servizi.

In secondo luogo va posta attenzione al legame tra insegnanti e genitori, sia nelle direzioni di rinegoziazione delle forme di collaborazione, sia in una direzione di supporto e punto di riferimento, sostegno alla genitorialità: il personale educativo non deve trasformarsi in uno sportello di consulenza psicologica – non ne ha le competenze e non è la sua funzione – ma, nel far sentire alle famiglie che la scuola c’è, si ristruttura, rimane un punto fermo, si mette in gioco, può offrire un supporto e un riferimento in un momento in cui l’incertezza regna sovrana (e sappiamo che l’incertezza genera paura, diffidenza, rabbia).

I genitori, specialmente quelli al loro primo figlio, possono aver bisogno di affiancamento per affrontare le problematiche che incontrano nell’educazione, di conferme sul proprio operato o rassicurazioni sul comportamento del bambino”.

E’ indispensabile, per operare con i legami educativi a distanza (LEaD), una presenza discreta. L’incontro con i genitori si può organizzare individualmente o in modalità di gruppo “per comunicare le attività proposte, dare indicazioni di materiali utili, aprire canali di confronto periodico, consentire lo scambio di suggerimenti”, affrontare, con dibattiti e discussioni, temi di interesse comune, coordinati dall’istituzione scolastica, e, se necessario, coinvolgere anche esperti esterni.

E’ necessario, quando i legami educativi a distanza (LEaD) non sono un passatempo ma progetto pedagogico, prevedere forme elementari di documentazione e di valutazione degli apprendimenti, per formalizzare conquiste e miglioramenti che i bambini hanno acquisito durante il periodo delle attività a distanza. Per quanto concerne la documentazione è essenziale la sinergia tra gli operatori e i genitori. Bisogna “concordare la creazione di una sorta di portfolio (digitale, analogico o in versione mista) che tenga traccia di quanto condiviso tra bambino e insegnante, tra bambino e genitori, tra i bambini”.

Il documentare, attraverso il percorso valutativo, è, anzi, l’atto di condividere in gruppo qualsiasi esperienza educativa ed è uno strumento essenziale per le bambine e i bambini che si apprestano ad operare il passaggio agli studi del grado scolastico successivo. Anche l’autovalutazione è una significativa forma di valutazione, soprattutto quella formativa. L’autovalutazione degli interventi e delle attività in modalità legami educativi a distanza (LEaD) è un mettere in discussione ed è un ripensare la didattica tradizionale per trasformarla in condivisa, partecipata e inclusiva.

Nella società attuale, le bambine e i bambini si trovano collocati in sfere che non sono per niente isolate e indipendenti, ma che hanno fra loro un rapporto continuo di scambi e di interferenze; ciò avviene in un intreccio indeterminabile di azioni e di reazioni, di eventi e di riflessioni, che, partendo dalla sfera individuale, contribuisce non solo a far realizzare ognuno nella propria attività educativa, ma anche a far evolvere nuovi accadimenti. I servizi educativi, in particolare, e la scuola, in generale, devono diventare un concreto luogo di educazione permanente, affinché si possano acquisire conoscenze appropriate, per interpretare la società complessa, e competenze

adeguate, per governarne, in maniera autonoma e responsabile, i processi. In tal senso, i nidi, i servizi educativi e le scuole dell’infanzia non devono essere pensati come un’articolazione circoscritta del sistema di educazione, istruzione e formazione ma proiettati ad una continuità verticale con gli altri ordini di scuola. Diventa necessario, perciò, immaginare un percorso articolato di studi, riorganizzando la pubblica istruzione in:

  • una scuola non obbligatoria (nidi, micronidi e servizi educativi da tre a ventiquattro mesi, sezione primavera da ventiquattro a trentasei mesi);
  • una scuola obbligatoria del primo ciclo (otto anni – scuola dell’infanzia e primaria);
  • una scuola obbligatoria del secondo ciclo (cinque anni – scuola secondaria di primo grado e primo biennio della scuola secondaria di secondo grado);
  • una scuola secondaria di diritto/dovere all’istruzione del terzo ciclo (tre anni – secondo biennio e quinto anno della scuola secondaria di secondo grado). In tal modo l’obbligatorietà e la certificazione delle competenze avrebbero un’intrinseca e coerente logica.