Edmund Husserl, La crisi delle scienze europee…

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Indimenticabile quel libro …

Ri-Leggere La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale. Introduzione alla filosofia fenomenologica di Edmund Husserl durante l’emergenza sanitaria e “scolastica”

di Carlo De Nitti [1]

Un classico è un libro che non ha ancora finito di dire quello che ha da dire
ITALO CALVINO (1923 – 1985)

Le mere scienze di fatti creano meri uomini di fatto
EDMUND HUSSERL (1857 – 1938)

Solo chi è padrone del passato è padrone del futuro
GEORGE ORWELL (1903 – 1950)

  • Indimenticabile La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale. Introduzione alla filosofia fenomenologica di EDMUND HUSSERL (1857 – 1938), pubblicato postumo e giunto in Italia nel 1961 edito per i tipi de Il Saggiatore per volontà di ENZO PACI (1911 – 1976). Un titolo, a giusta ragione, lunghissimo, ma sovente identificato solo con la prima parte La crisi delle scienze europee o, ancor di più, Crisi, ovvero, in lingua tedesca, Krisis. Esso è il frutto della rielaborazione di alcune conferenze tenute nel 1935 a Vienna (maggio) e Praga (novembre).
  • Indimenticabile perché …

– è il punto di approdo del quarantennale percorso del pensiero husserliano, a partire dalla Filosofia dell’aritmetica (1891);
– è un classico della filosofia della scienza (e non solo) del ‘900;
– fonda un modello di sviluppo scientifico non interessato esclusivamente alla sintassi della scienza, ma anche alla sua intenzionalità umana, in aperta opposizione al positivismo in tutte le sue forme.

  • Indimenticabile per me perché quasi quaranta anni fa fu il punto di arrivo della mia tesi di laurea discussa con il prof. GIUSEPPE SEMERARI (1922 – 1996), uno dei massimi studiosi italiani dell’Autore ed un protagonista indiscusso di quella stagione di studi filosofici che, negli anni Cinquanta/Sessanta del secolo scorso, vide Edmund Husserl e la fenomenologia al centro del dibattito filosofico italiano.
  • Naturale chiedersi oggi, dopo circa ottanta anni, da parte dei lettori / ri-lettori:

– cosa abbia da dire ora – dopo oltre ottanta anni – questo filosofo ebreo tedesco che, nella fase terminale della sua lunga vita, ha sperimentato in corpore vili l’antisemitismo nazionalsocialista;
– perché ri-leggerlo ora, nel secondo decennio del XXI secolo, nel pieno di una pandemia che ormai da un anno sconvolge tutta l‘umanità.

