Violazione diritti degli studenti con DSA

Associazione Italiana Dislessia denuncia una violazione diffusa dei diritti degli studenti con DSA

Lettera aperta di AID al mondo della scuola, dopo le numerose segnalazioni di mancato rispetto dei piani didattici personalizzati (PDP), giunte all’associazione da parte delle famiglie, degli studi legali e delle sezioni provinciali AID

Bologna, 03 maggio 2021 – Sono sempre più numerose le segnalazioni di pesanti violazioni ai danni dei ragazzi e delle ragazze con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, che giungono ad Associazione Italiana Dislessia attraverso le sezioni provinciali sparse su tutto il territorio nazionale, e diversi studi legali.

Oltre ad affrontare i problemi legati alla didattica a distanza, questi studenti vedono calpestati i diritti che ormai da un decennio sembravano essere tutelati dalla Legge n. 170/2010, la prima normativa a riconoscere, in Italia, i DSA in ambito scolastico.

Molti degli strumenti che sono stati concordati a inizio anno scolastico nei Piani Didattici Personalizzati (PDP) si sono infranti davanti al muro di supposte esigenze organizzative di troppe istituzioni scolastiche, con il risultato che le misure e gli strumenti che avrebbero dovuto consentire di vivere con serenità il proprio percorso scolastico, di compensare adeguatamente le proprie difficoltà, di vivere un processo valutativo equo e inclusivo, sono venuti progressivamente a mancare con il procedere dell’anno scolastico.

ll Piano Didattico Personalizzato (PDP) è un accordo condiviso fra docenti, Istituzioni Scolastiche, Istituzioni Socio-Sanitarie e famiglia, previsto dalla legge 170/2010. Si tratta di un progetto educativo e didattico personalizzato, commisurato alle potenzialità dell’alunno, che definisce tutti i supporti e le strategie che possono portare alla realizzazione del successo formativo degli alunni DSA. Per esempio l’uso di mappe concettuali, calcolatrice, computer, interrogazioni programmate, una valutazione che tenga conto delle difficoltà prodotte dal disturbo, la possibilità di compensare le verifiche scritte con l’orale.

Il suo mancato rispetto impedisce di improntare l’azione educativa e didattica sui principi di equità e inclusione.

Per questo AID ha deciso di scrivere una lettera aperta a tutte le scuole d’Italia, invitando docenti e dirigenti scolastici al rispetto del Piano Didattico Personalizzato e di tutte le tutele in esso previste

In particolare, con l’avvicinarsi della fine dell’anno scolastico, AID ha voluto ribadire che la valutazione non può limitarsi a misurare un prodotto finito, magari presentato con una prestazione ineccepibile, ma deve accompagnare il processo di costruzione di quel prodotto, osservando lo studente mentre ci lavora, condividendo il quadro valutativo, considerando i punti di partenza e valorizzando le potenzialità.

L’emergenza da Covid19, tuttora in corso, ha costretto tutti i protagonisti del mondo della scuola a cercare soluzioni organizzative ineditee spesso complicate, pur di portare avanti quella fondamentale Istituzione del nostro Paese che è il sistema nazionale di istruzione e formazione: e la nostra Associazione intende senz’altro riconoscere il merito dei moltissimi docenti e dirigenti scolastici che, nonostante tutte le difficoltà, non si sono mai fermati.

Tuttavia, non possiamo fare a meno di esprimere grande preoccupazione per tutti coloro che, tra i banchi di scuola, vivono il percorso scolastico con le proprie difficoltà.

“Non chiediamo, com’è ovvio, la promozione per tutti” sottolinea il presidente AID, Andrea Novelli, “ma semplicemente il rispetto dei diritti degli alunni con DSA, tanto più importante oggi con una didattica spesso a distanza, per forza di cose meno coinvolgente e meno attenta alle esigenze dei singoli studenti, ma che talora, in presenza, finisce per rivelarsi ancora più irta di difficoltà. L’eccessiva urgenza di portare a termine le verifiche, infatti, non tiene conto dei tempi individuali dei nostri ragazzi, sopraffatti dall’affollarsi di interrogazioni e prove scritte anche nella stessa giornata”.


Sono arrivate ad AID numerose segnalazioni di violazione dei piani didattici personalizzati

I PDP vanno applicati, nel rispetto dei diritti degli studenti con DSA: lettera aperta al mondo della scuola

A seguito delle numerose violazioni del Piano Didattico Personalizzato, segnalate dalle famiglie di studenti con DSA, AID vuole rivolgersi a docenti, dirigenti scolastici e a tutto il mondo della scuola, per ribadire, ancora una volta, la necessità di rispettare e applicare le tutele previste dalla legge 170/2010.

