«Un ragazzo orientato male ha maggiori probabilità di abbandonare la scuola»

da Il Sole 24 Ore

di Maria Piera Ceci

Junior Achievement lo ha incoronato Teacher of the Year, il miglior insegnante dell’anno. Parliamo di Loris Penserini, docente di informatica all’istituto tecnico economico del Polo 3 di Fano. Junior Achievement è l’associazione che ormai da anni affianca gli insegnanti nel progetto “Impresa in azione”, cioè li aiuta a realizzare in classe imprese simulate, che talvolta poi diventano vere imprese, vere start up.

«Con la mia classe ho aiutato i ragazzi a creare dei software, delle applicazioni per giochi orientati alla didattica: le materie sono quelle di geografia, matematica, economia, pensate per la scuola primaria e secondaria di primo grado. Il senso è quello della peer education, cioè i miei ragazzi possono aiutare i loro compagni più giovani» – spiega Penserini a “Tutti a scuola” (qui il podcast https://bit.ly/3x3gGKV ).

Un modo anche per risvegliare interesse in studenti che la pandemia ha costretto nell’ultimo anno alla didattica a distanza.
«Attraverso “Impresa in azione” ho cercato di ridare stimolo alla voglia di partecipazione dei ragazzi, in drastico calo durante la pandemia. Queste attività mettono al centro del progetto i ragazzi, che tornano così ad essere parte attiva della lezione. In questo modo si contrasta anche la piaga sociale dell’abbandono scolastico, piaga che si è aggravata con la crisi Covid. Cerchiamo metodologie didattiche innovative per stimolare i ragazzi e far tornare loro la voglia di restarci a scuola. Si è visto che funziona molto bene portarli in ambiti ambulatoriali, applicando la didattica del learning by doing, cioè dell’imparare facendo. Coworking, fablab, spazi creativi stimolano i ragazzi. Si mettono a disposizione degli studenti macchinari dell’industria e professionisti. Un lavoro utile anche per l’orientamento. Un ragazzo orientato male è infatti un ragazzo che poi ha maggiori probabilità di abbandonare la scuola».

Per aggiornare continuamente i suoi metodi didattici lei studia anche i metodi applicati in altri Paesi. Una possibilità offerta agli insegnanti dai programmi Erasmus a loro dedicati.
«Si tratta di progetti Erasmus che servono per incoraggiare i docenti a creare fra loro una sorta di contaminazione didattica. Si va a vedere cosa fanno negli altri Paesi e gli insegnanti di altri Paesi vengono a vedere cosa facciamo nelle nostre scuole. Un modo per scambiarsi le best practice, per arrivare tutti ad avere metodologie innovative. Siamo stati al fab lab di Monaco di Baviera, sono stato shadow teacher nelle scuole maltesi. In questo caso ci sediamo assieme ai ragazzi in aula e ascoltiamo, prendiamo appunti e facciamo domande durante le lezioni. Le iniziative europee stanno sempre più permeando la scuola italiana, molti insegnanti approfittano di questi progetti, ma purtroppo in molte scuole non si investe abbastanza in questa direzione».

Tempo di esami di maturità, come arrivano i suoi studenti a questo appuntamento?
«Sicuramente siamo tutti molto stanchi, ma i ragazzi lo sono più di noi. Penso che i docenti abbiano fatto un lavoro eccelso e i ragazzi non devono preoccuparsi: le modalità dell’esame di Stato sono diverse dal solito, con un’unica prova orale, la commissione composta dai docenti interni. E’ stata riconosciuta la difficoltà del momento».