Congedi parentali in alto mare

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

i sono concluse con un nulla di fatto le trattative all’Aran sull’interpretazione da dare alla norma che prevede la retribuzione al 100% del primo mese di congedo parentale. Le trattative erano iniziate il 13 aprile scorso per ordine del Tribunale di Novara. Il giudice del lavoro aveva chiesto alle parti di chiarire se l’articolo 12, comma 4, del contratto del 2007 dovesse essere interpretato «nel senso che, in caso di parto gemellare o plurigemellare» si legge nell’ordinanza il trattamento di miglior favore ivi previsto rispetto» alla retribuzione al 30% ordinariamente prevista per il congedo parentale sia applicabile soltanto per un gemello, ovvero possa esserne richiesta l’applicazione tante volte quanti siano i gemelli nati dalla coppia». Le posizioni, peraltro, sono apparse inconciliabili fin dalla prima riunione. Da una parte l’Aran, irremovibile dalla sua posizione di netta chiusura all’estensione del beneficio. E dall’altra parte i sindacati firmatari del contratto, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams, altrettanto rigidi nel tenere il punto sul fronte opposto.

Nel merito, la posizione dell’Aran si basava su una pregiudiziale di tipo economico. Secondo l’agenzia, estendere il beneficio della retribuzione al 100% del 1° mese di congedo, attribuendolo per ogni gemello, sarebbe stata un’ipotesi impercorribile perché priva della necessaria copertura economica. Dunque, non si sarebbe trattato di una questione interpretativa, ma di una mera questione di soldi. Che non ci sono. Dunque, niente soldi: niente diritto. Per i sindacati, invece, la questione economica sarebbe stata del tutto marginale, a causa dell’enorme calo della natalità che si è verificato dal 2007 a oggi e che non accenna a diminuire.

Tant’è che nei prossimi anni è previsto un costante calo del numero degli alunni nell’ordine di 100 mila unità in meno all’anno. A conti fatti, dunque, si sarebbe trattato di pochi spiccioli. A maggior ragione se si considera che i parti gemellari sono eventi molto rari. In più bisogna anche tenere conto dell’orientamento della prevalente giurisprudenza di merito, favorevole ai genitori dei gemelli. Fatto questo che fa levitare i costi. Perché oltre al pagamento della retribuzione (circa 1.000 euro in tutto) l’amministrazione, quando perde la causa, deve anche sostenere i costi delle soccombenze in giudizio (mediamente altri 2mila euro). Costi destinati ad aumentare se il giudizio prosegue nei gradi successivi. Fin qui la questione dei soldi. Che poi è dirimente.

Quanto alla questione sostanziale, i sindacati sono stati concordi nell’affermare che il bene tutelato dalla norma sia il diritto all’assistenza dei singoli bambini. Pertanto, sarebbe del tutto irrilevante che i gemelli nascano nello stesso giorno o, comunque, che vivano la condizione di neonati simultaneamente. D’altra parte, è stato lo stesso Tribunale di Novara a indicare la strada alle parti tramite il quesito rivolto al tavolo negoziale. E cioè quello di chiarire se il mese retribuito al 100% sia applicabile soltanto per un gemello, ovvero possa esserne richiesta l’applicazione tante volte quanti siano i gemelli nati dalla coppia». È il gemello, dunque, il presupposto del diritto: non il parto, né i genitori.

Che sono, rispettivamente, l’evento presupposto all’esistenza del gemello e il soggetto obbligato all’assistenza del medesimo. Resta il fatto che l’Aran è rimasta ferma sulla pregiudiziale economica argomentando, peraltro, che un eventuale accordo di interpretazione autentica estensivo del diritto non avrebbe superato l’ostacolo degli organi di controllo. La riunione si è conclusa, dunque, con un nulla di fatto. E l’Aran ha disposto la redazione di un verbale di mancato accordo, che è stato trasmesso ai sindacati il 18 maggio scorso (si veda la nota 3663/2021) e al Tribunale di Novara. Dopo di che il giudice, una volta preso atto dell’inesistenza dell’accordo di interpretazione autentica, dovrà decidere autonomamente nel merito. Dunque, anche in questo caso, è ragionevole ritenere che l’interpretazione autentica la fornirà la Corte di cassazione tra qualche anno, se e quando il contenzioso giungerà davanti ai giudici di legittimità. In ogni caso, è probabile che la questione ritornerà alla ribalta in occasione della riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti pubblici dei vari comparti. La clausola negoziale che prevede il pagamento al 100% del primo mese di congedo parentale è presente, infatti, non solo nel contratto della scuola, ma anche in quelli degli altri lavoratori del pubblico impiego. Fermo restando che si tratta di una questione davvero marginale, stante la rarità dei parti gemellari e il forte calo delle nascite.