Verticale che passione!

Verticale che passione!
In ricordo di Giancarlo Cerini

di Marisa Bracaloni

Ho letto con profondo dispiacere della morte di Giancarlo Cerini, è stata una notizia improvvisa e inaspettata che mi ha gettata nello sconforto.

Quando scompare una persona importante ci si aggrappa al passato per fissare meglio il suo ricordo nella memoria, ma la figura di Giancarlo Cerini resterà invece nel presente e continuerà ad influenzare il futuro per gli importanti contributi offerti nel suo lavoro. 

Come possiamo dimenticare le sue idee pedagogiche leggendo i bellissimi “Orientamenti per la scuola dell’infanzia”, alla cui stesura partecipò attivamente e in modo determinantenegli anni novanta.

Lavorando a quel tempo nella scuola dell’infanzia, apprezzai molto quel documento che orientava il lavoro e valorizzava un segmento di scuola che Cerini riteneva molto importante per lo sviluppo del bambino e a cui sempre dedicò attenzione e cura considerandolo “Il gioiello di famiglia”.

Agli inizi del 2000 Cerini fu presente nello scenario italiano per la sua posizione a favore dell’autonomia scolastica e per il sostegno alla creazione di nuove figure professionali quali ad esempio le funzioni obiettivo.

Posizione molto scomoda allora perché erano ruoli mal visti che creavano sospetti e timori e, poiché nessuno sapeva chiaramente “chi doveva fare cosa” gli insegnanti cercavano coraggio e chiarezza tra di loro, creando gruppi di lavoro.

Cerini dotato di lungimiranza incoraggiava le novità e viveva le scommesse sul futuro con forza e coraggio, partecipando alle discussioni e dando il suo contributo personale. Pur essendo convinto sostenitore di una scuola democratica e inclusiva, era favorevole a diversi ruoli in base alla disponibilità, capacità e vocazione di ciascuno.

Durante la partecipazione ad un forum virtuale lo conobbi ed iniziò così una collaborazione durata un decennio.

Prima per la diffusione degli Istituti Comprensivi. La valorizzazione ed espansione di queste scuole che raggruppavano infanzia, primaria e secondaria di primo grado, veniva vista come importantissima in quanto seguiva un percorso coerente di sette anni accompagnando l’alunno fino alle soglie dell’adolescenza.

Nacque su questo tema una rubrica in Edscuola a cui Cerini volle dare il nome “Verticale che passione!

E la passione nel fare le cose fu proprio la caratteristica con cui si dedicava al suo lavoro.

Passione ma anche misura e sobrietà, a Cerini non piaceva la confusione, la sciatteria, le urla. Era un uomo tollerante e rispettoso, ma anche esigente e chiedeva ai collaboratori professionalità e impegno. I suoi silenzi erano significativi, se non rispondeva o ignorava una domanda o uno scritto o un pensiero, voleva dire che quella domanda o quel pensiero andava corretta o riscritta perché non andava bene. Per collaborare con lui, bisognava studiare e molto.

Nel 2004 la diffusione dei comprensivi si arrestò e si temette anche la loro soppressione a favore di altri modelli di scuola.

Fu allora che Cerini promosse varie iniziative sia sulla composizione dei Comprensivi sia sul curricolo che costituisce la base degli Istituti e che egli riteneva fondamentale per il fluire armonioso del percorso di ogni bambino. 

Per molti anni si è visto impegnato in presenza nelle scuole per aiutare gli insegnanti a risolvere le problematiche. I suoi interventi, che poggiavano su un semplice canovaccio di idee, erano interessanti, coinvolgenti e chiari. Accompagnati sempre da esempi pratici e indicazioni didattiche.

La scuola era dentro di lui e non aveva bisogno di preparare un discorso preconfezionato, lui parlava e raccontava “cosa e come una cosa si poteva fare”.

E’ stato un uomo disponibile, che non si tirava mai indietro anche quando gli veniva richiesto un gran sacrificio.

Come ad esempio quando gli chiesero aiuto i dirigenti e gli insegnanti delle piccole scuole di montagna, destinate a scomparire per la riorganizzazione del servizio.

Cerini cominciò a seminare chilometri su e giù per l’Appennino, raggiungendo anche zone isolate, per incontrare quelle realtà.

Durante un paio di convegni organizzati da queste piccole scuole di montagna a cui volli partecipare, mi resi conto di quanto fosse conosciuto e stimato. Insegnanti e genitori si rivolgevano a lui con simpatia ed emozione. Ha coniugato passionalità e sobrietà, teoria e pratica, autorevolezza e rispetto, amore per la scrittura e per la tecnologia, disponibilità alle innovazioni e rispetto delle buone tradizioni.

Ha costituito un vero modello da seguire.