Tre milioni i giovani non occupati nè formati

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Con oltre 30 miliardi di euro previsti nel Pnrr al capitolo Education la formazione diventa una leva strategica nei prossimi mesi. È uno dei richiami forti del governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco. La necessità è quella di «elevare conoscenze e competenze», anche nell’uso delle nuove tecnologie, ancora largamente inadeguate».

I dati del ritardo italiano sono noti: in Italia circa 13 milioni di adulti possiede un livello di istruzione basso (equivalente alla terza media); e più di un adulto su due (la stima oscilla tra il 53-59% dei 25-64enni) è «potenzialmente bisognoso di riqualificazione» per via di competenze “obsolete”, o che a breve lo diventeranno, a causa dell’innovazione e del cambiamento tecnologico in atto nel mondo del lavoro. Eppure, la quota di adulti che partecipa ad attività di istruzione e di formazione è tra le più basse a livello internazionale: ci si attesta a un modestissimo 24% contro il 52% della media Ocse (indagini Piaac).

A questo quadro, il governatore Visco, aggiunge un altro tassello, anch’esso tutt’altro che lusinghiero: abbiamo oltre 3 milioni di giovani tra i 15 e 34 anni che non sono occupati, né impegnati nel percorso di istruzione o in attività formative; si tratta di quasi un quarto del totale, la quota più elevata tra i paesi dell’Unione europea.

E non bisogna sottovalutare gli effetti della troppa Dad sugli studenti: da stime recenti sulle scuole superiori, sono i genitori più istruiti (rispetto agli altri) ad aver aumentato il supporto fornito ai figli. Si tratta di disparità che potrebbero influire non solo sulle competenze ma anche sulle opportunità future dei nostri giovani, allargando i divari già esistenti.

Ecco perché, sono le parole del governatore di Banca d’Italia, «l’esigenza di innalzare il capitale umano è una questione centrale». E di cui bisogna tener conto «nel ridefinire le priorità per lo sviluppo economico e sociale e nel dirigere l’impegno verso la costruzione di una economia davvero basata sulla conoscenza, il principale strumento a disposizione di un paese avanzato per consolidare e accrescere i livelli di benessere».

Le ricadute sono importanti. Da una formazione adeguata, infatti, dipende la possibilità per le imprese di fare leva su lavoratori e dirigenti qualificati. E dalla qualità complessiva del sistema di istruzione e formazione dipende la possibilità di accelerare l’inserimento occupazionale e di favorire il miglioramento delle conoscenze lungo l’intera vita lavorativa.