“Gentili dirigenti scolastici, gentili docenti,

siamo a poche settimane dalla fine delle lezioni e si sta chiudendo un anno notevolmente impegnativo per tutti i nostri ragazzi, ma in modo particolare per le studentesse e gli studenti con DSA.

La grave emergenza, tuttora in corso, ha costretto tutti i protagonisti del mondo della scuola a cercare soluzioni organizzative inedite e spesso complicate, pur di portare avanti quella fondamentale Istituzione del nostro Paese che è il sistema nazionale di istruzione e formazione: e la nostra Associazione intende senz’altro riconoscere il merito dei moltissimi docenti e dirigenti scolastici che, nonostante tutte le difficoltà, non si sono mai fermati.

Tuttavia, non possiamo fare a meno di esprimere grande preoccupazione per tutti coloro che, tra i banchi di scuola, vivono il percorso scolastico con le proprie difficoltà.

Le segnalazioni che ci giungono, ormai quotidianamente, dalle nostre sezioni capillarmente sparse su tutto il territorio nazionale, ci parlano di pesanti violazioni ai danni delle ragazze e dei ragazzi con DSA, costretti a scontrarsi con nuovi problemi che si aggiungono a quelli vissuti da tutti i loro compagni, ma soprattutto a vedere calpestati i diritti che ormai da un decennio sembravano essere tutelati dalla Legge n. 170/2010.

Molti degli strumenti che sono stati concordati a inizio anno scolastico nei PDP si sono infranti davanti al muro di supposte esigenze organizzative di troppe istituzioni scolastiche, con il risultato che le misure e gli strumenti che avrebbero dovuto consentire di vivere con serenità il proprio percorso scolastico, di compensare adeguatamente le proprie difficoltà, di vivere un processo valutativo equo e inclusivo, sono venuti progressivamente a mancare con il procedere dell’anno scolastico.

Una delle prime vittime è stata la programmazione delle verifiche e delle interrogazioni: uno strumento organizzativo fondamentale per garantire quella necessaria gestione del lavoro che per le studentesse e gli studenti con DSA è la base del proprio lavoro. Non è concepibile assistere al moltiplicarsi di verifiche non programmate, alla richiesta di argomenti non concordati – tutti elementi compresi nei PDP – con la motivazione dell’emergenza sanitaria. Tutte le famiglie che noi rappresentiamo stanno comprendendo (con un notevole sforzo) le difficoltà organizzative degli istituti scolastici in questo momento di emergenza, ma queste non potranno mai essere una valida ragione per mettere in ulteriore difficoltà le studentesse e gli studenti che già vivono con disagio la propria esperienza scolastica. E non dimentichiamo che moltissimi dei nostri ragazzi si avviano ad affrontare un Esame di Stato.

Lo stesso uso degli strumenti compensativi è stato messo troppe volte in discussione da quella stessa didattica a distanza che pure avrebbe potuto favorirne la diffusione e l’efficacia: pur non essendo mancati esempi virtuosi di utilizzo degli strumenti digitali durante la DAD e la DDI, ancora registriamo troppe resistenze nel riconoscerne il diritto all’utilizzo costante e quotidiano.

Ma a questo punto dell’anno scolastico, l’elemento che più ci preoccupa è quello della valutazione. Intendiamo essere subito chiari, per sgombrare il campo da equivoci fuorvianti: non stiamo chiedendo in alcun modo una promozione garantita per le ragazze e i ragazzi con DSA; il nostro interesse non è quello di assicurare loro un percorso facile, bensì di un percorso equo e inclusivo.

Quello a cui stiamo assistendo, invece, è un moltiplicarsi delle occasioni nelle quali l’alunno è chiamato a fornire una (o più) prestazione da misurare, in tempi rapidi e con poco o nessun preavviso: una situazione nella quale, com’è facile immaginare, l’ansia e il disorientamento finiscono per prevalere, a scapito del benessere dei nostri giovani.

Quando, invece, ogni bravo docente – e soprattutto ogni alunno, a partire dalla scuola dell’infanzia – sa benissimo che valutare non significa limitarsi a misurare un prodotto finito, magari presentato con una prestazione ineccepibile, ma accompagnare il processo di costruzione di quel prodotto, osservare lo studente mentre ci lavora, condividere il quadro valutativo, considerare i punti di partenza, valorizzare le sue potenzialità.

Ecco, questo è ciò che chiediamo a tutti voi, nella piena considerazione del lavoro della scuola e della sua autonomia organizzativa: il rispetto delle tutele che la Legge prevede per chi ha un disturbo specifico di apprendimento e, più in generale, l’esercizio di un’azione educativa e didattica che è tanto più nobile quanto più è improntata ai principi dell’equità e dell’inclusione”.

Il consiglio direttivo AID