  • Husserl non emigra dalla Germania nazista verso gli Stati Uniti – come tanti altri intellettuali – per un fatto meramente anagrafico; al momento dell’avvento del nazismo aveva circa settantacinque anni: si sentiva troppo vecchio per lasciare il suo Paese, nonostante le leggi antisemite.
  • La prima parte dell’opera è significativamente intitolata La crisi delle scienze quale espressione della crisi radicale di vita dell’umanità europea. La crisi delle scienze esiste nonostante i loro successi: non è in crisi la loro scientificità peculiare, la loro razionalità tecnica, la loro ‘sintassi’ (quella positivistica in tutte le sue varianti), ma una scientificità diversa, di grado più alto, quella a partire dalla quale vengono espressi l’origine, la funzione, il significato delle scienze singole in relazione ai fini degli uomini che producono scienza e che ne fruiscono: in una parola, il loro “telos”.
  • Edmund Husserl, parlando di crisi delle scienze europee, non condanna l’idea di scienza in generale, ma stigmatizza il suo uso antiumanistico (con un lessico che non è – né può essere – husserliano: capitalistico?), scisso dai fini della razionalità umana: l’autoemancipazione dell’umanità attraverso la ragione.
  • Legittima la domanda: ma Husserl fa politica? Questa parola è assente dal lessico husserliano, però l’analisi fenomenologica della scienza ha un significato sostanzialmente politico, perché la scienza è tematizzata a causa della responsabilità che il sapere scientifico ha verso se stesso e verso la possibilità di autentificazione razionale dell’umanità.
  • L’aggettivo ‘europee’ che accompagna il sostantivo ‘scienze’ una concezione di scienza storicamente determinata, a partire da Galileo Galilei, insieme al suo consustanziale asservimento al potere in età moderna e non solo.
  • Galileo Galilei rappresenta per Husserl, da un lato, il genio che scopre come la vera realtà in sé è costituita dagli aspetti misurabili, cioè dalle forme matematiche, le cui connessioni ideali vengono a costituire la trama dei rapporti causali. Egli, dall’altro, considerando il mondo in base alla geometria ed a ciò che è matematizzabile, riveste la sua scoperta con un Ideenkleid, un abito di idee, che esclude il mondo della vita e dei bisogni degli uomini dalla scienza.
  • All’elaborazione husserliana, fa da sfondo l’ideale della filosofia come scienza rigorosa, che pervade il pensiero occidentale fino dalle sue più remote origini. Husserl recide i ponti con una secolare tradizione, fondando nell’autoresponsabilità l’esistenza dell’uomo nel mondo e con la consapevolezza, con cui conclude il volume che “la filosofia come scienza rigorosa, anzi apodittica, il sogno è finito” (§ 73).
  • Nella terza parte di Krisis, Husserl tematizza esplicitamente il problema del mondo della vita, della Lebenswelt. Il mondo della vita è il mondo degli uomini, prima di ogni categorizzazione logica, in cui trovano espressione i loro bisogni. Le scienze, secondo Husserl, trovano nel mondo dei bisogni umani il loro punto di imputazione, il loro fondamento. Fine di Husserl è riscoprire al di sotto della matematizzazione galileiana, la relazione tra l’uomo che è il soggetto del mondo della vita ed i suoi prodotti scientifici, il cui oblìo causa la crisi delle scienze e della ragione.
  • Perché ri-leggere oggi, nel XXI secolo, nel corso di una pandemia, La crisi delle scienze europee Edmund Husserl? Da oltre un anno, la più cogente forma di autoemancipazione per il mondo intero è quella di venir fuori dalla pandemia attraverso le vaccinazioni di massa. Il vaccino, se ben si pensa, rappresenta, da un lato, la razionalità della scienza che produce il vaccino, dall’altro, l’intenzionalità degli uomini della politica di renderlo gratuito e universale per tutti. E’ solo un esempio tra i moltissimi sui problemi etici legati alla scienza: dalla fecondazione artificiale agli OGM; dall’agricoltura bio ai problemi rivenienti dall’uso dell’energia nucleare; dalle neuroscienze all’intelligenza artificiale.
  • Ovviamente, oggi non siamo così ingenui da poter ritenere con Husserl che i filosofi funzionari dell’umanità che hanno su di sé la responsabilità esclusiva di questa autoemancipazione, ma sappiamo benissimo che ogni riflessione razionale sulla scienza non può che coinvolgere, oltre che le scienze stesse, la filosofia, l’etica e tutte le scienze dell’uomo. Ecco perché, nella nostra contingenza storia, filosofica e politica, ri-leggere Edmund Husserl è sicuramente un modo per lumeggiare le tenebre che circondano i nostri giorni attuali.
  • Quali spunti di meditazione lascia alle persone di scuola di questo terzo decennio del XXI secolo nel corso di un’emergenza, che è anche scolastica, questo volume ed, in generale, la filosofia husserliana? Penserei a tre significative parole-chiave, fondamentali nella relazione educativa: relazione, mondo della vita, empatia. Su di esse – insieme a tanto d’altro di tutto il percorso husserliano – è possibile enucleare una pedagogia ed una didattica fenomenologiche assolutamente innovative: della filosofia e non solo, come ha insegnato (e sempre praticato per quasi cinquanta anni) Giuseppe Semerari. Questo, però, è un altro discorso …
  • Mi piace concludere con questi versi del 2015 (<Equilibri> in www.edscuola.it) che ripresento:

      LAICAMENTE

Spezzare e condividere
con i giovani il pane
della ricerca, dell’impegno e della critica: 
una liturgia laica senza tempo 
in uno spazio pubblico.
Onorato di esserci stato e 
di testimoniarlo quotidianamente
nell’impegno. 
Commosso nel ricordarlo,
sempre.

