Sì al recupero ma senza risorse

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Il lavoro supplementare che i docenti saranno tenuti a svolgere per i corsi di recupero dal 1° settembre non sarà retribuito. Lo prevede l’articolo 58 del decreto-legge Sostegni-bis varato dal governo giovedì scorso e ancora in attesa di essere pubblicato in Gazzetta ufficiale. A breve il ministero dell’istruzione emanerà un’ordinanza che recherà le regole per far sì che «a partire dal 1° settembre 2021 e fino all’inizio delle lezioni», si legge nel dispositivo, «siano attivati, quale attività didattica ordinaria, l’eventuale integrazione e il rafforzamento degli apprendimenti, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Anche quest’anno, dunque, il governo ha deciso di disporre unilateralmente l’aggravamento dell’onerosità della prestazione dei docenti senza prevedere alcuna controprestazione. La norma naviga in rotta di collisione rispetto all’articolo 36 della Costituzione. Il quale prevede che l’importo delle retribuzioni debba essere proporzionato alla qualità e alla quantità della prestazione.

Peraltro, i 510 milioni del cosiddetto piano estate non sono utilizzabili per finanziare i corsi di recupero. I 320 milioni di fondi europei, infatti sono vincolati alla realizzazione dei progetti Pon. E i 150 mln del decreto-legge 41/2021 sono destinati all’acquisto di protezioni e strumenti volti a contenere il rischio di contagio da Covid-19. Destinazione d’uso vincolata anche per i 40 milioni di euro del decreto 39/2021, che sono destinati a finanziare progetti volti alla riduzione delle cosiddette povertà educative. Dunque, salvo finanziamenti dell’ultima ora, i docenti dovranno rassegnarsi a lavorare di più e gratis.

È da escludere, infatti, che il lavoro supplementare che viene richiesto agli insegnanti dal governo possa essere retribuito con eventuali fondi non spesi disponibili nel fondo dell’istituzione scolastica. Perché tali fondi, di per sé molto esigui, sono destinati alla retribuzione del lavoro straordinario. E siccome il governo, anche quest’anno, ha qualificato il lavoro supplementare di inizio anno alla stregua di attività ordinaria, anche se vi fossero fondi residui, tali risorse non potrebbero essere impiegate a tal fine.