  • BIBLIOGRAFIA … “AFFETTIVA”

FERRUCCIO DE NATALE, La fenomenologia e i due irrazionalismi, Dedalo, Bari 1980;

FERRUCCIO DE NATALE, Tra ethos e oikos. Studi su Husserl, Heidegger e Jonas, Palomar, Bari 2001;

FERRUCCIO DE NATALE, Tra storicismo e storiografismo. Sulla difficile convivenza tra lavoro teoretico e lavoro storiografico in filosofia, Adriatica Editrice, Bari 1987;

FERRUCCIO DE NATALE, La presenza del passato. Un dibattito tra filosofi italiani dal 1946 al 1985, Guida, Napoli 2012;

EDGAR MORIN, Tesi sulla scienza e l’etica, trad. it. di CARLO DE NITTI, in FRANCESCO BELLINO (a cura di), Trattato di bioetica, Levante editori, Bari 1992;

ENZO PACI, Funzione delle scienze e significato dell’uomo, Il Saggiatore, Milano 1963;

ENZO PACI, Idee per un’enciclopedia fenomenologica, Bompiani, Milano 1973;

ENZO PACI, Fenomenologia e dialettica, Feltrinelli, Milano 1974.

GIUSEPPE SEMERARI, Responsabilità e comunità umana. Ricerche etiche, Lacaita, Manduria 1960; ora in Opere di Giuseppe Semerari, a cura di Alberto Altamura, premessa di Giuseppe Cantillo, Guerini e Associati, Milano 2014;

GIUSEPPE SEMERARI, Scienza nuova e ragione, Lacaita, Manduria 1961, 1966; ora in Opere di Giuseppe Semerari, a cura di Furio Semerari, premessa di Carlo Sini, Guerini e Associati, Milano 2009;

GIUSEPPE SEMERARI, La lotta per la scienza, Silva, Milano 1965; ora in Opere di Giuseppe Semerari, a cura di Francesco Valerio, premessa di Fulvio Papi, Guerini e Associati, Milano 2013;

GIUSEPPE SEMERARI, Filosofia e potere, Dedalo, Bari 1973;

GIUSEPPE SEMERARI (a cura di), La scienza come problema. Dai modelli teorici alla produzione di tecnologie, De Donato, Bari 1980;

GIUSEPPE SEMERARI, Insecuritas. Tecniche e paradigmi della salvezza, Spirali, Milano 1982;

GIUSEPPE SEMERARI, Novecento filosofico italiano. Situazioni e problemi, Guida, Napoli 1988;

GIUSEPPE SEMERARI – FERRUCCIO DE NATALE, Skepsis. Studi husserliani, Dedalo, Bari 1988.


[1] CARLO DE NITTI (Bari 1960), laureato in filosofia, vive e lavora nel capoluogo pugliese dove da trentacinque anni opera nel mondo della scuola, da docente (1986 – 2007) prima e dirigente scolastico (2007 – oggi) poi.

Questo testo è la rielaborazione di un breve intervento tenuto il giorno 15 maggio 2021 nell’ambito di un incontro del ciclo “Filosofie e scienze con tè”, curato dal Prof. Alberto Altamura, presso la libreria storica <Il Ghigno> di Molfetta. Mi è gradito cogliere l’occasione per ringraziare il caro amico Albert,o per avermi onorato di un graditissimo l’invito, che mi ha consentito un vivificante tuffo nel mio ego “noumenico”.